ISRAELE – Governo si riunisce per discutere le strategie su Gaza

È in programma per le 19 israeliane (le 18 italiane) di stasera una riunione sulla continuazione della guerra a Gaza, indetta dal primo ministro Benjamin Netanyahu. All’incontro, riporta la stampa israeliana, dovrebbero partecipare tra gli altri il ministro della Difesa Israel Katz, quello degli Affari strategici Ron Dermer e il capo della direzione delle operazioni dell’Idf, il generale Itzik Cohen, insieme al capo di stato maggiore Eyal Zamir. Quest’ultimo è da qualche ora al centro dell’attenzione (e oggetto di scontro tra ministri con visioni diverse) per via della sua apparente contrarietà all’occupazione totale della Striscia ventilata come ipotesi nella giornata di lunedì. «È necessario completare la sconfitta del nemico a Gaza, liberare tutti i nostri ostaggi e garantire che la Striscia non rappresenti più una minaccia per Israele», ha dichiarato dal suo canto il primo ministro durante una visita a una base di reclutamento e selezione di nuovi soldati, aggiungendo come tutti e tre questi obiettivi siano «irrinunciabili».
Anche per effetto della lettera aperta inviata da molte ex figure di spicco di Mossad e Shin Bet contrarie alla prosecuzione del conflitto, nel paese torna a riaccendersi la tensione e pareri differenti si confrontano. Arrivano anche le prime prese di posizione degli organismi internazionali. «L’Ue rigetta qualsiasi modifica demografica e territoriale della Striscia contraria al diritto internazionale», ha annunciato la portavoce della Commissione Ue, perché Gaza «deve essere parte di uno Stato di Palestina e Hamas non deve avere alcun ruolo». La stampa italiana riporta nel merito la contrarietà del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, raggiunto dai cronisti all’esterno della Camera dei deputati. Secondo Tajani, «è un errore grave invadere Gaza». Il ministro ha poi affermato: «Siamo pronti a nuove sanzioni contro i coloni violenti. Basta bombardamenti, basta invasioni. Hamas rilasci gli ostaggi, ma Israele non deve cadere nella trappola di Hamas».
Un’indagine dell’Israel Democracy Institute rivela intanto che più di tre cittadini israeliani su quattro (il 76%) sono stati influenzati nei loro piani di viaggio dalle segnalazioni di incidenti antisemiti e anti-israeliani all’estero: il 54,5% avrebbe cambiato destinazione, mentre il 21% avrebbe deciso di non viaggiare del tutto. Il dato si attesta al 65% nel caso dei cittadini arabi: ha cambiato destinazione il 26,5% di loro, non viaggerà per il momento il 38,5%. È di queste ore la notizia di alcuni pasti casher serviti a bordo di un volo Iberia da Buenos Aires a Madrid con sopra la scritta “Free Palestine”. La compagnia ha annunciato l’apertura di un’indagine.