DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 7 agosto 2025
«Scatto autentico o propaganda?». Se lo chiede il Corriere della Sera, raccontando delle polemiche legate a una fotografia diventata virale che ritrae un fotoreporter, Anas Fteiha, collaboratore dell’agenzia di Stato turca Anadolu, «che punta l’obiettivo su un gruppo di palestinesi, affacciati da un muretto, che sventolano contenitori vuoti, come per ricevere cibo». Dall’altro lato del muretto, però, almeno per quel che si vede nell’inquadratura, «non c’era nessuna distribuzione di cibo, ma solo Fteiha». L’argomento è affrontato da vari quotidiani. “Lo show della fame”, accusa tra gli altri il Riformista. In prima pagina appare anche un intervento di Stefano Parisi, il presidente di Setteottobre, secondo il quale «le informazioni false, manipolate o ideologicamente orientate, non fanno che gonfiare le vele dell’odio».
«Le foto di Gaza influenzano la politica mondiale», rileva il Foglio. «Ma se la penuria a Gaza è reale, le immagini spesso non lo sono».
«Abbiamo notato una preoccupante carenza di fact-checking nelle immagini provenienti da Gaza», dichiara al Tempo la portavoce dell’ambasciata israeliana Inbal Natan Gabay. «Troppo spesso vediamo contenuti non verificati finire sulle prime pagine dei giornali internazionali e non, frutto di un uso manipolatorio per influenzare l’opinione pubblica attraverso le immagini di bambini malati per accusare falsamente Israele di affamare intenzionalmente i palestinesi».
«Sempre più soldati tornano dal fronte piegati da ciò che hanno vissuto», riferisce Repubblica. «Un gruppo di veterani ha organizzato un sit-in davanti al centro di riabilitazione del ministero della Difesa, a Tel Aviv, per chiedere che lo Stato si prenda più cura di queste persone». Intervistato da Rula Jebreal per La Stampa, il contractor Anthony Aguilar afferma: «Negli altri conflitti e guerre in cui sono stato coinvolto non ho mai assistito né ho visto il livello di violenza e il disprezzo per la salvaguardia e la protezione dei civili a cui ho assistito a Gaza contro i palestinesi. E sono stato in posti dove la guerra era piuttosto intensa».
«Non tutti qui scendono in piazza a protestare, non tutti soffrono oltre alla nostra anche la sofferenza del civile gazawi, ma quasi l’80% degli israeliani, di destra e di sinistra, è per la fine della guerra e il ritorno degli ostaggi», scrive la giornalista italo-israeliana Manuela Dviri, da Tel Aviv, sul Fatto Quotidiano. «Forse anche il mondo dovrebbe ogni tanto guardarsi un po’ allo specchio nella sua accusa feroce contro un intero popolo».
«È un fatto che, nel momento di massima tensione tra Israele e Gaza, il mondo arabo, musulmano e l’intero universo dei paesi coinvolti nella crisi dà minori segni di nervosismo di quelli che ogni giorno provocano fibrillazioni in Occidente», sostiene Paolo Mieli in un editoriale sulla prima pagina del Corriere.
“L’ereditiera dello Zyklon B si imbarca per la Striscia. Ma gli ebrei la fermeranno”, titola Libero, raccontando come una nuova flottiglia anti-israeliana si appresti «a salpare verso Gaza» con a bordo l’attivista Marlene Engelhorn, i cui nonni «avevano fondato la Basf, che produceva il gas per i campi di sterminio nazisti».
Su Libero, il presidente della Comunità ebraica milanese Walker Meghnagi commenta l’ultimo episodio di antisemitismo: le svastiche disegnate sulla porta di casa di una famiglia ebraica. «Dopo un atto simile viviamo nell’incertezza e nel sospetto», sottolinea Meghnagi. «Io stesso quando sento certe notizie mi guardo sempre le spalle una ventina di volte per essere certo che nessuno mi segua per farmi del male. Anche molti altri membri della comunità hanno timore».