DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 8 agosto 2025
Alle prime ore del mattino, il gabinetto di sicurezza israeliano ha approvato la proposta del primo ministro Benjamin Netanyahu di occupare l’intera Striscia di Gaza. «L’Idf si preparerà a prendere il controllo della città di Gaza, garantendo assistenza umanitaria alla popolazione civile al di fuori delle zone di combattimento», ha annunciato l’ufficio del premier. La decisione è stata presa nonostante la contrarietà del capo di stato maggiore Eyal Zamir, che ha espresso la sua opposizione anche pubblicamente. Durante la riunione, riferiscono organi di stampa locali, Zamir avrebbe affermato che «non esiste una risposta umanitaria per il milione di persone che sposteremo» e proposto di rimuovere «il ritorno degli ostaggi» tra gli obiettivi. «Vogliamo avere un perimetro di sicurezza e non vogliamo governarlo. Vogliamo affidarlo alle forze arabe che lo governeranno correttamente e non ci minacceranno», ha dichiarato Netanyahu prima dell’inizio del vertice.
«Credo che occupare Gaza ora sia la strategia sbagliata», riflette con Repubblica l’ex capo dell’intelligence dell’esercito israeliano Amos Yadlin. «Non si tratta solo di una questione militare, ma anche politica, economica e di coesione sociale di Israele. Hamas è stato smantellato come minaccia strategica». Anche se, prosegue Yadlin, «non è stato completamente smantellato» e «questo deve avvenire come condizione per la ricostruzione di Gaza».
Anche Efraim Halevy, l’ex capo del Mossad, esprime la sua contrarietà all’azione. «Il nostro paese in questa guerra ha già pagato un prezzo molto alto che continuiamo a pagare quotidianamente», dice alla Stampa. «Non è con questa occupazione della Striscia che risolveremo, ma con la negoziazione».
Come racconta il Corriere della Sera, in questi giorni numerosi professionisti della sicurezza (ex generali, ex agenti segreti) svincolati grazie al pensionamento dall’obbligo di obbedienza «si sono pronunciati contro l’invasione totale». E l’hanno fatto in pubblico, «aprendo una frattura delicata» nel paese.
«Non si tratterà di un’occupazione fatta per restare a Gaza, Israele entrerà e consegnerà il potere al momento giusto a responsabili internazionali, un gruppo di stati arabi di cui ci si può fidare», scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale. «Tuttavia sarà un cambio strategico importante, in cui si resterà solo laddove sia necessario per garantire la sicurezza contro il terrorismo».
«La situazione in Medio Oriente è sempre più drammatica e si trascina da troppo tempo. La Chiesa condanna la violenza da qualunque parte venga esercitata», sottolinea il cardinale Giuseppe Versaldi, che è prefetto emerito della Congregazione per l’educazione cattolica, in una intervista con Libero. Versaldi precisa poi che «le parole di compassione verso chi è vittima della violenza non possono essere interpretate come schieramento per l’una o l’altra parte contendente».
Irina Tsukerman, direttrice del Washington Outsider, parla con il Tempo di Francesca Albanese. Secondo Tsukerman, molti sostenitori della Relatrice speciale dell’Onu per i territori palestinesi «ignorano le sue affiliazioni, le fonti di reddito o la misura in cui le sue dichiarazioni rispecchiano la propaganda terroristica».
«Non penso sia utile l’esclusione degli atleti israeliani dalle competizioni internazionali. Per molti la storia pare iniziata l’8 ottobre 2023, per me parte invece il 7 ottobre con la strage perpetrata da Hamas». A dirlo ad Avvenire è Andrea Abodi, il ministro italiano dello Sport.
Il centrosinistra «fa campagna elettorale sul dramma dei palestinesi», accusa l’ex presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici in una intervista con La Stampa. Per Pacifici nel paese c’è oggi un linguaggio «ancor più violento» del 1982, l’anno dell’attentato palestinese al Tempio Maggiore della capitale.
“Gaza, sinistra nel pallone”, titola Libero, stigmatizzando la richiesta di esponenti del Pd di boicottare la partita di calcio di ottobre tra Italia e Israele.
Il Riformista analizza l’intervista di ieri di Rula Jebreal (La Stampa) a un contractor in servizio a Gaza che assicura di aver assistito a crimini di guerra da parte dell’esercito israeliano, ritenendola parte del «cronico spaccio di bufale» sulla situazione nella Striscia.