DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 11 agosto 2025
«È in corso una campagna globale di menzogne contro Israele: se avessimo adottato una politica di fame, nessuno sarebbe sopravvissuto». Lo ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu in due conferenze stampa a Gerusalemme, che il Corriere della Sera definisce «il Bibi Show». Un doppio incontro in cui il premier ha respinto le accuse al governo israeliano di una pianificata carestia a Gaza: «Gli unici affamati sono gli ostaggi». Come riporta La Stampa, Netanyahu ha illustrato un piano in cinque punti per la Striscia: disarmare Hamas; liberare tutti gli ostaggi, vivi e morti; smilitarizzare Gaza; imporre un controllo di sicurezza israeliano; favorire un’amministrazione civile alternativa, né legata a Hamas né all’Autorità nazionale palestinese. L’operazione, ha spiegato, prevede una «breve occupazione» per smantellare le due roccaforti principali – Gaza City e il distretto centrale – con lo sfollamento di circa un milione di persone e la creazione di «corridoi sicuri» per la popolazione civile. «Gaza liberata dai terroristi, non occupata», è il messaggio di Netanyahu, scrive il Giornale.
Il piano, scrive il Messaggero, è stato discusso con gli Stati Uniti: Netanyahu, dopo aver parlato ieri sera con Donald Trump, ha espresso soddisfazione «per il sostegno del presidente Usa». Sulla copertura mediatica del conflitto, Repubblica sottolinea la promessa di Netanyahu di dare maggiore accesso ai giornalisti a Gaza.
In Israele ci si chiede quanti soldati saranno necessari per la nuova operazione a Gaza: l’esercito, spiega Repubblica, lo sta ancora valutando, potrebbe volerci almeno un’altra settimana per completare le linee generali del piano, ma secondo l’emittente Kan il numero totale di riservisti mobilitati potrebbe raggiungere i 430mila entro la fine di novembre.
Contro il piano di Netanyahu per Gaza si è mobilitata una parte della società civile israeliana, con in testa le famiglie degli ostaggi, riportano i diversi quotidiani, raccontando la grande manifestazione di sabato a Tel Aviv e in altre città. Per il prossimo fine settimana i parenti dei rapiti invocano uno sciopero generale per chiedere la fine della guerra e la firma di un’intesa che riporti a casa i loro cari. Un’iniziativa appoggiata dall’ex premier israeliano Ehud Olmert, intervistato oggi da Repubblica. «La guerra contro Hamas è assolutamente legittima, ma dopo 22 mesi sostenere che ciò che serve ora è un’ulteriore pressione militare è ridicolo», afferma Olmert.
Oltre alle pressioni delle famiglie degli ostaggi e delle opposizioni, Netanyahu deve fronteggiare anche attacchi dall’interno: nel fine settimana il ministro di estrema destra Bezalel Smotrich ha accusato il premier di «lentezza e mancanza di decisione» nella guerra a Gaza, chiedendo di «radere subito al suolo Gaza City» e di licenziare il capo di Stato maggiore Eyal Zamir, colpevole a suo dire di opporsi all’occupazione totale della Striscia. «Pur minacciando, con il suo piccolo partito religioso, di far cadere il governo e andare a elezioni, Smotrich resta politicamente debole» osserva Repubblica, ma la sua sortita mette in luce «la crescente ricattabilità del premier». Sul clima politico, il Fatto Quotidiano cita un sondaggio del Lazar Research Institute per Maariv che assegna alla coalizione di Netanyahu 49 seggi (contro gli attuali 64) e alle opposizioni 61, escludendo i partiti arabi fermi a 10 seggi.
Alle Nazioni Unite si è tenuta una «sessione di emergenza» del Consiglio di sicurezza dell’Onu per discutere il piano israeliano per Gaza City. Francia e Regno Unito, spiega il Corriere, hanno definito l’operazione «una grave escalation e una violazione del diritto internazionale con conseguenze umanitarie drammatiche». Dall’Onu è arrivata una nuova richiesta di un cessate il fuoco immediato.
Il rabbino Eliezer Simcha Weisz, membro del Gran rabbinato di Israele, ha scritto a papa Leone XIV esprimendo preoccupazione per le parole pronunciate sul conflitto a Gaza e in Ucraina durante il Giubileo dei giovani. «L’istinto a mostrare compassione per coloro che soffrono è ammirevole e profondamente umano. Tuttavia, citando Gaza e Ucraina insieme, senza tracciare una distinzione morale e senza alcun riferimento agli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas, molti nel mondo ebraico hanno sentito una equivalenza dolorosa che ci ha ferito», ha scritto rav Weisz (Repubblica). Dalla Chiesa cattolica si levano intanto voci contro la nuova operazione a Gaza: «una cosa sconvolgente, orribile», la definisce al Corriere padre Ibrahim Faltas, vicario della Custodia di Terra Santa, avvertendo che il piano porterà «ancora più morti, anche tra gli ostaggi».
Il ministro della Difesa Guido Crosetto, in un’intervista a La Stampa, definisce «inaccettabile» il piano di occupazione di Gaza, accusando il governo israeliano di aver «perso ragione e umanità». «Un conto è liberare Gaza da Hamas, un conto è cacciare un popolo dalla sua terra», afferma, chiedendo decisioni internazionali per «obbligare Netanyahu a fermarsi». Crosetto esclude il riconoscimento immediato dello Stato palestinese come gesto solo politico, ma ribadisce il sostegno alla soluzione “due popoli, due Stati”. Sulla stessa linea, il ministro degli Affari europei Tommaso Foti, intervistato da Repubblica. «Ciò che chiediamo è un cessate il fuoco immediato e permanente», afferma Foti.
Sul Foglio, Daniela Santus avverte che riconoscere subito lo stato di Palestina – come annunciato tra gli altri da Francia e Regno Unito – senza affrontare tre nodi irrisolti rischia di peggiorare il conflitto: il «diritto al ritorno» dei profughi del 1948 e dei loro discendenti, che altererebbe gli equilibri demografici israeliani; «la presenza radicata dei coloni messianici in Cisgiordania»; e la divisione interna tra palestinesi, molti dei quali non si percepiscono come un unico popolo. Senza il coinvolgimento diretto delle parti, conclude Santus, la mossa sarebbe solo un aggravamento della crisi. Sempre sul Foglio Giuliano Ferrara accusa l’Europa di «chiacchierare di diplomazia» su Gaza ma di boicottare Israele invece di collaborare con la Lega araba per «liberare Gaza da Hamas» e garantire sicurezza. Cita invece la mobilitazione contro il governo israeliano per il piano a Gaza, la storica Anna Foa su La Stampa, definendo le manifestazioni il simbolo della frattura profonda tra sostenitori e oppositori di Netanyahu. Sulle stesse pagine viene data voce a quattro bambini di Gaza – Linda, Lin, Judy e Hamza -, segnati dalla guerra. «Nonostante tutto, continuerò studiare. Diventerò un medico. Niente potrà fermarmi, tranne la morte», afferma Lin.
Libero riporta di polemiche interne al Pd riguardo alla presenza di suoi esponenti, tra cui Piero Fassino, nel network parlamentare Transatlantic Friends of Israel. Alcune voci chiedono alla segretaria del Pd Elly Schlein di allontanarli, mentre Fassino precisa di sostenere solo la parte di Israele favorevole alla pace. La segretaria non commenta, scrive Libero.
Il 14 agosto a Marzabotto, il cardinale Matteo Zuppi guiderà una «preghiera per la pace» leggendo i nomi di vittime israeliane dei massacri compiuti da Hamas il 7 ottobre 2023 e di palestinesi morti durante il conflitto a Gaza. Una decisione in parte criticata da Libero, che contesta l’equiparazione simbolica tra i due eventi e l’uso di stime fornite dal ministero della Salute di Hamas.
Diversi quotidiani segnalano la critica del calciatore egiziano del Liverpool Mohamed Salah all’Uefa per l’annuncio «evasivo» sulla morte dell’ex nazionale palestinese Suleiman al-Obeid. Secondo la federcalcio palestinese, scrive La Stampa, al-Obeid è stato morto in attacco israeliano mentre era in coda per aiuti umanitari nella Striscia di Gaza.