DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 12 agosto 2025

Il presidente francese Emmanuel Macron ha condannato l’annunciata occupazione totale di Gaza da parte di Israele definendola «una fuga in avanti verso la guerra permanente» e ha proposto una missione internazionale sotto l’egida Onu per combattere il terrorismo, sostenere la popolazione e favorire il passaggio di Gaza all’Autorità palestinese. In sintonia, scrivono Sole 24 Ore e Corriere della Sera, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che in una telefonata con il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, ha espresso «profonda preoccupazione per le recenti decisioni israeliane» e definito «ingiustificabile e inaccettabile» la situazione umanitaria a Gaza. Sullo sfondo, crescono le pressioni su Israele, scrive La Stampa: dal disinvestimento del fondo sovrano norvegese da alcune società israeliane alla richiesta di eurodeputati di sospendere l’accordo di associazione Ue-Israele. Il presidente Usa Donald Trump invece, sottolinea il Giornale, sostiene Netanyahu nel «fare maggiore pressione militare su Hamas».

Il Corriere della Sera descrive un Netanyahu stretto in una doppia morsa: da un lato le proteste di piazza, dall’altro il fuoco incrociato di alleati di estrema destra e opposizione. I ministri ultranazionalisti Bezalel Smotrich e Itamar Ben-Gvir giudicano il piano per Gaza troppo «morbido» e chiedono deportazioni di massa e un’occupazione più dura, mentre l’opposizione lo accusa di condannare ostaggi, soldati ed economia al disastro, riporta il Corriere. Il quotidiano cita in chiusura l’analisi di Nahum Barnea, firma di ynet, che accusa Netanyahu di attribuirsi i meriti per gli ostaggi liberati, ma di scaricare allo stesso tempo sull’esercito la responsabilità di quelli ancora prigionieri.

Negli anni ’70 Ariel Sharon ideò il «piano delle cinque dita» per Gaza: dividere la Striscia con insediamenti e corridoi di sicurezza per controllare i movimenti palestinesi senza occupare tutto il territorio. Il progetto, approvato da Golda Meir nel 1972, fu poi abbandonato da Sharon stesso nel 2005 per i costi umani ed economici. Oggi, sostiene il Corriere della Sera, Netanyahu ne riprende la logica con nuove fasce di sicurezza, ma il capo di stato maggiore Eyal Zamir propone una versione ridotta, temendo i costi di un’occupazione totale.

Diversi articoli sono dedicati all’uccisione di Anas al Sharif, reporter di Al Jazeera che l’esercito israeliano ha indicato come un terrorista alla guida di una cellula di Hamas. Corriere, Stampa e Repubblica sottolineano il suo ruolo di giornalista, Libero e il Giornale la sua complicità con Hamas. La Stampa intervista il direttore di Reporter Senza Frontiere, Thibaut Bruttin, secondo cui si tratta di un crimine di guerra e di un attacco deliberato al giornalismo indipendente. Per l’Onu e varie cancellerie europee l’uccisione viola il diritto internazionale e richiede un’indagine indipendente. Per Gian Micalessin, firma de Il Giornale, in un territorio controllato da Hamas è difficile fare giornalismo senza relazioni con chi governa, ma politicamente Israele rischia: «Assassinando al Sharif non hai sconfitto Hamas, ma soltanto moltiplicato la credibilità di Al Jazeera».

Il Sole 24 Ore racconta l’aumento dei riservisti israeliani che rifiutano di combattere, soprattutto a Gaza, per motivi ideologici o personali. Ishai Menuchin, ex tenente e fondatore dell’associazione Yesh Gvul, denuncia un’«emorragia» che potrebbe compromettere le operazioni militari: si stima che finora oltre 100mila riservisti non abbiano risposto alla chiamata. «Molti sono esausti, traumatizzati da una guerra atroce e insensata», afferma. Il fenomeno, acuito dopo la ripresa delle operazioni militari di marzo, riflette, scrive il Sole, i dati dei sondaggi: il 70% degli israeliani è contrario alla guerra.

Secondo dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i Servizi ai Progetti (Unops), braccio operativo dell’Onu che gestisce e attua interventi umanitari, tra maggio e agosto il 90% del cibo inviato a Gaza da Israele è stato intercettato e saccheggiato, in gran parte da Hamas, che lo rivende a prezzi gonfiati fino al 500%, ricavando milioni di dollari, racconta il Foglio.

Gabriele Segre, direttore della Fondazione Vittorio Dan Segre, intervistato da Avvenire, definisce i piani di Netanyahu per Gaza «una catastrofe umana» e «un precipitare nella spirale della violenza». Sul riconoscimento dello stato di Palestina da parte di alcuni paesi europei, Segre afferma: «Non lo contesto, ma rivela la debolezza di chi si rifugia nei principi per placare le proprie contraddizioni morali». Per lui serve cautela nell’uso della parola «genocidio»: «Se le corti non lo riconoscessero, si rischia di ridimensionare il dramma di Gaza e dare alibi a futuri crimini». Segre ritiene questa guerra «un’esperienza traumatica senza precedenti» che ridefinirà le identità di israeliani e palestinesi. Sull’antisemitismo lo studioso avverte: «Spesso la critica a Israele finisce per alimentarlo» e ricorda che Israele ha «una responsabilità morale in più: non offrire alibi all’odio e al pregiudizio. Oggi, su questo piano, sta fallendo».

«Penso che siano, tragicamente, maturi i tempi perché l’ebraismo italiano tutto, ed Israele, smetta di coltivare, in un modo o in un altro, la propria «eccezionalità» storica, spirituale, e da ultimo «geopolitica»». È l’attacco su Avvenire firmato da Eugenio Mazzarella, professore ordinario di filosofia teoretica all’Università di Napoli Federico II, contro le perplessità espresse dal direttore del Museo dell’ebraismo italiano Amedeo Spagnoletto sull’uso dell’Haggadah di Sarajevo per raccogliere fondi a favore dei palestinesi.

Prendendo spunto dalla decisione del cardinale Matteo Zuppi di leggere, alla vigilia di Ferragosto a Monte Sole, i nomi dei bambini uccisi a Gaza, Lucetta Scaraffia sul Foglio si chiede perché non ricordare anche le vittime di altre stragi, come i bambini cristiani uccisi in Africa da miliziani islamisti, e critica un approccio che attribuisce la responsabilità solo a Israele senza menzionare Hamas. Scaraffia inoltre denuncia una crescente deriva anti-ebraica nel mondo cattolico, alimentata da interpretazioni della Bibbia che contrappongono un Dio ebraico vendicativo a un Dio cristiano dell’amore.

A Venezia, nei pressi del ponte di Rialto, una coppia di turisti ebrei americani – parte della comunità Lubavitch, lei incinta di cinque mesi – è stata insultata, minacciata e presa di mira da tre persone, che hanno tentato anche di aizzare il loro cane contro le loro vittime. La coppia, rientrata negli Stati Uniti senza sporgere denuncia, ha comunque segnalato l’episodio alla comunità ebraica locale, spiega Libero, e la polizia ha aperto un’indagine.

Il sacerdote veneziano Don Nandino Capovilla, attivo in Pax Christi e autore di un libro su Gaza, è stato respinto all’aeroporto di Tel Aviv per «motivi di sicurezza» mentre partecipava a un pellegrinaggio. Ne scrivono Corriere della Sera e Repubblica.

Il Riformista intervista Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano, secondo cui «due popoli, due Stati» resta l’unica prospettiva realistica, pur oggi irrealistica, e «schiacciare il sionismo sulla politica attuale di Netanyahu» è un errore. Le azioni del premier, dice, hanno riportato in discussione «il diritto di Israele a esistere». Critica la strategia militare su Gaza («non si rade al suolo la Sicilia per prendere Riina») e invita a negoziare per liberare gli ostaggi, affidando ai paesi arabi la gestione di Gaza e di quel che resta di Hamas. Il riconoscimento immediato della Palestina sarebbe solo «un atto simbolico», per incidere servono pressioni «sulle armi o con sanzioni». Sempre sul Riformista Andrea Molle scrive: «Il primo problema della Palestina sono gli stessi palestinesi che non accettano lo Stato ebraico».