EBRAISMO – Per la Halakhah le protesi bioniche sono come arti naturali

Può una protesi bionica essere assimilata a un arto del corpo umano? Sì, secondo un nuovo verdetto religioso in Israele. Rav Yaakov Ariel – già rabbino capo di Ramat Gan e candidato, nel 2003, al ruolo di rabbino capo ashkenazita d’Israele – ha stabilito che le protesi bioniche, controllate da sensori e motori sincronizzati con i movimenti del corpo, devono essere considerate parte integrante della persona anche secondo la legge ebraica (Halakhah). Ciò significa che chi le utilizza può svolgere riti che richiedono l’uso delle mani – come indossare i tefillin, agitare il lulav o recitare la Benedizione Sacerdotale – senza violare le regole religiose.
Il verdetto, pubblicato nella rivista Tehumin, riguarda anche lo Shabbat, il giorno di riposo in cui l’uso di dispositivi elettronici è generalmente vietato. Rav Ariel spiega che le protesi non attivano direttamente circuiti elettrici, ma funzionano in modo indiretto attraverso i movimenti del corpo; per questo il loro utilizzo, compreso il riavvio durante lo Shabbat, è permesso.
La decisione si sofferma anche sulla distinzione tra protesi meccaniche, mosse dalla forza muscolare, e protesi bioniche, dotate di componenti elettroniche avanzate. In entrambi i casi, secondo la decisione rabbinica, le protesi sono da considerarsi parte del corpo umano.
La posizione è stata accolta con favore dallo Zomet Institute, un centro israeliano che da decenni sviluppa soluzioni tecnologiche compatibili con la legge ebraica. L’istituto collabora con rabbini, ingegneri e tecnici per adattare dispositivi medici, strumenti di comunicazione e apparecchiature di sicurezza, così da renderli utilizzabili anche di Shabbat senza infrangere i precetti religiosi. Per il Zomet Institute, questa decisione offre nuove possibilità a soldati feriti e vittime di attentati, permettendo loro di partecipare pienamente alla vita religiosa.