ISRAELE – Trump a settembre in visita, ma solo se sarà tregua

Il presidente Usa Donald Trump potrebbe tornare in Israele a settembre, ma solo se a Gaza taceranno le armi. Come rivelato da Ynet, la Casa Bianca sta valutando di inserire una tappa a Gerusalemme nel viaggio che lo porterà in Gran Bretagna a metà settembre, a condizione che nelle prossime settimane si raggiunga un accordo di tregua tra Israele e Hamas. Per Washington non c’è più tempo per soluzioni parziali: serve un’intesa complessiva, in grado di fermare la guerra e aprire la strada alla liberazione degli ostaggi, spiegano fonti dell’amministrazione Usa.
In questo contesto, il capo del Mossad, David Barnea, è atterrato a Doha per un incontro riservato con il primo ministro del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani. L’emittente Kan parla di “questioni legate al Mossad” e non di negoziati diretti, ma Barnea ha colto l’occasione per ribadire la linea: «Un accordo parziale per il rilascio degli ostaggi è stato abbandonato».
Dal lato opposto, Hamas sostiene di voler discutere una tregua e l’ingresso di aiuti umanitari, ma a Gerusalemme prevale lo scetticismo. Negli ultimi mesi, il gruppo terroristico ha più volte respinto proposte di compromesso, facendo saltare i negoziati sul nascere. Ora una delegazione di Hamas si trova al Cairo per colloqui con l’intelligence egiziana, mentre Israele si prepara all’operazione, già approvata dal gabinetto di sicurezza, per prendere il controllo Gaza City. Almeno 100mila riservisti saranno richiamati in servizio per la nuova missione, che incontra però crescenti resistenze nell’opinione pubblica: il 17 agosto è prevista una grande manifestazione per chiedere la fine immediata della guerra e la restituzione dei 50 ostaggi ancora in mano ai terroristi palestinesi.
Mentre la tensione resta alta sul fronte militare, il governo Netanyahu è pronto ad approvare un nuovo piano di insediamenti in Cisgiordania, nell’area E1 tra Gerusalemme e Ma’ale Adumim, un progetto bloccato per anni dalle pressioni internazionali. La sua attuazione dividerebbe fisicamente la Cisgiordania in due, spiega il Jerusalem Post, riducendo al minimo la possibilità di un futuro stato palestinese. Per il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich si tratta di una scelta strategica: «Risponderemo ai tentativi di riconoscere uno Stato palestinese con fatti concreti: case, strade, famiglie che costruiscono la loro vita». L’annuncio ha provocato la ferma condanna di Egitto e Giordania. 

(Il presidente Usa Trump in visita al Muro Occidentale, a Gerusalemme, il 22 maggio 2017. Foto: Matty Stern / Ambasciata degli Stati Uniti in Israele)