DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 19 agosto 2025

Hamas avrebbe accettato una bozza di accordo per la tregua, presentata da Egitto e Qatar. «Per la prima volta dopo settimane d’inutili negoziati, Hamas dice un sì. E accoglie la proposta dei mediatori arabi, quella che ricalca il piano dell’inviato americano Steve Witkoff: la liberazione di 10 ostaggi vivi e la restituzione di 18 morti, in cambio di due mesi di cessate il fuoco», riporta tra gli altri il Corriere della Sera, segnalando come il gruppo terroristico esiga al tempo stesso «garanzie sul ritiro di alcuni reparti israeliani e sui successivi passi, prima di rilasciare in una seconda fase i rimanenti ostaggi». A detta del Corriere, nonostante la contrarietà dei ministri estremisti della coalizione, «qualcosa che somigli a un accordo conviene anche al governo israeliano: le proteste dei familiari degli ostaggi e l’enorme manifestazione di domenica a Tel Aviv sono un altro segno d’enorme pressione». La risposta di Israele «per ora è fredda», scrive Repubblica. «Pur accettando di prendere in considerazione anche quest’ultimo testo, Netanyahu specifica di aver ordinato al capo di stato maggiore il completamento della missione a Gaza».
Le proteste in Israele aumenteranno di intensità, sostiene l’analista Michael Milshtein, ascoltato dalla Stampa. Per il prossimo sciopero generale di domenica, Milshtein prevede «una partecipazione oceanica, soprattutto se comincerà la manovra generale a Gaza City». Contestualmente, riferisce Il Foglio, per giovedì sono state convocate nella Striscia «delle proteste contro i terroristi, un segnale che per parte dei palestinesi il destino di Gaza non può più essere legato a Hamas».

Nel suo corsivo del giorno sul Corriere della Sera, Goffredo Buccini scrive di Francesca Albanese e delle “miopie” del suo rapporto: «La relatrice ha prodotto per l’Onu un articolato atto d’accusa contro l’economia israeliana nella guerra in Palestina, ma soffre di strabismo. Vede i misfatti di Netanyahu e dei coloni (che non mancano) senza riuscire, in tre anni di missione, a coglierne alcuno fra i miliziani di Hamas o fra certi docenti dell’Unrwa maestri di antisemitismo».

«Gli ebrei oggi sono frustrati. Perché hanno la sensazione di essere in pericolo, e che anche Israele sia in pericolo nella sua stessa esistenza», dichiara alla Stampa lo scrittore Marek Halter. Secondo Halter, “due popoli, due stati” non è la soluzione ai problemi di quell’area e «bisogna pensare a una nuova formula, un pò come quella svizzera, fatta di tre cantoni, tre lingue, tre governi». Walter invoca al riguardo «un’unione tra Israele, Palestina e Giordania».

Fiamma Nirenstein, in un’intervista con il Tempo, accusa la sinistra italiana di mistificare sulle origini del terrorismo, «non capendo che l’Islam sta portando al cristianesimo e all’ebraismo una guerra di religione che sta coinvolgendo l’Europa stessa, distruggendo i diritti civili di cui essa si dichiara paladina». Su Israele e la guerra a Gaza, prosegue Nirenstein, la sinistra «cede a una logica di consenso che le si ritorcerà contro».

Vari giornali segnalano la presa di posizione dell’Ucei sull’esclusione di Israele dalla prossima Fiera del Levante. In un messaggio agli organizzatori della rassegna, la presidente dell’Unione Noemi Di Segni chiede di ripensare la decisione perché favorisce «chi promuove propaganda e campagne di odio».

«I compagni usano Gaza per raccattare voti», accusa Libero. «Giani paragona i massacri nazisti agli attacchi di Netanyahu nella Striscia, mentre i dem in Puglia cacciano lo Stato ebraico dalla Fiera del Levante E Ricci promette che nelle Marche riconoscerà subito la Palestina…»

Davide Assael, su Domani, si sofferma sull’antisemitismo in crescita in Italia e nel mondo. «Inutile negare che si tratti di un clima avallato da una narrazione unilaterale e deformante del conflitto a Gaza, che ha deliberatamente trasformato una logica di guerra fondata sull’eterno ciclo azione-reazione in una logica di sterminio, sulla scia di quel processo di nazificazione di Israele di sovietica memoria», scrive.

«In Francia neanche da morti gli ebrei hanno pace», titola Il Foglio, parlando dell’abbattimento dell’albero di ulivo in memoria di Ilan Halimi in un sobborgo parigino. Un gesto antisemita, hanno denunciato le istituzioni. Halimi, un giovane ebreo francese, fu torturato e ucciso nel 2006 dalla cosiddetta “banda dei barbari”.