LA RIFLESSIONE – Renzo Ventura: Una Costituzione per biscugini

Il mese di agosto si presta, soprattutto in alcuni Paesi, e con diverse culture, a fermare le frenetiche attività annuali, e questo facilita un esame più o meno approfondito di ciò che è accaduto e ciò che si presenta come futuro prossimo. Il capodanno ebraico in arrivo al termine dell’estate in qualche modo ratifica questo pensiero.
A settembre ricominciamo.
Ed ecco allora, con i ritmi rallentati, che viene fatto di lasciarsi andare ad approfondire alcuni temi, provando ad avvicinarsi alla realtà che ci aspetta e ad interpretare il futuro, cercando di essere più razionali possibile e meno influenzati da sentimenti o pensieri derivanti da ideologie intoccabili.
In questo senso possiamo affermare senza dubbio alcuno che in Israele non ci facciamo mancare proprio niente.
Quotidianamente non sappiamo come si svilupperà la guerra, non sappiamo quanti saranno ancora i fronti aperti: esterni ed interni.
Piangiamo per i fratelli sequestrati, non sapendo più cosa pensare.
Abbiamo visto che la politica decide e l’esercito esegue. Così dev’essere, ma il problema è che nessuno è d’accordo su niente, ogni giorno c’è una nomina e una revoca da parte del governo e questo riempie le cronache dei giornali. È facile pensare talora, per un anziano come me, che il fine di tutti i movimenti di cariche non sia proprio ispirato da nobilissimi pensieri.
Anche perché ai miei occhi appare tutto mescolato: magistratura, esercito, servizi segreti o palesi, processi al primo ministro, con personaggi che cambiandosi d’abito cambiano ruolo con facilità e addirittura saltano, almeno mi sembra, tra funzioni e poteri, che talora paiono in contraddizione tra loro.
Certo una Costituzione manca e via via se ne sente sempre più la mancanza.
Su queste pagine giorni fa ho letto la ripresa di pezzo scritto dall’ottimo Daniel Horowitz su Tribune Juive, pezzo che dà lo spunto per esaminare il problema costituzionale dello Stato di Israele.
Sappiamo tutti che Israele non ha una costituzione scritta, bensì un insieme di leggi, che chiamiamo fondamentali, che disciplinano, un pò così, l’ordinamento dello Stato.
Il problema, la cui disamina è stata rinviata negli anni, è di difficilissima soluzione: che cosa scriviamo: Israele è uno Stato ebraico, oppure democratico, oppure tutti e due, e se sì, quale scriviamo prima? Ma è abbastanza laico? È religioso o semi religioso?
Perché se non superiamo il punto, non andiamo avanti.
La verità è che la società è mutata e mutevole, i religiosi sono sempre più religiosi e i laici sempre più laici, mentre una volta ciascuno sembrava avere un pò di cultura dell’altro: i religiosi avevano un concetto più laico dello Stato, i laici forse sapevano un po’ di religione.
E mentre i grandi giuristi non dormono la notte per cercare di risolvere il primo problema, c’è chi cambia le serrature agli uffici, facendo scendere il conflitto tra politica e magistratura, cioè tra i poteri dello Stato, al livello di guerra di ferramenta. Altro che ministro della giustizia e procuratore, generale, capo o meno.
Dunque nell’ambito della indipendenza della magistratura e del potere politico vediamo come la giustizia, alla fine e con un sorriso, è in mano a chi compra chiavi e serrature.
Il problema del nostro Stato è, conformemente alla filosofia dei suoi singoli cittadini, quello per cui le opinioni superano per numero gli abitanti. Del resto siamo l’unica democrazia del medio oriente, anche se andiamo sempre più assomigliando a quelle forme involute rappresentate da Turchia e Ungheria. Ma tant’è.
Anche la Costituzione italiana, da molti santificata ed esaltata, e comunque presa per esempio mondiale, un difettuccio da non poco lo contiene: in materia religiosa scrive che tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge, non uguali. È vero: una è più uguale delle altre e un intero articolo a questa sola si dedica: la Chiesa di Roma.
A questo principio di compromessi non si sottrae certo neppure il governo di Israele: non c’è giorno che due specifici ministri dichiaratamente estremisti, che più estremisti non si può, non facciano parlare di sé, a prescindere dal governo che sulla carta sarebbe un organo collegiale.
Con azioni e interviste, in linea o meno con la politica governativa: il primo ministro tace e loro parlano. Un movimento continuo, dai territori agli assassini, dagli olivi alla spianata del Tempio.
In questi giorni riapre come museo la prima Knesset, quella dove sono risuonate parole di alto livello e temi di grande spessore.
Oggi si discute e si manifesta, da parte di miei coabitanti, non so se concittadini, che vestono ancora come se fossero in Polonia, ma con i 40 e più gradi di questi giorni, con foto incredibilmente indegne, sull’obbligo del servizio militare per tutti.
Non è vietato, siamo ancora in democrazia, aspirare a far diventare un Iran degli ebrei lo Stato di Israele. Non è vietato manifestare le proprie idee, per ora.
Però fa veramente male vedere il comportamento dei religiosi nei confronti dello Stato. Non ci sono scuse. Quei caffettani neri, quei cappelli che volano in terra, quelle calze bianche, contro i giovani poliziotti di nero vestiti che cercano di applicare la legge. Sembravano divise contro divise. Brutta storia.
Devo aver perso qualche passaggio: un tempo si diceva che gli ebrei si sentivano tutti fratelli, oggi, ad andar bene, sembrano per lo meno biscugini.
I sogni sono finiti da tempo.
Un’ultima annotazione sui fatti del giorno.
Abbiamo avuto in questi giorni anche uno sciopero generale, dal basso, non economico, non sindacale, di vicinanza ai parenti dei sequestrati, che poveretti ormai non hanno più nemmeno il fiato per respirare: più che uno sciopero una manifestazione, anzi una vera mobilitazione popolare contro il governo e la sua politica, contro i discorsi e gli atteggiamenti pubblici dei suoi componenti.
Naturalmente in contemporanea lo Yemen ha pensato bene di mandare subito un missile, in nome e per conto di Hamas, per partecipare agli eventi, scegliendo modi e tempi per produrre una strage di dimensioni sicuramente notevoli, essendo tantissimi i manifestanti in piazza, e, ovviamente, si è subito aperto un grande dibattito sullo sciopero.
Meglio farlo, era ora. O meglio no, si favorisce il nemico.
C’è subito chi sostiene che chi sciopera è un traditore dello Stato.
C’è poi, andando avanti, chi sostiene che il pensiero unico favorirebbe la compattezza del popolo, in questo periodo infame. E chi non concorda fa perdere la guerra.
C’è infine chi sostiene che la democrazia o si salva adesso, che per vari motivi sopporta grandi tensioni, oppure è a rischio sostanziale. E qui politica e giustizia reclamano spazi sempre più vasti, con i pascoli scambiati nel terreno altrui.
Tanti sono i modelli di democrazia parlamentare in circolazione: è venuto il momento di scegliere quello a noi più adatto.
Il patto sociale dovrà essere esplicitamente adeguato alla nostra società: ma qui torniamo alla Costituzione futura.
Giorno bellissimo sarà quando verrà approvata dalla Knesset e le leggi di Israele, finalmente, avranno una cornice appropriata.
Sarebbe giunta l’ora.

Renzo Ventura