ISRAELE – Appello 80 rabbini: Guerra contro Hamas non provochi carestia

«I peccati e i crimini di Hamas non esonerano il governo di Israele dal suo obbligo di compiere tutti gli sforzi necessari per impedire la carestia di massa».
Lo sottolineano oltre ottanta rabbini ortodossi da tutto il mondo, firmatari di una “Call for Moral Clarity, Responsibility, and a Jewish Orthodox Response in the Face of the Gaza Humanitarian Crisis” promossa dal rabbino Yosef Blau, per quasi mezzo secolo consigliere spirituale della Yeshiva University a New York, e sottoscritta tra gli altri da Michael Schudrich, Michael Melchior e Jair Melchior, rabbini capo rispettivamente di Polonia, Norvegia e Danimarca.
Nel documento, in cui non si chiede la fine delle operazioni militari a Gaza, si accusa il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu di non avere «una chiara visione postbellica» e di avere permesso «alle voci più estreme del governo di colmare il vuoto con proposte inquietanti, tra cui l’esilio forzato “volontario” dei palestinesi da Gaza e il sacrificio degli ostaggi israeliani rimasti nel perseguimento di una sfuggente vittoria totale».
«Ci sono stati mesi in cui Israele ha bloccato i convogli umanitari sulla base dell’errata premessa che l’aumento delle sofferenze avrebbe portato alla resa di Hamas», accusano i firmatari dell’appello, sostenendo che il risultato è stato al contrario «l’acuirsi della disperazione», così come «la giustificata rabbia verso Hamas si è pericolosamente trasformata da parte di alcuni estremisti in un sospetto generalizzato sull’intera popolazione di Gaza, bambini compresi, etichettata come futura terrorista». La situazione, si legge nel documento, «richiede una voce diversa, fondata sui nostri valori ebraici più profondi e informata dalla nostra traumatica storia di vittime di persecuzione». Per gli 80 rabbini aderenti all’appello, «l’ebraismo ortodosso ha una responsabilità morale unica: dobbiamo affermare che la visione di giustizia e compassione dell’ebraismo si estende a tutti gli esseri umani». In tal senso, «il futuro di Israele non dipende solo dalla sua forza militare, ma anche dalla sua chiarezza morale: facciamo sentire la nostra voce a favore della giustizia, della rettitudine e della pace per tutti».