DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 21 agosto 2025

Israele ha lanciato l’operazione “Carri di Gedeone 2” con l’obiettivo di conquistare Gaza City e distruggere ulteriormente le capacità operative di Hamas. Con la missione, scrive il Corriere, le Idf prevedono lo spostamento di oltre un milione di palestinesi verso sud, verso Rafah e il confine egiziano. L’offensiva, che richiederà la mobilitazione di 130mila riservisti, potrebbe proseguire fino al 2026. Gli israeliani che hanno già combattuto per mesi a Gaza, fa notare il quotidiano, «devono indossare di nuovo la divisa, mentre migliaia di ultraortodossi – i cui partiti sono alleati di Netanyahu nella coalizione al potere – protestano contro il tentativo di arruolarli per il servizio di leva obbligatorio». La Francia, scrivono Repubblica e Stampa, è la voce più dura in Europa contro la nuova operazione, mentre l’alleato Usa ha dato il via libera.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha definito Benjamin Netanyahu «un eroe di guerra» e ha rivendicato lo stesso titolo per sé, scrive il Sole 24 Ore. Washington ha intanto imposto nuove sanzioni a quattro giudici della Corte penale internazionale che avevano emesso mandati di arresto contro il premier israeliano. Netanyahu ha parlato di «un passo fermo a favore della verità», mentre Francia e Cpi hanno condannato le misure. Un sondaggio Reuters/Ipsos mostra che il 59% degli americani considera eccessiva la risposta militare israeliana a Gaza e il 58% sostiene il riconoscimento di uno stato palestinese.

Oltre alla nuova offensiva su Gaza, il governo Netanyahu ha approvato il progetto di nuovi insediamenti nell’area E1 a est di Gerusalemme: un piano che spacca in due la Cisgiordania, scrive Repubblica, parlando di «cancellazione di fatto la prospettiva di uno stato palestinese». Un risultato apertamente rivendicato dal ministro di estrema destra Bezalel Smotrich, sottolinea La Stampa. La mossa ha provocato la condanna unanime di Ue, Onu e Italia. Per il Giornale il piano di insediamenti rientra in una risposta «alla minaccia della jihad palestinese» e al piano francese di riconoscimento all’Onu dello stato palestinese. Il governo italiano, per bocca del ministro degli Esteri Antonio Tajani, ha protestato per il piano nell’area E1. Una decisione «inaccettabile, contraria al diritto internazionale» che «rischia di compromettere definitivamente la soluzione a due stati, obiettivo per il quale il Governo italiano sta continuando a lavorare con convinzione e il massimo impegno», ha commentato Tajani.

Secondo lo storico israeliano Benny Morris (La Stampa), la decisione del governo israeliano di puntare alla conquista di Gaza City riflette «il caos politico e militare» che divide il paese. Netanyahu ha ignorato la proposta più prudente del capo di stato maggiore Zamir, mentre «400mila dimostranti» e le famiglie degli ostaggi temono «la morte certa dei loro cari». L’offensiva, avverte Morris, «non farà che aggravare il disastro umanitario» e rischia di isolare Israele dai partner occidentali. Molti pensano che la mossa serva più a «persuadere Hamas a cedere» che a realizzare davvero l’attacco. Netanyahu, scrive l’analista, prolunga i negoziati per «mantenere Israele in assetto di guerra» e rafforzare così la sua leadership.

Il Foglio racconta la nuova escalation diplomatica tra Israele e Francia: in una lettera a Macron, Netanyahu ha accusato il presidente francese di alimentare l’antisemitismo con l’annuncio del riconoscimento della Palestina all’Onu, chiedendogli di ritirare la decisione entro la fine di settembre. L’Eliseo ha replicato parlando di accuse «abiette» e difendendo l’impegno francese contro l’antisemitismo. Sullo sfondo, prosegue il Foglio, ci sono anche le tensioni tra Israele e Australia, pronta al riconoscimento della Palestina e già in scontro con Gerusalemme sui visti diplomatici.

In un’intervista al Riformista, Fausto Biloslavo critica la narrazione dei media sul conflitto: «si vuole impressionare molto coi bambini denutriti, i morti civili, le sofferenze… ma non si va a fondo sulle notizie». Nella «guerra della fame», si chiede se i morti dipendano «dal grilletto facile degli israeliani» o «da precise provocazioni di Hamas, che usa la gente come scudi umani». E avverte: «tutti hanno delle colpe, però nei media la colpa è sempre e solo di Israele».

Su Repubblica l’ex allenatore Renzo Ulivieri difende la proposta di boicottare il calcio israeliano, a partire dalla partita di ottobre tra Italia e Israele a Udine. La Federcalcio norvegese invece, riporta Libero, ha annunciato che l’incasso della sfida Norvegia-Israele dell’11 ottobre sarà devoluto a una ong attiva a Gaza. La presidente della federazione calcistica norvegese, Lise Klaveness, parla di «aiuti umanitari che salvano vite». Israele ha replicato ricordando il massacro del 7 ottobre 2023 e chiedendo garanzie che i fondi non vadano a gruppi terroristici.

A Pratovecchio Stia (Arezzo) una dottoressa e un’infermiera si sono filmate mentre gettavano farmaci israeliani della Teva in un cestino, come gesto di protesta contro il «genocidio a Gaza». I video, sottolinea Libero, hanno scatenato indignazione sui social, con accuse di antisemitismo e richieste di provvedimenti. Le due si sono poi scusate, chiarendo che si trattava di campioni gratuiti e di un’azione «simbolica». Dall’Irlanda intanto la scrittrice irlandese Sally Rooney ha annunciato che continuerà a sostenere e finanziare Palestine Action, gruppo dichiarato terroristico dal Regno Unito. «Rooney è una di quelle odiatrici di Israele così dedite alla causa da averne fatto il suo argomento di maggior interesse», scrive il Foglio.

La 19enne palestinese Marah Abu Turi, morta a Pisa dopo un volo umanitario da Gaza, non aveva la leucemia come affermato da Israele, denuncia Repubblica. «La biopsia ha confermato che era gravemente denutrita».

Si torna a parlare del leader palestinese Marwan Barghouti, condannato da Israele a quattro ergastoli per terrorismo. Di recente il ministro della Sicurezza israeliano, Itamar Ben Gvir, lo ha visitato in carcere e, davanti alle telecamere, lo ha apostrofato con tono provocatorio. «Un’umiliazione inquietante», afferma a Repubblica e Messaggero il figlio Arab, secondo cui il padre sarebbe «l’unico capace di unire il nostro popolo e ottenere una pace senza violenze».

Lo scrittore israeliano Etgar Keret, sul Corriere, rievoca il ricordo adolescenziale di un amore non corrisposto come metafora della guerra di Gaza. Così come allora rimase a lungo immobile davanti al cancello della ragazza che lo aveva rifiutato, oggi resta in attesa che un suo articolo contro il conflitto smuova la coscienza collettiva israeliana. Ma, scrive, quella speranza rischia di essere vana: «se deciderò di andarmene — nello stesso modo in cui sono uscito dal cancello di O. — so già che il mio cuore non reggerà e si romperà in mille pezzi». Di Keret, Repubblica pubblica un pezzo uscito sul New York Times, in cui lo scrittore riflette sulla necessità, in futuro, di trovare una nuova lingua capace di restituire senso e comunicazione tra israeliani e palestinesi.

La propaganda pensata per bambini e adolescenti è la nuova frontiera del suprematismo bianco e del fondamentalismo islamico, racconta La Stampa. L’Antiterrorismo italiano, riporta il quotidiano, segnala un aumento degli arresti e il coinvolgimento di minori, adescati su piattaforme di gaming e social e bombardati con video e fumetti che esaltano attentatori come supereroi. «Sono mine vaganti», avverte il capo del Centro Antiterrorismo Strategico e Analisi, Lucio Pifferi, che chiede un’azione comune di scuole e famiglie per contrastare il fenomeno.