DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 22 agosto 2025

I giornali italiani, nelle molte pagine dedicate anche oggi alle vicende mediorientali, segnalano la «profonda preoccupazione» del governo di Roma per l’avanzamento dell’esercito israeliano a Gaza e per il via a nuovi insediamenti in Cisgiordania.
Rispetto alla situazione nella Striscia, il Corriere della Sera riporta che «i messaggi in arabo ordinano ai civili di andarsene» e «per molti è l’ennesimo trasferimento forzato». Al tempo stesso, si legge, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu afferma di aver dato ordine «di aprire negoziati immediati per arrivare al rilascio di tutti i sequestrati e porre termine al conflitto a condizioni accettabili per Israele». Secondo Repubblica, «se ci sarà un negoziato, sarà sotto il fuoco», perché Netanyahu sembra essersi convinto «di poter ottenere il rilascio degli ostaggi, la capitolazione di Hamas e la conquista di tutta Gaza usando la guerra per trattare».

«Riconoscere lo Stato di Palestina è inutile ma Israele lo rende necessario», scrive l’ambasciatore Stefano Stefanini (La Stampa). «Inutile perché lo Stato di Palestina non esiste fino a che sarà Israele a riconoscerlo, ma necessario dal momento che Netanyahu cancella dalla mappa la parvenza di un futuro Stato palestinese». Per Paolo Lepri (Corriere), diversi elementi hanno reso nel corso degli anni l’ipotesi sempre meno realistica: «Il terrorismo mai debellato completamente, l’espandersi a macchia di leopardo degli insediamenti, la crescita degli atti di violenza compiuti dai coloni estremisti o dall’esercito, l’enorme debolezza dell’Autorità Nazionale Palestinese».

«C’è distruzione a Gaza, è una tragedia incommensurabile», racconta alla Stampa l’analista israeliano Yigal Carmon, presidente e fondatore del Middle East Media Research Institute. «È però impossibile ignorare il fatto che Hamas usa la popolazione e le aree abitate come scudi umani. Ciò va contro il diritto internazionale».
Secondo il Riformista, «non è possibile evitare di entrare a Gaza City» e «occorre smantellare completamente la loro roccaforte, altrimenti tutta questa guerra sarebbe inevitabilmente persa». In prima pagina, il quotidiano titola: «Israele come gli Alleati a Berlino nel 1945». Per Giuliano Ferrara (Il Foglio), «possiamo salvarci la coscienza disprezzando toni e argomenti della destra nazionalista e religiosa che condiziona il governo ed esercita una leadership ben oltre i propri confini politici, ma una coscienza salvata non risolve il problema di un odio interetnico sconfinato, alimentato dalla volontà di sterminio degli ebrei in quanto tali».

«Escludere aziende israeliane da una manifestazione economica è propaganda che non aiuta la pace ma discrimina un popolo, uno Stato non in guerra con l’Italia ma contro un’organizzazione terroristica», dichiara al Giornale l’imprenditore Marco Carrai, console onorario d’Israele in Toscana. Secondo Carrai, in «certa sinistra si è trasformata la storica opposizione allo Stato di Israele nell’antisemitismo contro una fantomatica loggia plutomassonicagiudaica che governa il mondo».
Ogni tentativo di boicottaggio di Israele, sottolinea il Foglio, «fa parte di una campagna più ampia: trasformare le critiche legittime rivolte a un paese democratico in un’occasione per demonizzare lo stato ebraico e nascondere i propri istinti antisemiti dietro la bandiera comoda dell’antisionismo».

In una lettera al Corriere della Sera, Francesca Albanese scrive di non avere «alcuna simpatia per Hamas, che ho criticato acerrimamente in più occasioni». Albanese sostiene di essere vittima di una “frankensteinizzazione” del suo pensiero operata da UNWatch, «organizzazione tanto nota quanto screditata per le sue campagne diffamatorie contro chiunque denunci gli abusi dello Stato di Israele».