DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 25 agosto 2025

Almeno un anno è il tempo che richiederà, secondo i vertici militari israeliani, l’operazione per «ripulire” Gaza City da Hamas, riporta il Corriere della Sera. Sullo stesso tema, Repubblica racconta i timori del capo di Stato maggiore Eyal Zamir, che avverte il primo ministro Benjamin Netanyahu dei rischi di una lunga e sanguinosa guerriglia urbana. «Abbiamo creato le condizioni per il rilascio degli ostaggi», ha dichiarato ieri il generale al primo ministro, auspicando una trattativa. L’esecutivo però, prosegue Repubblica, spinge per accelerare i tempi dell’offensiva e manovre militari sono già in corso a Sabra e Zeitoun, i quartieri centrali di Gaza City. «Ma l’assalto maggiore non comincerà prima che la zona umanitaria sia stabilita», è la condizione, scrive il quotidiano, posta da Zamir a Netanyahu.

Israele ha bombardato Sana’a, in Yemen, colpendo una cinquantina di obiettivi degli Houthi, tra cui centrali elettriche e l’area del palazzo presidenziale. L’operazione, in risposta al lancio di un missile a grappolo verso Israele, ha causato due morti e 35 feriti; gli Houthi ribadiscono il sostegno a Gaza «a qualsiasi prezzo», racconta il Giornale. Ad elogiare i ribelli yemeniti è stata la Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, che ha definito Israele un «cancro mortale» da sradicare e ha invitato tutti i paesi a opporsi allo stato ebraico. Khamenei ha anche escluso qualsiasi possibilità di risolvere i contrasti con gli Stati Uniti, accusando Washington e Israele di complottare per dividere l’Iran (Corriere della Sera).

Le famiglie degli ostaggi israeliani sono disperate, racconta Manuela Dviri sul Fatto Quotidiano: «sono ferme al trauma del 7 ottobre» e contrarie a una nuova offensiva. Nel suo pezzo, Dviri descrive anche la manifestazione congiunta di arabi ed ebrei israeliani organizzata nel fine settimana: «forse non la più grande, ma la più giusta, la più commovente», capace di indicare «un’alternativa politica e una strada comune per il futuro».

L’ambasciatore Usa in Francia, Charles Kushner (consuocero di Trump), ha accusato il presidente francese Emmanuel Macron di non fare abbastanza contro l’antisemitismo, riprendendo le critiche di Netanyahu. In una lettera a Macron, il diplomatico ha parlato di «profonda preoccupazione» per l’ondata di odio antiebraico nel paese. L’Eliseo ha reagito convocando Kushner e definendo «inaccettabili» le sue accuse (Giornale).

«Per le comunità ebraiche l’odio antisemita è un fiume che ha continuato a scorrere», racconta La Stampa, riportando il dato record di 874 episodi censiti in Italia dal Cdec nel 2024. Alle aggressioni e discriminazioni si affiancano casi che hanno fatto discutere, come l’allontanamento di turisti israeliani da ristoranti in Europa o lo scontro in un autogrill nel Milanese

Un gruppo di circa 1.500 artisti e registi, riuniti sotto la sigla Venice4Palestine, chiede alla Biennale di Venezia di ritirare l’invito all’attrice israeliana Gal Gadot e all’attore britannico Gerard Butler, accusati di sostenere la politica israeliana, e di dare spazio a una delegazione palestinese sul red carpet. Il collettivo sollecita la Mostra ad assumere «posizioni chiare» sul conflitto e a interrompere partnership con organizzazioni legate al governo israeliano.

Il direttore del Corriere Luciano Fontana, rispondendo a una lettrice sul conflitto a Gaza, parla di «impotenza» della comunità internazionale e sostiene che la soluzione dei due stati sia ormai affossata. Netanyahu, attacca Fontana, persegue i suoi obiettivi «al prezzo di migliaia di morti civili», Hamas disprezza i palestinesi, mentre Onu ed Europa restano irrilevanti. «Ora basta» possono dirlo solo tre protagonisti, scrive il direttore del Corriere: «Gli Stati Uniti, i paesi arabi e il popolo israeliano». Per Giovanni Longoni (Libero) il progetto dei due stati è morto perché Israele non ci crede più e i palestinesi non hanno mai lavorato davvero per realizzarlo. L’unica prospettiva, osserva Longoni, «potrebbe essere un unico stato con due popoli, meno utopica della convivenza pacifica tra due entità separate».

Su Gaza e Israele La Stampa pubblica tre approfondimenti molto critici verso il governo Netanyahu: Daniel Levy, ex negoziatore israeliano ad Oslo, accusa il premier di ostacolare il cessate il fuoco per interessi personali e ideologici, perseguendo una «pulizia etnica» e violando il diritto internazionale; la filosofa Simona Forti denuncia il rischio che Israele riproduca la logica totalitaria del Novecento trasformando i civili palestinesi in «nemici per definizione”; lo storico Marco Revelli parla di una «catastrofe esistenziale» che tradisce la memoria stessa della Shoah.

Il quotidiano Domani racconta un progetto di palestre popolari italiane che porta il pugilato a Gaza: i giovani, si legge, continuano ad allenarsi tra le tende. Repubblica anticipa un brano del nuovo libro di Tahar Ben Jelloun intitolato L’anima perduta di Israele (La nave di Teseo).