DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 28 agosto 2025
Ruby Chen, padre dell’ostaggio israeliano Itay, descrive al Giornale come è cambiata la sua vita dopo il 7 ottobre: «È come essere stati trasferiti in un universo parallelo dove il tempo, le persone e le interazioni sono cambiate. Trascorri tutto il giorno cercando di avvicinare il traguardo del rilascio del tuo caro e, dopo un’intera giornata di lavoro, ti chiedi: mi sono mosso di un centimetro?». La risposta purtroppo «non è affermativa», afferma l’uomo. «Ti svegli e ricominci di nuovo».
C’era anche l’ex premier britannico Tony Blair all’incontro alla Casa Bianca voluto da Donald Trump per parlare di Gaza e del dopoguerra nella Striscia. «L’obiettivo del vertice non era solo presentare a Trump il piano, ma anche fare in modo che, una volta approvato, Netanyahu si lasci convincere della sua bontà», scrive il Messaggero, secondo il quale «il cappello della Casa Bianca potrebbe anche frenare l’opposizione dei ministri di ultradestra, contrari all’accordo». Blair, riporta Libero, «avrebbe mostrato interesse per il futuro della Striscia».
«Il divorzio totale dalla verità del nemico è uno dei frutti più tossici di ogni guerra», scrive Goffredo Buccini in un editoriale sul Corriere della Sera. Secondo Buccini, «l’autocensura di molti media israeliani ricorda quella dei media americani dopo l’11 settembre, un moto spontaneo di allineamento alle ragioni della sicurezza nazionale che li indusse per anni a sorvolare sulle bugie di Bush, su Guantanamo, sul Patriot Act». Dall’altro lato, «Israele ha dovuto confrontarsi con un diffuso antisemitismo giunto a relativizzare il pogrom e a presentare come partigiani d’un movimento di resistenza i terroristi che tiranneggiano il loro stesso popolo».
Sulla Stampa, con riferimento alle recenti iniziative anti-israeliane collegate alla Mostra del Cinema di Venezia, Elena Loewenthal spiega «perché l’arte non si boicotta». L’arte e la cultura, sottolinea Loewenthal, «dovrebbero essere un territorio franco da pregiudizi, slogan vuoti, posizioni che escludono quelle altrui». Il Corriere della Sera tra gli altri segnala il rammarico dell’ambasciatore di Gerusalemme a Roma, Jonathan Peled, per l’assenza di una voce israeliana alla cerimonia inaugurale della rassegna. All’evento è intervenuto invece «don Nandino Capovilla, sostenitore della causa palestinese», di recente protagonista delle cronache per la sua espulsione da Israele.
Repubblica esalta la Global Sumud Flotilla, in partenza nei prossimi giorni: «Via mare, ci si prova da diciotto anni, ma solo una volta il blocco navale imposto da Israele è stato “bucato” e dal 7 ottobre gli ingressi nella Striscia, anche di cooperanti, sono stati contingentati, ostacolati o sospesi. Ma Sumud in arabo significa perseveranza, resilienza, resistenza, incrollabile fiducia».
«L’inchiesta condotta da Il Tempo ha assunto un carattere internazionale», riferisce il quotidiano diretto da Tommaso Cerno, segnalando come diverse testate sia in America che in Israele «stanno seguendo il caso di Mohammad Hannoun, soggetto sanzionato dagli Stati Uniti d’America in quanto ritenuto propaggine di Hamas in Italia, che ha frequentato anche di recente diversi esponenti della politica italiana del Movimento 5 Stelle e del Pd».
Intervistata dal Riformista, la studiosa del genocidio armeno Antonia Arslan parla di “circo mediatico” sulla situazione a Gaza, dove si prende a suo dire «come oro colato» qualsiasi dichiarazione di Hamas. Arslan contesta con forza l’uso del termine genocidio «perché non bastano guerre o stragi perché lo si possa decretare» e perché «manca l’organizzazione sistematica e, soprattutto, non c’è il coinvolgimento diretto della popolazione israeliana in un piano di eliminazione collettiva».