UCEI – Gadi Polacco: Le sfide e il coordinamento che manca
Il prossimo Consiglio UCEI nascerà sulla stessa base della riforma del 2010 che comporta, almeno per le “piccole Comunità” (le 19 che però valgono 15 voti…), in pochi casi l’elezione, in altri la nomina e in altri ancora l’elezione di secondo livello, diciamo così, del singolo consigliere di ciascuna.
Insomma, in ordine sparso e, potenzialmente salvo diversa buona volontà del singolo, senza alcun vincolo di mandato, libero di decidere come meglio crede.
Da elettore di una “piccola”, perciò, voterò ancora sulla base della stima alla persona scelta, ma senza certezza di quale sarà il suo posizionamento e di come rappresenterà la mia Comunità, perché di questo si tratta, in assenza di una delega politica a monte.
Ulteriormente, i vari aggiustamenti che l’infelice Statuto ha avuto negli anni, non hanno introdotto criteri che regolamentino il rapporto tra il consigliere eletto/designato e la Comunità di riferimento, rappresentata dal Consiglio di turno.
Anche per il prossimo mandato, quindi, sarà inutile chiedere ai rappresentanti delle “piccole” in base a quale delega e in base a quale programma saranno “maggioranza” od “opposizione”.
In parte, si potrebbe dire, la cosa tocca anche le “grandi” con la differenza, però, che votando queste per liste se non altro l’orientamento politico delle stesse è in qualche misura individuabile.
E il prossimo Consiglio dovrà affrontare, senza indirizzi congressuali alle spalle, la delicatissima tematica del posizionamento dell’ebraismo italiano nel contesto drammatico che stiamo vivendo, con il riemergere ormai sfrontato e dilagante dell’antisemitismo e dell’antisionismo che il più delle volte è copertura del primo.
Sempre più stressante è la situazione e si vedono, nel rispetto delle diverse opinioni, cedimenti rappresentati da documenti UCEI, documenti e iniziative di singole Comunità e prese di posizione di esponenti delle stesse, in evidente ordine sparso, segno di una carenza di coordinamento e consultazione (ovviamente non auspico l’unanimismo).
Non rinuncio ad essere ottimista ma, pragmaticamente, ho la netta sensazione che l’apparato non sia assolutamente adeguato ai tempi e alle future sfide, al netto delle singole buone volontà.
Gadi Polacco