DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 5 settembre 2025
Vari giornali si soffermano sul colloquio di giovedì mattina, in Vaticano, tra papa Leone XIV e il presidente israeliano Isaac Herzog. Come attesta il Corriere della Sera, l’incontro è durato oltre due ore, più di quanto previsto dal protocollo, ed è stato «importante dal punto di vista politico, religioso e umano». Per il Corriere, il dialogo tra i due segna «una nuova fase nei rapporti fra il Vaticano e Israele» e «potrebbe accendere forse una luce di speranza sulla pace».
Più critiche altre letture. “Il papa vede Herzog, è gelo”, titola tra gli altri Repubblica. «Lo sguardo tradisce la tensione. C’è la cortesia nei confronti dell’ospite, c’è la disponibilità ad ascoltare, ma papa Leone non ha sorriso praticamente mai nel corso dell’udienza», viene riportato. Il Foglio parla di «trasferta fallita», segnalando il comunicato vaticano post-visita leggendo il quale «l’escalation in Cisgiordania pare un punto di non ritorno anche per l’equilibrio della diplomazia d’oltretevere».
Giorgia Meloni ha assicurato che gli italiani a bordo della Global Sumud Flotilla «saranno tutelati, come tutti i connazionali in zona di crisi». L’intervento della premier in risposta alla leader del centrosinistra Elly Schlein lascia però «trasparire irritazione», sottolinea il Corriere, perché secondo Meloni «avvalersi dei canali umanitari già attivi» avrebbe «evitato» agli italiani che partecipano alla spedizione «rischi derivanti dal recarsi in una zona di crisi» e allo Stato «il conseguente onere».
Annettere o non annettere la Cisgiordania? «Di rinvio in rinvio, Bibi Netanyahu arriva al 700esimo giorno di guerra dicendo e non dicendo», scrive il Corriere. Avanzano intanto i tank israeliani nella Striscia e «l’Israel Defense Force annuncia d’avere già sotto controllo il 40% di Gaza City e d’aver indicato ai gazawi le zone rosse da cui evacuare prima dei prossimi combattimenti». Anche il generale “ribelle” Eyal Zamir, si legge, «sarebbe d’accordissimo sull’occupazione totale».
«Già 80mila palestinesi messi in salvo da Israele a Gaza», racconta Libero. Lo spostamento è ostacolato da Hamas perché, viene spiegato, «la strategia di difesa del gruppo terrorista si basa sull’uso dei civili come scudi umani e il loro allontanamento, volontario o coatto, rischia di scardinare questa dottrina».
«Con l’accusa di genocidio, che a livelli inconsci ha preso il posto dell’antica accusa di deicidio, anche gli ultimi tabù rischiano di cadere. Uno dei prossimi obiettivi è il Giorno della Memoria», avverte il professor David Meghnagi in una lettera sul Foglio incentrata sulla “cannibalizzazione” del ricordo della Shoah in funzione antiebraica. «Il 27 gennaio è vicino. Teniamolo presente. Alla faccia del nuovo antisemitismo e per una cultura della fratellanza tra i popoli e le fedi».
L’eliminazione di Abu Obaida, il portavoce di Hamas, rappresenta un «colpo devastante» per i terroristi. Lo scrive Davide Riccardo Romano sul Riformista, sostenendo che d’ora in poi «la guerra psicologica e le operazioni mediatiche dell’organizzazione non potranno più contare sulla stessa efficacia comunicativa».