DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 8 settembre 2025
Israele ha avviato una nuova fase dell’operazione “Carri di Gedeone II” a Gaza City: obiettivo non più la distruzione totale di Hamas, ma colpire le sue infrastrutture mentre viene sfollata la popolazione civile, racconta il Corriere. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu punta a «distruggere le torri del terrore», mentre il capo delle forze armate Eyal Zamir avverte che «prima viene la sicurezza dei miei uomini», stimando che lo sminamento dei tunnel di Hamas richiederà mesi. Sulle critiche internazionali, Netanyahu replica: «Se devo scegliere tra la vittoria e una cattiva propaganda, scelgo la vittoria». Intanto, sottolinea la Stampa, il presidente Usa Donald Trump ha rilanciato un’«ultima proposta» di tregua: liberazione dei 48 ostaggi israeliani, vivi e morti, in cambio di migliaia di detenuti palestinesi e del ritiro da Gaza City. «È il mio ultimo avvertimento: non ce ne sarà un altro», ha scritto il presidente Usa.
Israele deve fare i conti anche con il fronte yemenita. Un drone degli Houthi, sostenuti dall’Iran, è riuscito a bucare le difese aeree e a colpire il terminal dell’aeroporto Ramon, vicino Eilat, ferendo due persone e costringendo a interrompere i voli. È un episodio raro, spiega il Giornale: di solito i gli attacchi vengono intercettati, ma la loro frequenza è aumentata dopo l’eliminazione da parte d’Israele del premier Houthi Ahmed al-Rahawi. Libero parla di «doppio attacco» a Israele: da un lato i droni degli Houthi, dall’altro Greta Thunberg, che dalla flottila per Gaza capitanata dalla giovane svedese accusa Israele di «apartheid» e Netanyahu di crimini di guerra, mentre uno dei portavoce dell’iniziativa è stato fotografato con un dirigente di Hamas.
In un’intervista al Giornale, il presidente della Knesset Amir Ohana definisce il riconoscimento della Palestina «un regalo ai terroristi» e ribadisce che la guerra finirà solo con la liberazione degli ostaggi e lo smantellamento di Hamas: «Lo Stato di Israele è determinato a non porre fine a questa guerra finché tutti i nostri ostaggi non saranno restituiti e le capacità militari e di governo di Hamas non saranno smantellate». Ohana parla anche di «migrazione volontaria» da Gaza e respinge la soluzione dei due Stati. Sull’iniziativa via mare per Gaza, attacca: «qualsiasi flottiglia il cui scopo sia minare la capacità di Israele di controllare cosa e chi entra a Gaza sta commettendo un atto di terrorismo». Quanto ai rapporti con Roma, il presidente della Knesset ribadisce: «Sono ottimi» e «L’Italia non riconoscerà la Palestina prima che lo faccia Israele stesso».
La Corte Suprema israeliana ha accolto un ricorso contro il ministro della Sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir, leader dell’estrema destra, stabilendo che «non si affamano i detenuti». La sentenza riguarda le condizioni dei prigionieri palestinesi dopo il 7 ottobre, giudicate inumane dai giudici. La decisione, scrive La Stampa, segna un duro stop alla linea del ministro, che aveva imposto tagli al cibo e altre restrizioni come misura punitiva.
Questa sera si gioca sul campo neutro di Debrecen la sfida tra Italia e Israele, partita segnata da proteste e massime misure di sicurezza. Tra richieste di esclusione dal calcio internazionale e sponsor in fuga, scrive il Corriere, il c.t. Ran Ben Shimon ai giornalisti spiega: «Abbiamo una squadra super motivata e un paese meraviglioso al quale vogliamo regalare momenti di felicità». A una domanda sulla guerra a Gaza, Ben Shimon replica: «Ho fiducia nei nostri soldati e li appoggio in pieno».
Militari israeliani in licenza trascorrono periodi di “decompressione” in Italia, tra resort di lusso in Sardegna e nelle Marche, seguiti però dalla Digos in quanto «obiettivi sensibili», riporta il Messaggero. La loro presenza ha scatenato proteste di attivisti propalestinesi (fra i primi a individuare “i villeggianti”) come quelle a Olbia e Santa Teresa di Gallura. Il Movimento Cinque Stelle ha annunciato un’interrogazione parlamentare sul tema (Fatto Quotidiano).
Il regista Jim Jarmusch, Leone d’Oro a Venezia con Father Mother Sister Brother, rivendica un cinema «più empatico che politico». Intervistato dal Giornale dichiara di non voler accettare fondi dal governo israeliano e aggiunge: «La popolazione di Israele è meravigliosa, amo le persone che non sono a favore di Netanyahu».
Paolo Mieli sul Corriere della Sera osserva che mentre i bombardamenti russi in Ucraina e quelli israeliani a Gaza causano entrambi «massacri di civili inermi», le reazioni dell’opinione pubblica europea risulta squilibrata, con poca attenzione all’aggressione russa. A sinistra, scrive Mieli, domina «l’indifferenza» verso le vittime ucraine. In questo quadro, l’iniziativa organizzata dall’Europarlamento a Ventotene (12-14 settembre) con attivisti ucraini, israeliani e palestinesi, sarà l’occasione per ribadire, prosegue la firma del Corriere, che chi ha davvero a cuore la pace deve avere chiaro «il quadro complessivo».
Lo storico Giovanni De Luna, sulla Stampa, paragona Gaza al Vietnam. La guerra asimmetrica tra Israele e Hamas si inserisce in un paradigma vittimario in cui «si sta con Davide contro Golia» e l’opinione pubblica globale finisce per schierarsi con chi soffre di più. Come allora le immagini dei Vietcong o della bambina bruciata dal napalm segnarono la sconfitta americana, oggi le foto delle macerie e dei civili palestinesi rischiano di condannare Israele «a perdere la guerra nonostante la superiorità militare e con la sua sconfitta si porranno le premesse di una tragedia ancora più grande». Marco Patricelli, su Libero, critica invece la «narrazione a senso unico» di Hamas e dei suoi «megafoni in Europa», suggerendo domande scomode mai poste ai gazawi, come «cosa hanno pensato dei massacri del 7 ottobre o dell’arrivo degli ostaggi a Gaza». Secondo l’autore, solo una «operazione-verità» potrebbe smascherare l’ipocrisia che regge il racconto della guerra.
A Milano una svastica accostata alla stella di David è stata disegnata davanti all’ufficio del regista Ruggero Gabbai, membro della Comunità ebraica di Milano e autore di un documentario su Liliana Segre. «Un atto intimidatorio grave» ha denunciato Gabbai, ma «non mi faccio intimorire: vado avanti col film su Nedo Fiano». Per il regista, «C’è un clima d’odio che preoccupa noi ebrei anche in Italia». Scritte antisemite sono comparse anche a Roma, nel quartiere Parioli, riporta Repubblica.
L’imprenditore e console onorario d’Israele a Firenze, Marco Carrai, è stato preso di mira con scritte e volantini che lo indicano come «sionista genocida», denuncia Fiamma Nirenstein sul Giornale. Secondo Nirenstein, istituzioni e politica in Toscana «devono scusarsi» per non aver fermato persecuzioni personali contro Carrai, che legittimano la violenza.
Nella giornata di chiusura del Festivaletteratura di Mantova, segnala Repubblica, lo scrittore Antonio Scurati ha accusato Israele di compiere un genocidio.
Melanie Phillips, sul Times (tradotta dal Foglio), denuncia la deriva del movimento trumpiano, dove parte della destra Maga, guidata dal commentatore Tucker Carlson, è caduta in una «tana di coniglio velenosa»: i suoi seguaci credono nella «grande sostituzione» dei bianchi, che Hitler avesse ragione e che gli ebrei vogliano trascinare gli Usa in guerre in Medio Oriente. Questo estremismo mina i valori conservatori e alimenta caos politico. Per Phillips, «il conservatorismo deve recuperare la sua missione di conservare ciò che ha un valore inestimabile abbandonando l’universalismo».