DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 10 settembre 2025
L’attacco di Israele a Doha per eliminare i vertici di Hamas all’estero apre le prime pagine dei quotidiani. Nelle esplosioni sarebbero morte cinque persone, ma secondo Hamas i leader sarebbero sopravvissuti. «L’obiettivo principale erano di sicuro Khalil Al Hayya e Zeher Jabarin, gli strateghi della mediazione» per il cessate il fuoco, riferisce il Corriere della Sera che li descrive come «i più duri e intransigenti, spesso in contrasto col comandante sul campo Izz Al Haddad, criticati anche dai gazawi per la loro vita dorata in Qatar e per l’apparente, totale disprezzo per le condizioni disastrose dei palestinesi. II target, spiegano dalle Idf, sarebbe arrivare a trattative proprio con Haddad».
L’attacco su Doha è stato un’operazione ad alta precisione, scrivono i quotidiani, resa possibile da pedinatori dello Shin Bet, hackeraggi, satelliti e agenti infiltrati in Qatar. Per la prima volta lo stato ebraico ha colpito un Paese non ostile e alleato degli Usa, superando la potente difesa aerea locale. Decisivi gli F-35 «invisibili» e bombe guidate al laser, che hanno distrutto solo il piano della sala riunioni di Hamas. Un blitz «da manuale», sottolinea Repubblica, che però lascia dubbi sull’effettiva eliminazione dei leader nel mirino. Se «la cupola di Hamas» è sopravvissuta, prosegue il quotidiano, il blitz è stato un fallimento; se i dirigenti fossero morti, si aprirebbe per il gruppo terroristico «la fase più incerta e forse finale della sua storia».
Il presidente Usa Donald Trump, avvisato a operazione già avviata, ha preso le distanze dall’operazione israeliana a Doha, definendola un «incidente sfortunato» che non favorisce la pace, riportano tra gli altri Stampa e Giornale. Pur ribadendo che eliminare Hamas resta «un obiettivo valido», ha espresso dispiacere per l’attacco in Qatar, «alleato e amico degli Stati Uniti», e ha fatto sapere di aver comunicato le sue preoccupazioni direttamente a Netanyahu. I vertici dell’Unione europea hanno definito l’azione «inaccettabile» e una «violazione del diritto internazionale», con Berlino, Parigi, Madrid e Roma in prima fila. Ma l’Ue resta profondamente divisa su Gaza, riporta la Stampa: al Parlamento europeo non c’è accordo su una risoluzione comune di condanna dell’azione di Israele.
Per l’ex negoziatore israeliano Oren Setter, la missione a Doha è un segnale di forza contro Hamas ma rischia di complicare i colloqui. «Ora è il momento di mostrare più flessibilità, arrivare a un accordo e liberare gli ostaggi», afferma Setter al Corriere, sottolineando che il Medio Oriente dopo il 7 ottobre «non è più lo stesso». Secondo l’analista, gli attacchi possono irrigidire Hamas solo temporaneamente: «poi i negoziati riprendono». Per Cinzia Bianco, esperta di Medio Oriente, invece quanto accaduto a Doha segna «la fine di ogni negoziato su Gaza» e costringe i paesi del Golfo a rivedere la loro dipendenza dagli Stati Uniti, perché «incapaci di contenere Israele». L’attacco, afferma Bianco a Repubblica, blocca il processo di normalizzazione con l’Arabia Saudita e indebolisce il ruolo del Qatar come mediatore. «Israele voleva uccidere l’opzione diplomatica, e ci è riuscito», conclude l’analista. Per Fiamma Nirenstein (Giornale) l’attacco a Doha è «un messaggio agli amici occulti dei terroristi». Sulle stesse pagine, Fausto Biloslavo avverte del rischio di rappresaglie di Hamas contro i 20 ostaggi israeliani ritenuti in vita e ancora nelle sue mani.
Doha ha ospitato e finanziato Hamas per oltre un decennio, intrecciando rapporti con Israele, Usa, Iran e Turchia e diventando il centro dei negoziati su Gaza, raccontano i diversi quotidiani. Il 7 ottobre ha incrinato l’idillio, scrive il Corriere, e, secondo fonti israeliane, l’emiro avrebbe detto ai leader di Hamas: «Qui, non siete più i benvenuti». Restano però, sottolinea il Messaggero, «tredici anni di legame d’acciaio» fatti di affari, conti segreti e canali di finanziamento ancora aperti.
Secondo Maurizio Molinari (Repubblica), il raid israeliano a Doha è un’umiliazione per l’emiro Tamim bin Hamad Al Thani, che perde l’immagine di «equilibrista» capace di muoversi tra Usa, Israele, Iran e mondo arabo. Trump avrebbe capito che l’emiro non è più in grado di condizionare Hamas, facendogli così perdere la fiducia americana. Ora, per non scivolare nel declino, Al Thani deve dimostrare di saper convincere Hamas ad accettare la tregua proposta da Washington, scrive Molinari.
Sul piano militare, Israele ha ordinato l’evacuazione totale di Gaza City in vista di una grande offensiva di terra, ma l’esodo non è ancora partito: molti restano per paura, costi e mancanza di spazi, riportano Stampa e Giornale.
Londra ha escluso che Israele stia commettendo un genocidio a Gaza, con una presa di posizione netta e politica del vicepremier David Lammy, riporta il Riformista. Sulle stesse pagine, Iuri Maria Prado commenta: «La lettera aiuta a distinguere: da una parte il chiasso, i berci, la propaganda; dall’altra il diritto».
Un’esplosione ha colpito la nave Family della Flotilla al largo di Tunisi: gli attivisti parlano di un drone, mentre le autorità tunisine smentiscono e parlano di incidente. All’ipotesi del drone non crede nemmeno Andrea Gilli, docente di studi strategici all’Università di St. Andrews in Scozia: «Nei filmati che ho visto la luce molto forte non è compatibile con un drone che, comunque, non si muove così lentamente. Poi l’impatto avrebbe dovuto portare a un movimento della barca mentre la telecamera rimane ferma, non si rompe un vetro, non succede nulla. Inoltre la traiettoria è parabolica mentre dovrebbe essere dritta», spiega Gilli al Corriere. Secondo l’esperto potrebbe trattarsi di «un lanciarazzi d’allarme sparato dalla barca stessa o da un’altra barca lì vicino. Parliamo di un raggio di 100-200 metri». I quotidiani raccolgono alcune testimonianze di attivisti italiani che invece ribadiscono la tesi di un attacco israeliano.
Su Libero Marco Patricelli immagina una «Flottiglia pro Germania» nel 1943 per aiutare i civili tedeschi bombardati dagli Alleati, tracciando dei paralleli con l’attuale flottiglia per Gaza. Sul Foglio Andrea Minuz ironizza sulle richieste di boicottaggio del calcio italiano contro la nazionale israeliana e propone di «andare fino in fondo», perdendo la prossima partita contro Israele a tavolino.
Masha Gabriel, responsabile del desk spagnolo del think tank Camera.org, lega la linea dura del primo ministro socialista spagnolo Pedro Sánchez contro Israele – ieri ha vietato l’ingresso nel paese ai due ministri dell’estrema destra israeliana Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich – alla sua crisi politica interna: «Trovare un diversivo in questo contesto è fondamentale. Le accuse che riceve e gli attacchi a Israele procedono in parallelo». In Spagna, spiega Gabriel al Riformista, resiste un radicato antisemitismo: «Restano i luoghi comuni. L’idea che l’ebreo agisca sempre con secondi fini e trami nell’ombra». I media, aggiunge, «sono ormai la grancassa di Hamas» e diffondono propaganda senza contraddittorio.
La Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione per gli autori degli insulti antisemiti rivolti al consigliere comunale Daniele Nahum. Per il pm si tratta di ingiurie private e non diffamazione. Nahum, riporta il Giornale, presenterà opposizione alla richiesta di archiviazione.