DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 17 settembre 2025
L’operazione a Gaza City delle Idf apre i quotidiani italiani con valutazioni per lo più critiche dell’azione israeliana. Corriere, Repubblica e Stampa mettono l’accento sulle parole del ministro della Difesa Israel Katz in concomitanza con l’inizio dell’offensiva via terra: «Gaza brucia». Molte le testimonianze riportate dell’esodo dei civili via da quella che Gerusalemme definisce l’ultima roccaforte di Hamas. «Siamo come fantasmi», afferma un gazawi al Corriere. Il quotidiano ricorda le parole del capo di stato maggiore, Eyal Zamir: «Operiamo secondo il diritto internazionale e stiamo facendo tutto il possibile per impedire danni ai civili. In questa campagna, agiamo per sconfiggere un’organizzazione terroristica che dichiara da ogni piattaforma che il suo obiettivo è quello di eliminare l’esistenza dello Stato d’Israele». Per il primo ministro Benjamin Netanyahu: «Chi condanna Israele è ipocrita», aggiungendo di aver ricevuto un invito alla Casa Bianca dal presidente Usa Donald Trump «fra due settimane», ovvero dopo il previsto discorso alle Nazioni Unite (Repubblica). Trump viene descritto dal Corriere come «irritato dalle mosse di Netanyahu» in particolare dall’operazione in Qatar, «ma di fatto accetta la sua linea»: considera un’eventuale annessione della Cisgiordania «una questione interna a Israele e punta a salvare gli Accordi di Abramo».
L’obiettivo dichiarato dell’operazione Gaza City, sottolineano Messaggero e Repubblica, è eliminare l’ultima brigata di Hamas, stimata in circa 2.500 uomini, ma il gruppo terroristico può contare su tunnel, trappole ed esplosivi. “Hamas prepara le imboscate” titola il Corriere. Tre divisioni speciali guidano l’offensiva israeliana con 50mila soldati e oltre 800 mezzi corazzati, sostenuti da droni e bombardamenti aerei. Il piano prevede un’avanzata lenta, quartiere per quartiere.
Molti titoli dei giornali sono dedicati alle conclusioni di una Commissione d’inchiesta Onu che accusa Israele di compere «atti di genocidio» a Gaza, basandosi su dichiarazioni dei leader israeliani e sulle azioni militari. Il segretario generale dell’Onu António Guterres ha definito la situazione «moralmente, politicamente e legalmente intollerabile». Berlino ha criticato l’uso del termine «genocidio», riporta il Corriere, mentre Israele ha respinto con forza le accuse: Daniel Meron, ambasciatore all’Onu, ha definito il documento come «uno sfogo diffamatorio». Il presidente israeliano Isaac Herzog ha accusato la Commissione delle Nazioni Unite di «essere ossessionata nel dare la colpa allo Stato ebraico, nel mascherare le atrocità di Hamas e nel trasformare le vittime di uno dei peggiori massacri dei tempi moderni in imputati».
Per Elena Loewenthal (La Stampa), la parola «genocidio» non cambia nulla per i palestinesi che continuano «a morire sotto le bombe», vale poco per un’Occidente che «la usa come slogan», ma pesa molto sugli israeliani che non vogliono più questa guerra e «si sentono feriti e traditi».
Diverse cancellerie europee hanno contestato l’operazione a Gaza City e la Commissione Ue si riunirà oggi per discutere provvedimenti contro Israele: sospensione parziale delle concessioni commerciali con Gerusalemme e sanzioni contro ministri estremisti e coloni violenti. «Il via libera dei commissari è considerato scontato, molto meno quello dei ventisette governi», sottolinea Repubblica. A partire da Roma, dove la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, scrivono i giornali, è contraria alla sospensione degli accordi commerciali (in particolare sul progetto Horizon), pur non escludendo sanzioni mirate. Roma cerca intese con Berlino e valuta anche il ruolo di mediazione con Budapest: il premier Victor Orban ha minacciato di porre il veto sulle sanzioni. «La linea scelta da Meloni appare chiara: nessuna rottura, ma anche nessun avallo all’attuale strategia israeliana», commenta il Giornale.
Repubblica e Stampa citano un piano arabo per trasferire i vertici di Hamas in Tunisia, che preoccupa l’Italia per la vicinanza geografica.
«Netanyahu ha tradito gli ostaggi e noi familiari. L’esercito disobbedisca» è l’appello Anat Angrest, madre di Matan, uno degli israeliani rapiti da Hamas e ritenuti ancora in vita. Intervistata dal Corriere, Angrest chiede di fermare l’avanzata a Gaza City e accusa: «Tutti quelli che hanno parlato d’un accordo, sono stati cacciati e sostituiti. Viviamo in una specie di dittatura. Guai a contestare Netanyahu». Insieme ad altri parenti degli ostaggi, la madre di Matan ha organizzato un sit-in di protesta davanti alla residenza del primo ministro: «Vogliamo resistere il più possibile, almeno fino all’inizio delle festività ebraiche. Netanyahu si fa vedere alle cerimonie, agl’incontri ufficiali. Brinda! Ma noi diciamo: basta così. Abbiamo capito tutti che il problema è lui». Anche Repubblica e Stampa danno voce a parenti degli ostaggi che accusano Netanyahu di «uccidere i nostri figli». Foglio e Giornale ricordano come con la resa di Hamas terminerebbe il conflitto. “La guerra indispensabile che il mondo non capisce”, scrive Fiamma Nirenstein (Giornale).
Al grido di «fuori i sionisti dalle università» e sventolando bandiere palestinesi, un gruppo di attivisti pro-Palestina ha interrotto la lezione del professor Rino Casella, docente di diritto pubblico comparato all’Università di Pisa, per poi colpirlo con un pugno quando è intervenuto in difesa di uno studente. La presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, ha denunciato l’episodio come «la deriva di violenza che da tempo temevamo e avvertiamo come già lungamente tollerata». Anche la ministra dell’Università, Anna Maria Bernini, ha condannato duramente l’accaduto: «Le università non sono zone franche dove è consentito interrompere lezioni o aggredire professori». Ma a generare ulteriori polemiche sono state le parole del rettore Riccardo Zucchi, che pur condannando l’aggressione ha sottolineato che l’ateneo «ha già sospeso i rapporti con due università israeliane»
Il professore israeliano Pini Zorea, invitato al Politecnico di Torino come docente ospite nell’ambito del programma Erasmus+, è stato sospeso dopo alcune affermazioni in aula in difesa dell’esercito israeliano, definito «il più corretto che ci sia». Le sue parole, pronunciate durante un confronto con studenti che contestavano la sua presenza e l’origine del corso, sono state considerate «inaccettabili» dal rettore Stefano Corgnati, che ha interrotto il modulo e convocato il docente. Zorea aveva ricordato la sua esperienza passata nelle forze armate e sottolineato come la Palestina dovesse essere libera, ma «libera da Hamas». Il rettore del Politecnico su La Stampa spiega la sua scelta: le affermazioni di Zorea «appaiono inappropriate nel contesto di un compito didattico relativo a lezioni di carattere tecnico» e la sospensione «rappresenta un’azione di tutela nei confronti del docente nostro ospite, così come degli studenti», con l’obiettivo di «preservare un clima di rispetto, sicurezza e riflessione all’interno della nostra comunità di Ateneo».
«Israele ha trasformato Gaza in una “fase Caterpillar”: bulldozer che spianano macerie, quartieri ridotti a deserto», scrive Antonio Polito sulla prima pagina del Corriere. L’obiettivo non sarebbe più solo la guerra a Hamas, ma «cacciare quanti più palestinesi possibile», confinando il resto in «città umanitarie». «La guerra permanente durerà per generazioni», osserva l’editorialista, e Washington, invece di fermarla, «ha scelto l’acquiescenza». Sulle stesse pagine, Ettore Sequi prevede che l’offensiva non debellerà il terrorismo: «Hamas può rinascere dalle rovine».
Greta Thunberg ha lasciato il direttivo della Flotilla dopo dissidi con gli altri membri, accusati di pensare più alle dinamiche interne che alla causa palestinese. Secondo Libero, l’attivista appare isolata e contestata a bordo, in una missione che l’Ue giudica «pericolosa e controproducente».
Intervistato dal Riformista, il senatore di Fratelli d’Italia Marco Lisei denuncia insulti e minacce, anche alla famiglia, dopo aver criticato la Flotilla pro-Palestina. A suo avviso «non è una missione umanitaria, ma politica, portata avanti dall’estrema sinistra e da esponenti vicini ad Hamas» con l’obiettivo di ottenere visibilità.
Il Foglio scrive che il progetto europeo Undersec, dedicato alla sicurezza subacquea e con la partecipazione di enti israeliani, è diventato il nuovo bersaglio del movimento Bds e di esponenti del Pd a Ravenna. Le proteste hanno portato a far saltare un vertice operativo, segno di come «il boicottaggio sia ormai nei fatti».
Altre sette persone rischiano a Milano il processo per diffamazione e minacce aggravate da discriminazione, odio razziale e religioso nei confronti della senatrice a vita Liliana Segre dopo le 12 per le quali in primavera il pm Nicola Rossato aveva chiuso le indagini. Tra gli ultimi accusati figura Nicola Barreca, 74 anni, ex segretario cittadino della Lega di Reggio Calabria (Corriere e Repubblica).