UNIVERSITÀ – Caso Pisa, l’allarme dell’ambasciatore israeliano: «Atenei non sottovalutino clima d’odio»

Continuano le polemiche per l’attacco subito a Pisa da Rino Casella, docente associato di diritto costituzionale comparato, picchiato durante una lezione al Dipartimento di Scienze Politiche da un gruppo di studenti pro Palestina.
«Mi accusano di essere sionista solo perché ho sempre detto che non sono un pro Pal», ha raccontato Casella all’Ansa. «Nessuno degli oltre 200 studenti che stavano assistendo alla mia lezione ha solidarizzato con queste persone». La situazione è degenerata quando «uno studente ha tentato di strappare loro di mano la bandiera palestinese: sono partite le botte, mi sono messo a fargli da scudo ma sia il ragazzo che io abbiamo subito calci e pugni. Al pronto soccorso hanno stilato un referto di 7 giorni».
Dopo le immediate condanne istituzionali, nelle ultime ore è intervenuto anche l’ambasciatore d’Israele a Roma, Jonathan Peled, che ha espresso la propria solidarietà al professore parlando di «un pericoloso clima di odio che la governance delle università non può sottovalutare». Il diplomatico ha poi lanciato un appello a tutti gli atenei italiani affinché «s’impegnino ad assicurare un anno accademico ispirato ai principi di universitas e inclusione su cui si fondano le loro comunità, lontano da quelle derive ideologiche di cui vediamo i tragici effetti».
A denunciare subito la gravità dell’accaduto è stata la presidente Ucei, Noemi Di Segni, che ha parlato di «un’escalation che da tempo temevamo, deriva della violenza già lungamente tollerata, un appiattimento sulla narrativa propagandistica di Hamas. Così si continua a legittimare il terrorismo».
Dura anche la presa di posizione dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia (UGEI), che ha definito l’irruzione in aula «un attacco diretto alla libertà accademica e alla sicurezza della comunità universitaria», esprimendo solidarietà a Casella e chiedendo «un argine deciso contro questi comportamenti, perché l’università deve restare un luogo di studio e confronto, non un palcoscenico di propaganda».