DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 18 settembre 2025

Quasi tutti i giornali aprono anche oggi sulla guerra a Gaza, soffermandosi tra tanti temi sulla proposta di sanzioni contro lo Stato ebraico da parte della Commissione Ue e sulle dichiarazioni del ministro delle Finanze di Gerusalemme, Bezalel Smotrich, che ha definito la Striscia “una miniera d’oro” immobiliare.
Il Corriere della Sera analizza tra gli altri “nodi e conseguenze” dell’iniziativa Ue. La sospensione di alcune disposizioni commerciali dell’accordo di associazione tra l’Ue e Israele, si osserva, «di fatto reintroduce i dazi sul 37% delle esportazioni israeliane verso l’Unione (merci per un valore di 5,8 miliardi): si tratta soprattutto di prodotti agricoli, frutta e verdura, frutta secca». Mentre al restante 63% «è applicato il trattamento generale previsto dall’Organizzazione mondiale del commercio, che prevede il principio della nazione più favorita, ovvero di applicare a tutti i partner commerciali i vantaggi o i benefici commerciali concessi a un paese».

L’attenzione mediatica è però soprattutto sull’azione militare. «Netanyahu sta conducendo un’offensiva di terra non al massimo delle potenzialità militari. Il suo interesse è dare l’impressione di concordare con le proposte di pace americane, confidando nel fatto che Hamas le bocci», sostiene Aaron David Miller, già consigliere alla Casa Bianca sul Medio Oriente, sentito da Repubblica. Per Miller, Netanyahu «può distruggere Hamas sul piano militare, e in larga parte ci è riuscito», ma non può cancellare con la forza «la sua influenza su Gaza» e «quindi cerca di spingere i palestinesi fuori dalla zona settentrionale della Striscia, se non dall’intera regione».

«Fin dall’inizio del conflitto c’è una bizzarra propensione per le bugie, non verificate, provenienti da Hamas, che organismi o funzionari Onu fanno proprie e diffondono come ufficiali», afferma Hillel Neuer, il direttore esecutivo di Un Watch, intervistato dalla Stampa. «L’elenco è lungo. La più grave fra le menzogne, è il genocidio». Neuer è a Roma e nel pomeriggio, alla Sala Nassirya del Senato, interverrà alla conferenza “Informazione e verità nel conflitto in Medio Oriente”.

«La popolazione di Gaza è nella miseria e non vedo come Hamas possa celebrare una vittoria», dichiara Eyal Hulata, ex Mossad, al Foglio. «Ma sicuramente Hamas sta vincendo nell’opinione pubblica con la distruzione dell’immagine di Israele in occidente». Il Foglio illustra anche la strategia del Viminale «per gestire l’autunno caldo dei cortei propal». Il primo banco di prova, si legge, sarà «la mobilitazione pro Gaza» indetta dalla Cgil per venerdì prossimo.

Stop ai finanziamenti pubblici agli Ophir Awards, i premi nazionali del cinema israeliano, dopo che il film “The Sea” ha vinto come miglior film dell’anno e rappresenterà il paese agli Oscar. È la decisione del ministro della Cultura, Miki Zohar. La pellicola, riferisce tra gli altri il Messaggero, «racconta la storia di un palestinese di 12 anni che vive sotto occupazione in Cisgiordania e rischia la vita per raggiungere per la prima volta la spiaggia di Tel Aviv».

La Spagna sarebbe pronta a boicottare i prossimi Mondiali di calcio in caso di qualificazione al torneo della nazionale israeliana. Ne scrive Libero, sotto l’occhiello “allucinazioni”.

«Può ripetersi una situazione come quella di martedì e può degenerare», racconta al Riformista il docente universitario Rino Casella, aggredito a Pisa da propal durante una lezione. «Questa volta è toccato a me; poteva esserci un professore più reattivo, potevano esserci studenti che magari si scontravano più violentemente. Le aule universitarie non sono luoghi in cui si può importare violenza: sono luoghi fragili, strutturalmente votati ad altro». Il rettore dell’ateneo pisano Riccardo Zucchi, sentito dalla Stampa, afferma che l’università non ha denunciato gli autori del blitz. Rispetto al professore aggredito, il rettore tiene a precisare: «Nei dibattiti sulla tragedia di Gaza che abbiamo tenuto in ateneo, non ho condiviso quasi per niente le sue posizioni. Le ritengo troppo vicine alla narrazione del governo d’Israele». Secondo Fiamma Nirenstein (Il Giornale), «l’incitamento a colpire gli ebrei è chiaro ed è al limite del pogrom», con la complicità «di giornalisti colti che si spostano in massa quasi senza accorgersene da essere consapevoli testimoni di una storia in cui per 75 anni Israele è stata oggetto di una jihad spietata».

«Il sostegno alle vittime palestinesi e la critica, anche durissima, al governo Netanyahu sono legittimi e doverosi in democrazia», scrive l’ex parlamentare del Pd Emanuele Fiano sul Foglio. «Altro è demonizzare il sionismo, che è – piaccia o no – il nome storico-politico del diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico». Quando l’antisionismo diventa negazione di quel diritto, prosegue Fiano, «lo scivolamento verso l’antisemitismo è immediato».