DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 29 settembre 2025

C’è attesa per l’incontro odierno a Washington tra Donald Trump e Benjamin Netanyahu. Al centro il piano in 21 punti per una pace “permanente e duratura” promosso dalla Casa Bianca. Secondo l’ex ministro israeliano Yossi Beilin, uno degli artefici degli accordi di Oslo, una svolta è vicina. Anche per via delle pressioni della società civile. «Il 70% della popolazione chiede la fine della guerra, le piazze gridano che rivogliono gli ostaggi, il capo delle Forze armate non è d’accordo con l’operazione, l’economia inizia a mostrare segni di cedimento, migliaia di persone dicono “no” a tornare sotto le armi», racconta Beilin a Repubblica. In caso di accordo l’estrema destra potrebbe lasciare l’esecutivo e il governo non avere i numeri per governare «ma centro e centro-sinistra hanno già detto di essere pronti a sostenerlo pur di arrivare al cessate il fuoco» e quindi, prosegue Beilin, Netanyahu «potrà restare al potere, almeno per il tempo necessario a implementare il piano».

Intanto la Flotilla continua a veleggiare verso Gaza, contro ogni indicazione e raccomandazione del governo italiano. «Tutti sapevamo che questa missione avrebbe comportato dei rischi: non sono decisi da noi, ma da Israele», sostiene la portavoce Maria Elena Delia in una intervista con Repubblica. Tra gli italiani che hanno lasciato la spedizione c’è il fotoreporter fiorentino Niccolò Celesti. Al Corriere racconta: «Prima di partire, durante i training a Catania, ci era stato chiaramente detto che l’obiettivo non era quello di entrare nelle acque territoriali di Gaza». Chi c’è davvero dietro la Flotilla? Chi la finanzia? Se lo chiede tra gli altri il Giornale, nel puntare l’attenzione sui «legami di alcuni suoi esponenti» con delle ong islamiste. In tema Libero si sofferma sulla «grande bufala dei corridoi umanitari» che la Flotilla sostiene di voler aprire per Gaza. In realtà, sottolinea, esistono da decenni. «Non esiste in concetto in natura e in storia un progetto genocida che consista nell’evacuare la popolazione civile e nel nutrirla con tonnellate di aiuti umanitarie», scrive Giuliano Ferrara sul Foglio, riprendendo alcune considerazioni svolte da Riccardo Di Segni, il rabbino capo di Roma, in una intervista con il Corriere sul libro Ebrei in guerra in cui il rav dialoga con il giornalista Gad Lerner.

«Un israeliano che vuole la pace dovrebbe sostenere un leader palestinese che crede nei due Stati, amato e scelto dal popolo. Non dovrebbe temerlo», dichiara al Corriere il figlio di Marwan Barghouti, condannato in Israele a cinque ergastoli con l’accusa di aver pianificato tre attacchi terroristici durante la Seconda intifada.

Matteo Piantedosi, il ministro dell’Interno, vuole un aggiornamento in tempo reale delle iniziative organizzate dai propal. Lo riferisce La Stampa, segnalando come il ministro abbia convocato allo scopo prefetti e questori delle principali città. L’attenzione è puntata in particolare sulla manifestazione nazionale del 4 ottobre.

Per Vittorio Feltri (Il Giornale), «l’ipotesi di sospendere Israele, di cancellarne le partite, di estrometterla dalla Uefa, è una vergogna che grida vendetta al cielo». Feltri ritiene che «lo sport, se ha ancora un senso, dovrebbe rappresentare un terreno franco, libero dalle polemiche ideologiche e dalle ossessioni della propaganda».

“False accuse a Leonardo, niente Festival”, titola il Giornale, raccontando dell’esclusione della partecipata strategica dello Stato dal prossimo Festival della Scienza di Genova. La decisione è stata presa per «una narrazione “falsa”, la stessa che sempre più spesso si legge negli slogan delle piazze propal, è cioè che venda armi a Israele».

Il Foglio segnala un’inchiesta del quotidiano francese Le Figaro, che racconta come l’antisemitismo non sia mai scomparso ma abbia solo cambiato veste. E oggi, si legge, «si diffonde in alcuni segmenti di una sinistra radicale imbevuta di un vocabolario decoloniale, ma il bersaglio rimane lo stesso: gli ebrei».