DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 3 ottobre 2025
Ha una matrice islamista l’attentato che ha ferito a morte lo Yom Kippur degli ebrei di Manchester, riportando l’incubo del terrorismo islamico in Europa. «Un attentato del genere non arriva come una sorpresa», scrive tra gli altri il Corriere della Sera, raccontando come alla marce propal a Londra vengano «regolarmente scanditi slogan filo Hamas e inneggianti alla distruzione di Israele». La sequenza dei fatti «è stata rapida e brutale», riporta La Stampa. Dopo aver travolto la guardia all’ingresso con la propria vettura, il terrorista «è sceso dal veicolo e, armato di coltello, ha colpito ripetutamente la sua prima vittima, già a terra, per poi rivolgere la stessa violenza contro altri presenti all’esterno di quel luogo di culto». «Era nell’aria», dichiara a Repubblica lo scrittore inglese Howard Jacobson, diventato bar mitzvah in quella sinagoga. «Ho amici, soprattutto intellettuali e anche ebrei, che insistono nel dire che oggi non c’è antisemitismo, che il nostro è solo vittimismo. Questa è la dimostrazione che si sbagliano tremendamente». Jacobson parla di attacchi di odio contro gli ebrei moltiplicati negli ultimi mesi eppure «molti hanno preferito voltarsi dall’altra parte, o non ascoltare gli slogan» urlati nei campus universitari. «Quello di ieri è un attacco islamista. C’è una componente di irriducibili che pensa che il terrorismo violento sia l’unica via per liberarsi non solo di Israele ma di qualsiasi apostasia. Ma il fatto che si colpiscano le sinagoghe comunque si inserisce in un clima che esiste», dice al Corriere della Sera l’ex parlamentare Emanuele Fiano. L’odio antisemita «non si limita agli slogan nei cortei, ai post violenti e impuniti sui social, agli applausi alle conferenze di magistrati, alle affermazioni di Francesca Albanese, alle violenze contro i professori nelle università e contro gli ebrei negli autogrill», scrive Stefano Parisi, il presidente dell’associazione Setteottobre, sul Riformista. L’antisemitismo «brucia lento, cova, ribolle e poi esplode nella barbarie», denuncia il Foglio, esprimendo preoccupazione per il recente sondaggio Swg secondo il quale il 15% degli italiani giustificherebbe le aggressioni contro cittadini ebrei.
Oggi è il giorno dello sciopero generale per la Flotilla, che rischia di bloccare nuovamente l’Italia. Si annuncia «un venerdì nero, ma già ieri in molte città, da Milano a Roma, da Bologna a Torino, da Napoli a Palermo, il traffico è rimasto paralizzato per gli scontri tra propal e forze dell’ordine», spiega il Corriere della Sera. Alla stazione centrale di Firenze sono state esplose alcune bombe carta. A Torino, balordi a volto coperto hanno devastato le Officine grandi riparazioni dove oggi è attesa la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. «Manifestare per Gaza è un diritto, così come lo è scioperare per la difesa del popolo palestinese», ravvisa il Foglio. «Ma un diritto dovrebbe essere anche quello di avere una classe dirigente politica in grado di comprendere che non scegliere da che parte stare quando in ballo vi è una tregua possibile che passa dalla rimozione di Hamas significa aver fatto una scelta precisa: preferire l’algoritmo del consenso facile delle piazze all’algoritmo più difficile della responsabilità di governo». Il Tempo intervista Matteo Piantedosi, il ministro dell’Interno, che afferma: «L’assalto alla Stazione centrale di Milano ha rappresentato un fatto gravissimo. È stato evidente che chi lo ha posto in essere non aveva per nulla a cuore i temi della pace in Medio Oriente. Soltanto grazie al pronto ed efficace intervento delle forze di polizia si sono evitati danni e guai peggiori. Confido che nessuno ritenti simili imprese o ne sia compiaciuto».
Lucetta Scaraffia annuncia sul Foglio di essersi dimessa dalla commissione etica dell’università Ca’ Foscari di Venezia per via di quello che definisce «l’abbandono dell’università al conformismo politico, il cedimento a logiche di discriminazione». L’ateneo, informa Scaraffia, «ha deciso non solo di sospendere i rapporti scientifici con enti e istituzioni israeliane, ma di estendere la misura a singoli docenti che non siano in grado di dimostrare di non appoggiare la politica del governo Netanyahu».