DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 9 ottobre 2025

Nella notte è arrivato l’annuncio che alle 11 ora italiana sarà firmato in Egitto l’accordo sulla prima parte del piano di pace di Donald Trump per Gaza e il Medio Oriente. Gli ostaggi dovrebbero essere liberati lunedì.  “Raggiunto l’accordo sul piano di pace a Gaza”, titola tra gli altri il sito del Corriere della Sera. “Ostaggi liberi e ritiro quasi totale dell’Idf dalla Striscia”, scrive Repubblica. “C’è l’accordo fra Israele e Hamas”, riporta il Foglio. «È un piano molto buono per Israele e per Gaza», riflette con La Stampa l’ex premier israeliano Ehud Barak. «Non so se lo sarà per Netanyahu», aggiunge l’ultimo leader laburista di Gerusalemme. Avvenire ha interpellato un altro ex primo ministro d’Israele, Ehud Olmert, secondo il quale solo Trump «può salvare il buon esito» del piano di cui è il patrocinatore e promotore.
C’è la possibilità che il tycoon ottenga adesso il tanto agognato Nobel per la Pace? Per Repubblica, si tratta di una circostanza improbabile «perché i fatti degli ultimi giorni potrebbero incidere poco sulle decisioni del ristretto comitato che assegna il riconoscimento: cinque membri selezionati dal parlamento norvegese ma indipendenti. Intanto perché il nome è stato certo già selezionato e i risultati dei negoziati in atto ormai contano poco». Inoltre, si legge, «le candidature si sono chiuse a febbraio 2025: quindi le raccomandazioni arrivate negli ultimi mesi dal premier israeliano Benjamin Netanyahu e dal cambogiano Hun Manet saranno dunque prese in considerazione solo nel 2026». Hamas starebbe intanto premendo perché vengano restituiti i cadaveri di Yahya Sinwar e del fratello Mohammed. Israele è contrario perché, racconta il Corriere, teme che i terroristi costruiscano un culto «attorno alla tomba del pianificatore dei massacri di due anni fa».

La luna di miele tra parte del “campo largo” e la special rapporteur Francesca Albanese è agli sgoccioli? Se ne parla su vari giornali. «Spavalda e senza mai un filo d’imbarazzo, un dubbio, un lampo di vergogna: nemmeno quando sta lì a spiegarti che quelli di Hamas non sono necessariamente dei tagliagole, Hamas ha fatto persino cose buone, i terroristi bisogna capirli e quella che invece non si può proprio capire è la senatrice Liliana Segre, colpevole d’essere tornata viva da Auschwitz, numero di matricola 75190 tatuato sull’avambraccio sinistro, e perciò troppo poco imparziale, poco lucida quando riflette sull’opportunità di usare il termine genocidio di fronte a quanto accade a Gaza», sottolinea il Corriere nel tracciarne un ritratto. «Doveva essere la nuova icona della sinistra, è finita per diventare radioattiva, con una corsa a prendere le distanze dalle sue dichiarazioni e lo stop alla concessione di nuove cittadinanze onorarie», scrive il Giornale.

Rispondendo a due interrogazioni del centrodestra alla Camera dei deputati, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha lanciato l’allarme sul «fortissimo incremento» dell’antisemitismo in Italia. Come riporta il Messaggero, il bollettino prodotto dall’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori del Viminale parla di oltre 700 episodi in Italia dai massacri del 7 ottobre in poi, di cui 140 a Roma e 86 a Milano.

«Purtroppo ci sono articoli in cui si afferma l’esistenza di un genocidio, avvalorando la tesi del paese occupante. E questo è peggio che essere estremisti: significa essere megafoni della propaganda di Hamas», accusa Stefano Parisi, il presidente dell’associazione Setteottobre, in una intervista con Libero. Per Parisi, «c’è una frangia di giornalismo militante che chiama i terroristi “guerriglieri”, dando loro una sorta di dignità resistenziale e partigiana».

«Mai nella storia così tante persone si sono trasformate in utili idioti per un asse del male e il terrorismo», dice al Foglio il giornalista israeliano Ben-Dror Yemini, editorialista del quotidiano Yedioth Ahronot. «Pensano di essere illuminati. Non lo sono. Stanno causando sempre più vittime. Un tempo il mondo libero era cieco alla minaccia rappresentata dall’asse del male nazista. I progressisti nel mondo libero potrebbero causare ulteriore cecità».

«Oggi, nel 43esimo anniversario dell’attentato alla sinagoga di Roma, chiediamo a gran voce: svegliamoci da questo incubo e ripartiamo verso un presente e un futuro di convivenza. Facciamolo per Stefano Gaj Taché, affinché nessun’altra famiglia debba più soffrire per l’odio degli altri». A chiederlo, sulle pagine di Riformista, è il Benè Berith Giovani.