DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 16 ottobre 2025

Uno dei corpi restituiti da Hamas a Israele non è quello di un ostaggio, hanno comunicato le autorità israeliane dopo i test del dna. Dal loro canto i terroristi sostengono di essere entrati in possesso di tutti i cadaveri «che era possibile recuperare». La tregua è di nuovo a rischio? Come riferisce tra gli altri il Corriere della Sera, il governo israeliano contesta la risposta dei terroristi, dice che Hamas può recuperarne almeno altri dieci «e fornisce ai mediatori possibili luoghi in cui si potrebbero trovare». Allo stesso tempo Donald Trump, in un’intervista alla Cnn, dichiara che potrebbe prendere in considerazione la possibilità di consentire a Israele «di ricominciare l’azione militare a Gaza se Hamas si rifiutasse di rispettare la sua parte dell’accordo di cessate il fuoco». Non è la prima volta che Hamas viola gli accordi e consegna corpi diversi da quelli attesi dalle famiglie, ricorda La Stampa. Era già successo a febbraio, durante la tregua, quando Hamas «avrebbe dovuto restituire i corpi di Ariel e Kfir Bibas, i due bambini uccisi a mani nude dai miliziani e quello della madre Shiri». All’arrivo in Israele delle bare, «si scoprì però che il presunto corpo di Shiri era quello di una palestinese». È difficile pensare che Hamas abbia tentato l’inganno «sapendo che col dna in poche ore il suo gioco sarebbe stato scoperto», scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale. Per la giornalista italo-israeliana, «è più facile che Hamas davvero non trovi i corpi o anche che abbia disegnato una strategia che punta sulla spaccatura della società israeliana», oppure che voglia tenersi una carta in mano «in vista della trattativa sul disarmo».

Dentro Gaza, Hamas rialza la testa con omicidi in sequenza e crimini efferati. «Esecuzioni per strada e controllo dei mercati. Giustizia sommaria e riavvio dell’amministrazione. La ricomparsa dei miliziani di Hamas nelle città e nelle zone della Striscia di Gaza non più occupate dall’esercito di Israele non è solo una faccenda di resa dei conti con i clan rivali», riporta Repubblica. La presenza asfissiante di Hamas, si legge, «si percepisce anche nei luoghi dove i gazawi vanno a comprare il cibo: gruppi di miliziani armati sono stati visti agli ingressi dei mercati principali di Gaza City».

Otto carabinieri italiani si sono aggregati alla missione Eubam al valico di Rafah. Il loro compito, informa il Corriere, «sarà quello di vigilare, come era già accaduto nei mesi scorsi, quando era attivo, sulla riapertura della frontiera Egitto-Gaza e di addestrare agenti delle forze palestinesi a fare la stessa cosa quando sarà il loro turno». Qual è il maggior ostacolo per la tenuta dell’accordo?, chiede Repubblica a Majed Al-Ansari, il consigliere più stretto del premier del Qatar Mohammed Al Thani. «Che individui investiti nella guerra per tornaconto personale siano i decisori sulla pace», accusa Al-Ansari, definendo Israele «una seria minaccia alla nostra sicurezza nazionale».

«Israele oggi è uno Stato saldo, legittimo, irreversibile», scrive Claudio Velardi sul Riformista, secondo il quale «nessuno potrà togliergli questo status, a maggior ragione se saprà tornare a presentarsi al mondo non come una comunità assediata, ma come un solido soggetto politico, capace di parlare da pari a pari con chiunque, scrollandosi di dosso la sindrome dell’assedio e rivendicando con naturalezza la normalità della propria sovranità».

«Gli israeliani si meritano di ricominciare. Così come i palestinesi. Non è un sogno, è possibile. Sta a noi far sì che si diventi realtà», scrive Eshkol Nevo nella ventesima puntata del suo Diario da Israele sul Corriere. Ventesima e ultima puntata, annuncia lo scrittore, perché «ora posso respirare».

«Ad Auschwitz si va per fare memoria di una tragedia immane che ha colpito il popolo di Israele e che deve rimanere un monito per tutti noi, anche di fronte alla crescita dell’antisemitismo alla quale purtroppo assistiamo». Sono parole del cardinale Pietro Parolin, il segretario di Stato vaticano, interpellato dal Corriere per un commento sulle dichiarazioni della ministra Roccella al convegno Ucei “La storia stravolta e il futuro da costruire”.

Il Foglio riporta un estratto dall’intervista con Matteo Piantedosi, il ministro dell’Interno, durante la Festa dell’ottimismo di Firenze. In un passaggio il ministro denuncia la ricomparsa sullo scena, sullo sfondo del conflitto in Medio Oriente, «di alcuni vecchi nostalgici fautori della lotta armata».

Tengono ancora banco alcune polemiche legate al modo di fare informazione della Rai su Israele e la guerra. Ne scrive il Giornale, sottolineando gli attacchi nei confronti del capo ufficio stampa Incoronata Boccia «che, in un intervento a titolo personale al convegno di Comunità ebraiche e Cnel, su un tema controverso come l’informazione di guerra, ha parlato di un suicidio del giornalismo» piegatosi alla propaganda di Hamas.

«Hamas è già fra noi. Con una rete armata, organizzata e pronta a colpire», racconta Libero, che riprende un’indagine di esperti statunitensi in cui si ipotizza che il gruppo terroristico possa entrare in azione anche in Italia.

Negli Usa è diventata di pubblico dominio una chat con contenuti razzisti e antisemiti di giovani leader repubblicani. «È stato il sito Politico a pubblicare le conversazioni», riferisce Repubblica. «Quasi tremila pagine di chat, di cui facevano parte una dozzina di elementi, tra millennial e generazione Z, di New York, Kansas, Arizona e Vermont».