DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 20 ottobre 2025

Due soldati israeliani sono stati uccisi e tre sono rimasti feriti nell’attacco compiuto domenica mattina da Hamas a Rafah, attacco che il primo ministro Benjamin Netanyahu ha definito «una grave violazione della tregua». L’esercito israeliano ha risposto colpendo vari obiettivi nella Striscia, chiudendo i valichi e bloccando fino alla sera l’ingresso agli aiuti umanitari. «Operazione terminata, pronti a reagire se la calma non verrà rispettata», ha comunicato lo stato maggiore nella notte. La tregua è già a rischio? La fase due del piano Trump per Gaza e il Medio Oriente resta attuabile o è una lontana chimera? Sono domande ricorrenti sugli organi informazione italiani. «Non aspettiamoci che a Gaza sbarchino i marines con il compito di togliere le armi ad Hamas. Non succederà. Il disarmo sarà lento e difficile. Ci saranno sviluppi positivi e qualche passo falso», riflette con il Corriere della Sera l’esperto di relazioni internazionali Charles Kupchan, docente negli Usa a Georgetown. «Posso immaginare che Hamas consegnerà una parte delle armi, ma non tutte. D’altra parte, nessuno sa dove si trovino i suoi arsenali». Per Kupchan, «Hamas non scomparirà, ma continuerà a esistere come un’entità politica a Gaza, con l’impegno di abbandonare la violenza e l’obiettivo della distruzione di Israele».

«Speriamo che il cessate il fuoco non crolli entro la fine dell’intervista. La situazione non è buona. Avere a che fare con Hamas è praticamente impossibile», spiega alla Stampa il negoziatore ed ex ambasciatore israeliano Itamar Rabinovich. «Penso che la guerra sarebbe potuta finire in modo simile un anno fa. E ho criticato il governo per non aver perseguito una conclusione anticipata. Ma ora che è finita, dobbiamo assicurarci che non ci sia una ripresa dei combattimenti», precisa Rabinovich, aggiungendo che non sarà facile «perché Hamas, come si vede, sfida lo status quo e si opporrà all’attuazione della fase due». Riguardo alla situazione politica in Israele, afferma: «L’attuale coalizione include elementi che per me sono inaccettabili e dovrebbero essere sostituiti. Sarebbe un cambiamento molto gradito. Diversamente, ci ritroveremo con un grosso problema».

Quanto potrebbe durare il disarmo di Hamas? «Cinque o sei anni», ipotizza Repubblica. Secondo il quotidiano, la seconda fase del piano Trump sarebbe «sempre più appesa ad un filo, come peraltro gli americani avevano sempre temuto». In una intervista l’analista ed ex colonnello dell’intelligence israeliana Michael Milshtein sottolinea: «Siamo nel mezzo di una crisi della tregua, questo è innegabile. Quel che è successo a Rafah e la reazione del governo israeliano, che ha deciso di bloccare l’ingresso degli aiuti umanitari, dimostrano quanto sia fragile il cessate il fuoco».

Il centrodestra ha chiesto l’espulsione dall’Italia di Mohammad Hannoun, nella black list del Dipartimento del Tesoro americano con l’accusa di essere un finanziatore del terrorismo e un sostenitore di Hamas. Ne scrive il Tempo, che ha dedicato al personaggio un’inchiesta, riportando anche alcune considerazioni in merito dell’ex ambasciatore israeliano in Italia Dror Eydar. «Non capisco come un simile sostenitore del terrorismo possa circolare liberamente in Italia», dice Eydar. «Quest’uomo sta provocando violente rivolte e instillando paura nella società italiana, soprattutto nella comunità ebraica». Del tema parla anche Libero, raccontando chi sono «gli influencer della guerra santa» nel nostro paese.

Claudio Cerasa, il direttore del Foglio, ritiene urgente «smascherare la truffa dell’umanitarismo politico» in Medio Oriente. Francesca Albanese «non è un caso isolato», avverte Cerasa, perché «il suo approccio, che punta a nazificare Israele, è condiviso dall’istituzione che rappresenta» e «lo schermo dell’Onu al terrore di Hamas funzionava già prima del 7 ottobre».

Il semiologo Ugo Volli, intervistato dal Giornale, risponde ad alcune domande sull’ideologia woke. «È un movimento che si posiziona sulla base dello schema buoni-cattivi, amici-nemici, e tende a giustificare sempre gli amici. A ogni costo. Quel che conta non è la realtà, ma lo schema», dichiara Volli, citando a titolo di esempio il «totale rifiuto di solidarizzare con le donne israeliane vittime di stupro» da parte delle aderenti al Me Too.

Fa discutere la candidatura alle elezioni regionali campane, con Avs, quindi nel “campo largo”, della docente universitaria di origini palestinesi Souzan Fatayer. Scorrendo le sue pagine social, informa il Giornale, «per la Campania c’è ben poco: tutti i messaggi sono contro Israele, con tanto di esaltazione dei terroristi, definiti “martiri”».

Il Foglio traduce un articolo del giornalista e commentatore politico britannico Douglas Murray, pubblicato su The Spectator. «Dal 7 ottobre 2023, innumerevoli moschee in questo paese hanno ospitato sermoni inneggianti agli attacchi di Hamas», scrive Murray. «La maggior parte di queste entità ha uno status di ente benefico», eppure a suo dire nessuno si è preso la briga «di fare qualcosa» per contrastare questa deriva.