ISRAELE – L’addio ai due militari uccisi a Rafah, mentre Tsahal rafforza la linea gialla contro Hamas

Il maggiore Yaniv Kula, 26 anni, e il sergente maggiore Itay Yavetz, 21, erano impegnati con la Brigata Nahal nella ricerca e demolizione dei tunnel di Hamas a Rafah, nel sud di Gaza. Stavano operando secondo le direttive del cessate il fuoco, quando un gruppo di terroristi è riemerso dalle gallerie sotterranee e ha lanciato un missile Rpg contro il loro veicolo. L’esplosione ha travolto i due soldati, uccidendoli sul colpo e incrinando la fragile tregua.
In queste ore Israele accompagna i due militari nell’ultimo saluto. A piangerli è la città dove entrambi erano cresciuti e vivevano: Modi’in-Maccabim-Re’ut. «Yaniv e Itay, ciascuno a modo suo, hanno dato prova di umiltà e dedizione», ha sottolineato il sindaco Haim Bibas. «La città si inchina di fronte a questa grande perdita e abbraccia le famiglie in questi momenti difficili, per i quali non ci sono parole di consolazione».
Neta, la giovane moglie di Yaniv, lo aveva sposato solo due anni fa. «Era un comandante e un fratello per i suoi soldati», ha raccontato Idan, il maggiore dei fratelli Kula. «Ha sempre cercato di influenzare e contribuire. Considerava i suoi uomini come figli».
Il 21enne Itay lascia i genitori Ayla e Avishai e il fratello Raz. «Era umile, sempre sorridente, un vero amico», ha commentato in una nota la famiglia, ricordando la sua passione per lo sport e il sogno di servire il paese fino a diventare un giorno capo di stato maggiore.
Per gli analisti l’incidente in cui sono stati uccisi Kula e Yavetz rischia di non essere un caso isolato. Secondo Yoav Zitun, analista militare di ynet, le forze di sicurezza israeliane stanno rafforzando le posizioni della cosiddetta “linea gialla”, il nuovo perimetro interno a Gaza tracciato dopo il cessate il fuoco e il ritiro parziale delle truppe. Si tratta di un corridoio largo decine di chilometri quadrati, che separa la vecchia recinzione di confine tra Gaza e Israele dalla nuova linea interna. In quelle aree, duramente colpite dalle operazioni militari, restano intatti numerosi tunnel di Hamas, da cui i terroristi emergono all’improvviso per colpire. «Quello che è accaduto a Rafah potrebbe ripetersi nei prossimi mesi in tutte le enclavi controllate da Israele», avverte Zitun.
Per questo le Idf hanno avviato un vasto programma di fortificazione: terrapieni più alti, rotoli di filo spinato, postazioni sopraelevate e sistemi di sorveglianza elettronica vengono installati lungo la linea gialla, trasformando l’area «in una cintura difensiva. Gli ingegneri militari sono convinti che vicino a molte di quelle postazioni si nascondano ancora tunnel funzionanti, e i rapporti di movimenti quotidiani e di tentativi di imboscate si moltiplicano.
La linea, segnata sul terreno con pietre gialle come quelle già viste ai confini con Libano e Siria, è per ora una misura temporanea. Ma, scrive Zitun, se i negoziati dovessero fallire, quei segni potrebbero trasformarsi in un confine permanente, aprendo la strada a nuove pressioni politiche per il ritorno di insediamenti israeliani a Gaza. Un’ipotesi, prosegue il giornalista, che spiega perché i ministri Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir abbiano scelto di restare nella coalizione nonostante siano contrari alla tregua.
Nel frattempo Hamas si riorganizza: riapre i tunnel, ricostruisce le sue difese sotterranee e si protegge dietro lo scudo di centinaia di migliaia di civili tornati a Gaza City. Il cessate il fuoco è fragile, prosegue Zitun, e resta appeso al consenso del presidente Usa Donald Trump, da cui dipende ogni passo militare di Israele. «In caso di violazioni gravi, non solo scontri con terroristi isolati, l’esercito si sta preparando a operazioni di terra brevi e limitate oltre la linea gialla, per inviare un messaggio deterrente più forte a Hamas», conclude il giornalista.