DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 23 ottobre 2025

«Netanyahu: non siamo vassalli Usa», titola il Corriere della Sera, raccontando l’incontro a Gerusalemme tra il premier israeliano e il vicepresidente americano J.D. Vance. Al centro, la creazione della futura forza internazionale per Gaza, condizione necessaria per passare alla ricostruzione e al ritiro graduale dell’esercito israeliano. Netanyahu ha posto alcuni paletti: «I soldati turchi non entrano a Gaza» e nessun ruolo per l’Autorità nazionale palestinese, neppure con poliziotti addestrati in Egitto e Giordania (Giornale). Vance, da parte sua, ha ribadito che «Israele non è un vassallo Usa» e che la sua missione «non è fare il babysitter», ma ha sottolineato come Washington resti il vero interlocutore tra Israele e paesi arabi (Corriere).
I mediatori intanto lavorano alla “fase 2” per Gaza: la creazione di una Forza di stabilizzazione internazionale. Washington, spiega il Corriere, ha sondato diversi paesi – Egitto, Qatar, Giordania, Azerbaigian, Indonesia, Emirati – ma Israele si oppone alla partecipazione di Turchia e Anp. Intanto Regno Unito, Canada, Germania e Danimarca hanno già inviato rappresentanti in Israele come possibile avanguardia della missione. Tra gli ostacoli per la costituzione della Forza internazionale c’è il rifiuto di combattere Hamas al posto di Israele.

Intanto, in Parlamento, l’ultradestra israeliana ha fatto passare un primo voto a favore dell’annessione della Cisgiordania, irritando gli Stati Uniti e i partner del Golfo: «Ogni annessione di territori palestinesi è per noi una linea rossa», ha dichiarato Anwar Gargash per gli Emirati Arabi, riporta Repubblica. Netanyahu, ricorda La Stampa, era contrario al voto per evitare scontri con Washington.

Clima teso nei colloqui in Israele tra Netanyahu e il capo dell’intelligence egiziana Hassan Rashad, riporta il Sole 24 Ore. Israele ha rifiutato l’ingresso a Gaza di forze legate all’Anp o addestrate in Egitto e Giordania, insistendo prima sul disarmo di Hamas. La delegazione egiziana ha lasciato senza accordi, segnalando lo stallo. Per il Cairo, sottolinea il Sole, la posta è alta: da un lato dipende dal gas israeliano (60% delle importazioni), dall’altro teme instabilità e flussi migratori da Gaza.

Secondo il Corriere, Hamas è «davanti a un bivio», tra tregua con Israele e rinuncia alla lotta armata. Per il leader Khalil al-Hayya «la tregua reggerà», ma resta il nodo politico, sottolinea il quotidiano: con i vecchi capi eliminati, ai nuovi sarà difficile ma non impossibile «abbandonare la vendetta per la politica». Sul Riformista, l’analista Riccardo Renzi osserva come Hamas abbia spostato la sua battaglia sul piano comunicativo: non più la retorica apocalittica del jihadismo classico, ma il «marketing del martirio», capace di trasformare «ogni palestinese in un simbolo» e ogni vittima «in una leva, seducendo e manipolando l’Occidente per governarne l’immaginario».

La Corte internazionale di giustizia ha stabilito che Israele deve permettere all’Unrwa di operare a Gaza, affermando che «non ci sono prove sufficienti» di infiltrazioni di Hamas tali da comprometterne la neutralità. Israele respinge la decisione, definendo l’agenzia «infestata da attività terroristiche». Per l’Onu, il parere, pur non vincolante, è «determinante» per garantire i bisogni primari della popolazione della Striscia (La Stampa).

Nel riferire al Parlamento in vista del Consiglio europeo, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha ribadito il sostegno a Kiev e si è soffermata sulla crisi in Medio Oriente. Meloni, ricordano Domani e Giornale tra gli altri, ha lodato i risultati diplomatici di Trump sul cessate il fuoco, ma ha avvertito che la tregua resta «fragile». Quanto al futuro di Gaza, ha chiarito che l’Italia potrà riconoscere la Palestina solo «con Hamas disarmato e fuori dalla governance» e si è detta pronta a contribuire a una forza internazionale di stabilizzazione. In Aula, la premier ha accusato Pd e M5S di «cinico utilizzo delle piazze a favore di Gaza».

La Procura di Roma ha aperto un’indagine sul blocco israeliano alla Global Sumud Flotilla, dopo gli esposti di 36 attivisti italiani, tra cui quattro parlamentari. Ne scrive La Stampa, spiegando che nell’inchiesta, al momento contro ignoti, si ipotizzano i reati di sequestro di persona e danneggiamento con pericolo di naufragio. Gli attivisti denunciano «uso sproporzionato della forza in acque internazionali» e accusano Israele di atti di tortura dopo l’abbordaggio e il trasferimento nel porto di Ashdod. A Madrid, segnala Libero, una simile denuncia è stata archiviata.

«Dal rigetto all’incontro. Dal sospetto al rispetto. Dalla diffidenza alla riconciliazione»: così l’arcivescovo Flavio Pace, intervistato da Avvenire, sintetizza l’eredità di Nostra aetate, la dichiarazione conciliare che compie 60 anni e che ha segnato una svolta nei rapporti tra Chiesa cattolica ed ebraismo. Oggi, afferma Pace, «ci sono tensioni reali e fatiche» legate alla guerra a Gaza, ma il cammino non si è interrotto: il dialogo esige «ascolto reciproco e capacità di rigenerazione». L’arcivescovo afferma che la dichiarazione Nostra aetate ha tolto ogni alibi all’antisemitismo e che «un cristiano che ignora l’ebraismo rischia di vivere una fede decapitata».

Secondo il Foglio, dopo il 7 ottobre la Germania ha rafforzato la cooperazione militare con Israele, considerandone la sicurezza «ragion di Stato». Berlino ha firmato contratti miliardari per missili Spike, droni Heron, sistemi Arrow 3 e difese Elbit, con un volume di acquisti nel 2025 superiore ai quattro anni precedenti. «Abbiamo la responsabilità di garantire che Israele sia in grado di mantenere le sue capacità di deterrenza», ha dichiarato al Financial Times il capo di Renk, confermando come l’Europa dipenda sempre più dall’industria bellica israeliana.

In un’intervista al Riformista, lo storico Georges Bensoussan descrive il conflitto Israele-Hamas come uno «scontro di civiltà» tra «la ragione dei Lumi e il jihadismo», destinato a produrre solo tregue temporanee. Lo storico denuncia l’influenza di Qatar e petrostati sulle élite europee e l’effetto dell’immigrazione musulmana sull’integrazione, specie in Francia e Belgio. L’antisemitismo, amplificato dai social, raggiunge oggi un’ampiezza «inedita» e «l’onda attuale dura di più e colpisce più forte anche perché l’immigrazione arabo-musulmana è molto più numerosa in Europa e Nord America rispetto a quarant’anni fa, e perché per un pezzo di élite in crisi la causa palestinese è diventata una nuova religione civile». Per Bensoussan «finché i governi non avranno il coraggio di nominare il nemico, questa guerra è persa in partenza».

La tregua a Gaza ha «disorientato il pacifismo», che sembra attivo solo «quando vi è un Occidente da denigrare», scrive il direttore del Foglio, Claudio Cerasa, ricordando come che ci siano molte altre cause per cui mobilitarsi – dall’Ucraina al Sudan, fino ai cristiani perseguitati in Africa – ma «manifestare contro l’Occidente è a costo zero, più complesso è farlo contro islamismo, putinismo o dittature».

L’Unità intervista Yair Golan, ex generale e leader del Partito democratico d’Israele, che accusa Netanyahu di aver rafforzato Hamas e indebolito il paese fino a rischiare di farlo diventare «uno Stato paria». Golan propone di basare la sicurezza su un’alleanza con i paesi arabi moderati, non con Qatar e Turchia, e rilancia la prospettiva dei due Stati. A Gaza, afferma, serve un governo palestinese legittimo e moderato, sostenuto dai partner regionali e dall’Occidente, mentre Israele deve puntare a una separazione civile mantenendo però la capacità militare di difesa.

Il Senato Accademico dell’Università di Pavia ha approvato una mozione che chiede al governo di favorire cessate il fuoco, corridoi umanitari e rispetto del diritto internazionale, accusando Israele di genocidio. Nel testo, denuncia Iuri Maria Prado sul Riformista, non c’è nessun riferimento agli eccidi di Hamas del 7 ottobre.

Nuove polemiche per Souzan Fatayer, candidata di Avs in Campania: dopo aver attribuito a una “disattenzione” un post su Facebook con frasi che evocavano Hitler, è emerso un secondo messaggio in cui paragonava l’ex ministro israeliano Lieberman al dittatore nazista. La Lega, segnala il Tempo, ha presentato un’interrogazione per verificare eventuali incarichi universitari della candidata. A Milano sono le parole del consigliere Pd del Municipio 7, Alessandro Corti, a far discutere: in un video definisce «sempre legittima» la lotta armata, anche quella di Hamas, sostenendo che sia prevista dal diritto internazionale.

Un anno fa il pastore protestante Henrik Lenkeit ha scoperto di essere nipote di Heinrich Himmler, tramite la nonna Hedwig Potthast, amante del gerarca nazista. A Repubblica racconta lo shock e spiega di aver scritto un libro per elaborare il trauma e contrastare l’estrema destra tedesca: l’Afd, afferma Lenkeit, «usa molte citazioni di Himmler», mentre «è giusto provare un po’ di vergogna» per i propri antenati.

Laura Valente, musicologa e manager culturale che cura le celebrazioni per i 2.500 anni di Napoli, si racconta al Corriere. Nel ricordare gli incontri più significativi, cita quello con il maestro Daniel Barenboim «a Ravello con orchestrali palestinesi e israeliani seduti vicini, che scherza e dice: per la prima volta, non hanno un’arma in mano, ma strumenti per parlarsi»