DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 24 ottobre 2025
Dopo il sì della Knesset il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha chiesto al governo di bloccare l’iter della legge sull’annessione della Cisgiordania. Il via libera del Parlamento, interpretato dal ministro degli Esteri Gideon Sa’ar come «una mossa politica dell’opposizione» per «cercare di mettere in imbarazzo il governo», agita comunque le acque. Anche con lo storico alleato. «Israele perderà tutto il sostegno degli Stati Uniti se annetterà la Cisgiordania», ha dichiarato il presidente Donald Trump. «Mai sentite parole simili e così esplicite dal nostro alleato», afferma al Corriere della Sera l’ex diplomatico israeliano Alon Pinkas, che accusa Netanyahu di non essere credibile. «Pensate al disastro se anche in Cisgiordania si tornerà alla violenza. L’unica soluzione possibile sono elezioni e un nuovo governo. Senza Netanyahu».
La tregua imposta da Trump «non è affatto una certezza, ma un equilibrio fragile su cui le forze che credono in una prospettiva diversa hanno la responsabilità di provare a costruire», scrive Gabriele Segre sulla Stampa. «Gli estremismi restano vivi, pronti a riaffermarsi; le ideologie, a tornare a dominare la scena; la violenza, a riprendere il sopravvento. Eppure, è un tentativo al quale nessuno che creda ancora nella politica può permettersi di rinunciare». Per Fiamma Nirenstein (Il Giornale), «ci deve pensare anche l’Europa alla bella prospettiva di una pace in cui per ora sembra non esserci posto per annessioni, ma che esclude anche l’istituzione di uno stato che sarebbe di fatto uno stato radicale islamista pieno d’odio e di terrorismo».
«Nell’era contemporanea il sionismo è certamente la concretizzazione di uno Stato degli ebrei ma costituisce anche un modello di autodeterminazione e di costruzione di una società democratica moderna che contiene gli elementi essenziali delle democrazie liberali dell’Occidente», scrive Stefano Parisi, il presidente dell’associazione Setteottobre, sul Sole 24 Ore. Il sionismo, aggiunge Parisi, «non è un processo rivoluzionario, è un progetto pacifico, popolare».
Il Foglio riprende il recente appello del leader dei democratici israeliani Yair Golan alle forze progressiste occidentali. Il succo del suo messaggio, viene fatto capire, è che «per avere un Israele in sicurezza occorre non isolare Israele, occorre non boicottarlo, occorre ricordare che difendere le democrazie, in ogni dove, dovrebbe essere l’essenza dell’essere democratici e progressisti». Non solo in Israele, «anche in tutto il resto del mondo».
“L’Unrwa è la vera forza occupante”, titola il Riformista, ricordando le responsabilità dell’agenzia Onu nel disastro di Gaza. L’Unrwa, accusa il Riformista, «ha rinunciato da tempo, semmai lo ha avuto, al proprio profilo di neutralità».
Elezioni regionali o un film dell’orrore? È la domanda che si pone il Tempo, parlando di Bassem Jarban, “il palestinese pugliese” candidato dal Movimento Cinquestelle con il sostegno di Rifondazione Comunista. «A fare impressione», viene spiegato, «sono in particolare due foto: in una vediamo Gesù sulla croce con dietro la bandiera della Palestina e la kefiah sul bacino». Nella seconda, invece, «la Madonna con indosso la kefiah e con in braccio Gesù bambino».
“La propaganda anti-israeliana dilaga nelle classi”, titola Libero, denunciando come «l’indottrinamento pro-Pal» abbia invaso «le aule degli istituti, dalle elementari alle superiori (le università lasciamo perdere…)». Del tema parla anche il Foglio, con un intervento dell’insegnante Andrea Atzeni su quello che definisce il «palestinismo scolastico».
Sette del Corriere ricorda in un ritratto Viviana Kasam a un anno dalla scomparsa. «Era la signora della divulgazione scientifica», si legge. «Dai genitori, mecenati ebrei mitteleuropei, aveva mutuato la vocazione filantropica».