DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 29 ottobre 2025
«Raid su Gaza, tregua in bilico»; «Gaza, tornano le bombe», «Inferno Gaza, torna la guerra». Sono i titoli di apertura di Corriere della Sera, Repubblica e Stampa per raccontare la situazione a Gaza, dove l’esercito israeliano è tornato a colpire Hamas in seguito, sottolinea Gerusalemme, alla violazione del gruppo terroristico dell’accordo di cessate il fuoco. Non sono state restituite le salme dei 13 ostaggi israeliani e ieri pomeriggio, riporta il Corriere, «i jihadisti hanno sparato un razzo anti-carro contro i soldati a Rafah, verso il confine con l’Egitto». Per Repubblica Israele accusa anche Hamas di aver «ingannato» consegnando i resti già noti di un ostaggio, scatenando nuove tensioni. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ordinato «un attacco massiccio» e fonti nel governo annunciano che «le truppe potrebbero avanzare, riprendere più territorio» nelle aree tenute da Hamas.
La Casa Bianca segue «con preoccupazione» l’escalation a Gaza, ma resta convinta che «il cessate il fuoco sta tenendo» e che «la pace in Medio Oriente resisterà nonostante le scaramucce», ha dichiarato il vicepresidente Usa J.D. Vance. Israele, riporta il Sole 24 Ore, ha informato Washington dei nuovi attacchi decisi da Netanyahu dopo la mancata consegna delle salme e l’attacco a Rafah, ma resta l’incognita su un eventuale ampliamento del controllo oltre la «linea gialla», che dovrebbe essere concordato con gli americani. Trump, prosegue il Sole, ha rafforzato il monitoraggio inviando 200 soldati e creando un centro di coordinamento vicino a Gaza, visto a Gerusalemme come una limitazione alla sovranità. I ministri dell’ultradestra israeliana, aggiunge il Corriere, premono per l’occupazione di Gaza e Netanyahu potrebbe «essere tentato dall’inseguire la vittoria totale» su Hamas. A fermarlo, conclude il quotidiano, resta la linea del presidente Usa Donald Trump, che ha garantito ai paesi arabi che il conflitto non riprenderà.
Ofir Tzarfati «è morto tre volte», scrive il Corriere della Sera. «Quando è stato ammazzato mentre aiutava la gente a scappare dalla carneficina del Nova Festival, quando il suo corpo è rimasto insepolto in un tunnel fino a essere recuperato due anni fa dalle forze israeliane, quando i suoi poveri resti – quel che ancora rimaneva a Gaza – sono stati consegnati da Hamas come fossero di un altro». La «truffa», scrive Repubblica, «ha scatenato l’ira» di Gerusalemme, mentre le famiglie degli ostaggi chiedono di fermare gli aiuti finché non saranno recuperate le 13 salme mancanti. «Una macabra messa in scena», denuncia Libero, mentre il Giornale parla di «gioco pericoloso di Hamas» per rimandare la fase due della tregua e il suo disarmo.
«Non credo che la tregua salterà, ma la parte più difficile deve ancora arrivare: se Hamas non accetta di disarmarsi, è possibile che la guerra riprenda», afferma a Repubblica l’ex generale Yaakov Amidror, già consigliere per la sicurezza di Netanyahu. Hamas, sostiene Amidror, «vuole guadagnare tempo per riorganizzarsi», ma senza il disarmo «Israele avrà tutta la legittimità per riprendere la guerra». Alla cautela richiama invece Giora Eiland, ex capo della Sicurezza nazionale, intervistato da La Stampa: «Il problema non è tra Israele e Hamas, ma tra Israele e Stati Uniti, non possiamo ostacolare un piano in cui Trump crede». Israele deve rispondere agli attacchi, sottolinea Eiland, ma «senza eccedere», perché la priorità resta «non irritare Trump» e mantenere saldo il rapporto con Washington.
Sul destino di Gaza c’è un grande «nodo irrisolto», scrive il Foglio: chi disarmerà Hamas. Giordania ed Egitto si tirano indietro, gli Stati Uniti escludono l’impiego di truppe, e intanto il movimento terroristico elimina i potenziali oppositori interni. «Il non detto dell’accordo», scrive il quotidiano, è che l’onere del disarmo ricadrà su Israele.
Dalla spia Eli Cohen, impiccata a Damasco nel 1965 e mai restituita, al navigatore Ron Arad scomparso in Libano, fino ai carristi Baumel e Feldman recuperati con l’aiuto di Mosca: sul Corriere della Sera Guido Olimpio ricostruisce la lunga storia di scambi e trattative attorno ai corpi dei caduti in Medio Oriente. Non solo Israele ha cercato per decenni i resti dei propri uomini, ma ha anche trattenuto quelli dei kamikaze palestinesi, poi in parte restituiti all’Anp. Oggi Hamas punta a ottenere i corpi dei fratelli Sinwar, eliminati dalle Idf. «Sono ferite sempre aperte ma anche un motivo per riaccendere la miccia», scrive Olimpio.
Continua sui quotidiani l’attenzione al caso della censura subita da Emanuele Fiano all’università Ca’ Foscari. In una lunga intervista al Corriere della Sera, l’ex deputato Pd racconta lo choc per le contestazioni degli attivisti pro-Pal che lo hanno zittito urlando «fuori i sionisti dall’università» e mostrando il gesto della P38. «Non potevo farmi cacciare, lo dovevo a mio padre», spiega Fiano, ricordando l’espulsione subita dal padre Nedo nel 1938 perché ebreo. Ai contestatori ha replicato: «Tu sei tecnicamente un fascista, perché chi vuole sopprimere le parole dell’altro non appartiene alla democrazia». E avverte: «Criticare Netanyahu è lecito, ma se neghi il diritto del popolo ebraico a uno Stato, l’antisionismo diventa antisemitismo». Sul Foglio sempre Fiano scrive: «Le università devono restare luoghi di confronto, non di liste di proscrizione. La libertà di parola vale per tutti, soprattutto per le minoranze».
La rettrice di Ca’ Foscari, Tiziana Lippiello, ha definito la contestazione a Fiano «un’azione grave e inaccettabile», ma ha precisato che l’ateneo «resta un presidio aperto di dialogo democratico e crescita culturale» e non denuncerà contestatori non identificati. Lippiello ha aggiunto di aver parlato con la ministra Anna Maria Bernini, pronta a tornare a Venezia con Fiano. A La Stampa Dario Calimani, presidente della comunità ebraica veneziana ed ex docente a Ca’ Foscari, ricorda come episodi di antisemitismo in città sono frequenti: «gente che entra nel ghetto e si mette a gridare insulti o ebrei con la kippah a cui vengono aizzati contro i cani. Ho colleghi di università che a stento mi salutano. Ma io non sono Netanyahu, il governo non è tutta Israele e Israele non sono tutti gli ebrei del mondo». I diversi quotidiani ospitano interventi trasversali di critica al gesto degli studenti e solidarietà a Fiano. Libero critica la sinistra, accusando la leadership di «solidarietà stentata e e nessuna autocritica».