DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 30 ottobre 2025
Oggi a Roma, in piazza Santi Apostoli, si terrà alle 19.00 la manifestazione «Per la nostra libertà, a testa alta con gli ebrei», promossa dall’associazione Sette Ottobre di Stefano Parisi. L’evento nasce come risposta al riemergere dell’antisemitismo in Italia e alle intimidazioni contro gli ebrei.
Intervistato al Riformista, Parisi denuncia «un’ondata di violenza squadrista che colpisce università e piazze, protetta da complicità accademiche e politiche». L’obiettivo della manifestazione è «difendere la democrazia e la libertà di espressione: gli ebrei devono poter vivere e parlare senza paura, a testa alta, perché la libertà degli ebrei è la libertà di tutti». All’iniziativa interverranno rappresentanti dell’ebraismo italiano, politici dei diversi schieramenti, esponenti della società civile.
In occasione dei 60 anni della Nostra aetate, papa Leone XIV ha dedicato l’udienza generale al tema del dialogo interreligioso. Il pontefice ha ricordato che la dichiarazione conciliare aprì un nuovo orizzonte nei rapporti con le altre fedi, a partire da quello con l’ebraismo, e ribadito che «la Chiesa non tollera l’antisemitismo e lo combatte, a motivo del Vangelo stesso». Parole definite «importanti» dalla presidente Ucei Noemi Di Segni. Secondo Di Segni colgono «l’allarme di quanto stiamo vivendo in Italia nelle piazze e negli atenei» (Giornale). Il papa ha invitato le religioni a collaborare su pace, giustizia, ecologia e intelligenza artificiale, mettendo in guardia contro fondamentalismo ed estremismo: «Se siamo uniti, tutto è possibile. Facciamo in modo che nulla ci divida».
Dopo la risposta israeliana alle violazioni di Hamas con azioni militari in diverse aree di Gaza, è tornato formalmente in vigore il cessate il fuoco, riportano i quotidiani. Negli attacchi israeliani, scrive Repubblica, sono morte cento persone, tra cui, secondo le Idf, 30 terroristi. Il presidente Usa Donald Trump ha definito gli scontri «scaramucce» e assicurato che la tregua reggerà, mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato la volontà di sostenerla, sottolinea il Corriere, «almeno finché non saranno restituiti i cadaveri dei rapiti del 7 ottobre». Le Nazioni Unite hanno condannato i bombardamenti israeliani.
Il premier del Qatar Mohammed al Thani, mediatore della tregua a Gaza, in un incontro al Council on Foreign Relations ha confermato che la violazione del cessate il fuoco è avvenuta «da parte palestinese», e ha ammonito Hamas a rispettare gli impegni, inclusa la consegna dei corpi degli ostaggi. al Thani ha ribadito che il disarmo delle fazioni palestinesi «fa parte dell’accordo» e che la soluzione resta quella dei due stati, scrive Repubblica. Il primo ministro ha poi accusato Israele di torture contro i detenuti palestinesi compiute nelle carceri, chiedendo la liberazione di Marwan Barghouti, e ha definito «uno shock» il raid israeliano contro Doha.
Dal cuore di Gaza, dietro la “linea gialla” che divide l’area sotto controllo israeliano da quella di Hamas, i soldati raccontano violazioni e provocazioni quotidiane del cessate il fuoco, racconta il Foglio. Hamas continua a dominare la Striscia, ignorando l’accordo. Il piano Trump prevede che la ricostruzione parta solo dopo la consegna dei corpi degli ostaggi e il disarmo; in assenza di progressi, resta il “piano B”: iniziare a ricostruire nella parte orientale, controllata da Israele e dal futuro Consiglio per la pace guidato da Tony Blair, ricorda il quotidiano. Intanto Gaza appare spaccata in due, con la linea gialla come nuovo confine di fatto.
Dalia Gubbay, consigliera della Comunità ebraica di Milano, racconta sulle pagine di Libero il suo recente viaggio in Israele tra i luoghi colpiti dall’attacco di Hamas. Dalla piazza degli ostaggi al kibbutz Nir Oz, dagli ospedali bombardati ai centri di riabilitazione dei soldati, «questo popolo cade e si rialza, sempre», racconta Gubbay. «Gli ebrei devono poter vivere a testa alta, qui e ovunque».
Emanuele Fiano tornerà a Ca’ Foscari il 4 novembre per concludere l’incontro interrotto dai collettivi pro Pal, affiancato dalla ministra dell’Università Anna Maria Bernini, riportano Corriere e Stampa. L’ex deputato Pd, figlio di Nedo Fiano, parlerà di pace e soluzione «due popoli, due Stati». Dopo i cori «dialogare con i sionisti è impossibile» e il gesto della P38, Fiano avverte: «Se torneranno, dimostreranno la loro sopraffazione». Per la rettrice della Ca’ Foscari, Tiziana Lippiello, «antisemiti e violenti hanno perso. Ho fiducia nelle riflessioni in corso tra i protagonisti dell’agguato. In ogni caso devono prevalere valori irrinunciabili: a partire da libertà di espressione». Lippiello respinge l’accusa di aver ceduto alle pressioni dei manifestanti e avverte: «Non useremo mai metodi violenti, ma non rassegniamoci alla dittatura dell’indifferenza». Sulla denuncia non ancora sporta dall’ateneo contro chi ha interrotto Fiano, afferma: «Quando fatti, danni e identità saranno chiariti, prenderemo una decisione».
Sul caso Fiano, scrive il Corriere, il presidente della comunità ebraica di Venezia, Dario Calimani, si è scagliato contro la sinistra: «Facile mandare solidarietà a posteriori dopo aver strumentalizzato la causa palestinese per riprendersi l’elettorato. Dicono di lottare contro il fascismo, ma ce lo stanno portando a casa». Per Ruth Dureghello, ex presidente della Comunità ebraica di Roma intervistata da La Stampa, «tra ebrei italiani e la sinistra c’è una ferita difficile da rimarginare».
Il rapporto Onu della relatrice Francesca Albanese, che accusa Italia e altri 62 Paesi di complicità nel «genocidio» a Gaza, è stato duramente respinto da Israele e Italia. L’ambasciatore israeliano Danny Danon l’ha definita «una strega malvagia», mentre il rappresentante italiano all’Onu Maurizio Massari ha parlato di documento «privo di credibilità e imparzialità», accusando la relatrice di aver oltrepassato il suo mandato e ignorato il codice di condotta. Per il Giornale, nelle 24 pagine del dossier riecheggiano slogan pro-Palestina più che analisi imparziali.
In Germania la tv pubblica Zdf ha scoperto che un suo collaboratore a Gaza, presentato come giornalista, era in realtà un comandante delle Brigate al Qassam di Hamas. L’emittente ha sospeso i rapporti con la società locale che lo impiegava, ma la vicenda, sottolinea il Foglio, solleva dubbi sull’influenza dei terroristi nei contenuti trasmessi.