DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 31 ottobre 2025

Duemila persone hanno partecipato alla manifestazione contro l’antisemitismo dell’associazione Setteottobre. «Duemila persone non sono poche», scrive il Riformista. «Perché pioveva, a Roma, ieri sera. E tirava vento: un vento nuovo, che ha riportato gli ebrei in piazza, a testa alta». Il Giornale lo definisce un «evento provvidenziale, per rivendicare con forza il diritto di essere amici di Israele, ed ebrei, senza per questo essere minacciati».


Il Corriere parla di animi accesi al Congresso sionista mondiale, dopo che il Likud ha messo sul tavolo la proposta di assegnare a Yair Netanyahu, il figlio del primo ministro Benjamin, «una posizione dirigenziale nell’organizzazione» con un focus sull’hasbarà, presentata dal Corriere come un qualcosa che sta tra «le pubbliche relazioni e la propaganda». Al che, si legge, «i partiti all’opposizione si sono ribellati e hanno congelato le nomine, che verranno discusse fra due settimane in un consesso ristretto». Alcuni giornali, sempre in tema Israele, si soffermano sulle proteste dei haredim contro la leva obbligatoria. Per il Foglio, i haredim «rifiutano di far parte della società e per mantenere i loro privilegi sono pronti a sconvolgere il paese rivendicando un diritto che due anni di guerra su sette fronti hanno dimostrato essere obsoleto e irrispettoso».


«I palestinesi possono e devono autogovernarsi e avere anche la responsabilità della sicurezza», dichiara a Repubblica Amjad al Shawa, uno dei candidati a guidare il comitato di “tecnici” che dovrebbe amministrare la Striscia di Gaza. «Se qualcuno può aiutare, questa è l’Autorità nazionale palestinese, che insieme al comitato di governo palestinese può riunire finalmente Gaza e la Cisgiordania. Tutti i palestinesi lo vogliono».


Il Venerdì di Repubblica propone un reportage da piazza Yitzhak Rabin a Tel Aviv, a 30 anni dal suo assassinio per mano di un giovane fanatico. «La morte di Rabin è stata la cosa peggiore che potesse succedere a Israele. Ha cambiato la Storia per sempre, lasciandoci qui a chiederci cosa sarebbe stato se…», dichiara tra gli altri l’ex ministro Yossi Beilin, uno degli artefici degli Accordi di Oslo.


«In parte del mondo arabo ci sono posizioni di condanna verso l’estremismo palestinese molto più nette di quelle che abbiamo visto ultimamente in Europa e in Italia», sottolinea al Tempo il parlamentare Luigi Marattin, segretario del Partito Liberaldemocratico, impegnato in una missione in Medio Oriente. «Una parte della sinistra italiana ha parlato sempre troppo poco del 7 ottobre. L’ha derubricato», racconta Foglio il senatore dem Graziano Delrio. Per l’ex sottosegretario, «questo è stato il suo vero errore, non essersi messa nei panni di entrambi i popoli, al di là dello slogan sui due stati».


Jens-Christian Wagner, il direttore del memoriale di Buchenwald, lancia un allarme sul progressivo «imbarbarimento» dei visitatori del campo. «Quello che ci ha tolto il fiato e accade sempre più spesso sono i ragazzi che si infilano nei forni crematori e si fotografano a vicenda», afferma lo storico tedesco, più volte minacciato di morte. «E non parliamo solo di estremisti di destra. Certo, c’è il caso di un ragazzo che si è fatto immortalare là dentro mostrando il simbolo del suprematismo bianco. Ma di recente un’adolescente si è fatta fotografare in un formo crematorio ridendo».