DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 5 novembre 2025
Zohran Mamdani è il nuovo sindaco di New York. L’esponente democratico radicale, sdoganatore in passato del concetto di “Intifada globale”, ha ottenuto oltre il 51% dei voti. Come ricorda tra gli altri Repubblica, molti giovani si sono interessati a Mamdani per le sue posizioni su Israele e ciò ha suscitato allarme in parte dei suoi concittadini ebrei. «Non preoccupa il suo essere musulmano: ebrei e musulmani qui sono vicini di casa», dichiara alla Stampa il giornalista Simone Somekh, torinese, che vive a New York da nove anni. «Preoccupa la sua ambiguità su molti temi che ci toccano da vicino: ha impiegato mesi per distanziarsi dallo slogan “Globalizzare l’intifada” senza denunciarlo mai chiaramente».
Il presidente statunitense Donald Trump ha bisogno che una forza internazionale entri a Gaza e si prenda la responsabilità di disarmare Hamas, scrive il Corriere della Sera, sottolineando come gli Usa abbiano presentato una bozza di risoluzione ai Paesi nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in cui si «delinea il mandato delle truppe straniere da inviare nella Striscia». Per procedere operativamente, si legge, c’è bisogno che né Russia né Cina pongano il veto.
Il Consiglio norvegese per la pace ha cancellato la tradizionale fiaccolata per celebrare il premio Nobel per la Pace per protesta contro l’assegnazione dell’onorificenza alla venezuelana Maria Corina Machado. Il motivo è presto spiegato, chiosa il Foglio: «Machado è nemica del regime di Maduro, è liberale, filoccidentale e filoisraeliana».
«C’è un’opportunità d’oro per i libanesi di cambiare il proprio paese. Ma l’unico che ha rinforzato la Risoluzione 1701 e ha disarmato Hezbollah è stato Israele», sostiene in una conversazione con il Riformista l’ex tenente colonnello dell’intelligence militare israeliana Sarit Zehavi. «Noi continuiamo ad attaccare le formazioni militari e le forniture di armi dalla Siria, mentre le forze armate libanesi fanno molto poco. Hezbollah sta consolidando la propria potenza».
«Un nemico insidioso minaccia Israele in questi tempi di ferro, di sangue e di tregua precaria. E non ha le sembianze dei jihadisti o dei proxy manovrati da Teheran. È Israele stesso: o, meglio, il suo lato oscuro». Lo scrive il Corriere, tornando sulla vicenda dell’ex procuratrice generale militare Yifat Tomer-Yerushalmi e del suo arresto. Ne parla anche Repubblica intervistando Yoel Donchin, «uno dei testimoni dell’inchiesta che sta scuotendo i vertici militari israeliani».
Non so che cosa avrei fatto al posto di Tomer-Yerushalmi, ma so di essere contento, per Israele e per le democrazie liberali, che abbia scelto di tradire», scrive Mattia Feltri nel suo Buongiorno quotidiano sulla Stampa.
«Alcuni ci chiamano “lo Stato di Tel Aviv” in un paese dove è in corso una lotta di valori. Io cerco di mantenere la città democratica e tollerante, basata sul pensiero razionale, non sulla fede. Bibi ci vuole portare dalla parte opposta». A dirlo alla Stampa è Ron Huldai, indipendente di area laburista socialdemocratica, sindaco di Tel Aviv dal 1998.
Numerosi giornali raccontano l’emozione di Emanuele Fiano nel tornare all’università Ca’ Foscari una settimana dopo l’episodio della sua censura da parte di giovani propal. L’intervento di Fiano, racconta La Stampa, è iniziato «con un abbraccio alla ministra Anna Maria Bernini e alla rettrice Tiziana Lippiello sedute in prima fila e con una pausa di commozione».