DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 6 novembre 2025

Nel suo discorso dopo la vittoria, il nuovo sindaco di New York, Zohran Mamdani, musulmano e socialista, ha promesso una città «salda al fianco degli ebrei» e impegnata contro «il flagello dell’antisemitismo e dell’islamofobia». Il giornalista del Forward Jacob Kornbluh a Repubblica, ascoltando il discorso della vittoria di Mamdani, commenta: «Speriamo che sia possibile avere disaccordi politici senza odiarci». Poco distante, c’è un rappresentante dei Neturei Karta, piccola corrente haredi dalle posizioni estremiste e antisioniste, con un cartello in sostegno di Mamdani.

La vittoria di Mamdani, filo-palestinese, ha provocato dure reazioni in Israele e profonde divisioni nel mondo ebraico, scrive Repubblica. Il ministro israeliano della Diaspora, Amichai Chikli, ha invitato gli ebrei newyorkesi a «trasferirsi in Israele», definendo Mamdani un «sostenitore di Hamas», mentre Avigdor Lieberman, ex ministro della Difesa, lo ha attaccato come «razzista e islamista». A New York, due ebrei su tre hanno votato contro di lui, secondo i dati della Cnn. Le organizzazioni ebraiche restano caute: l’Anti-Defamation League promette vigilanza, mentre Angela Buchdahl, uno dei principali rabbini reformed della Grande Mela, parla di «antisemitismo abominevole». Repubblica ricorda come nel 2024, secondo i dati del dipartimento di polizia di New York, il 54% di tutti i crimini d’odio in città erano contro gli ebrei. Nel primo trimestre di quest’anno la percentuale è salita al 62%.

«Non credo che rappresenti una minaccia. Le sue posizioni su Israele non sono particolarmente radicali rispetto agli standard. Il problema non è la sostanza delle sue convinzioni, ma lo stile con cui a volte le esprime. Le sue parole possono essere imprecise e, nel clima attuale, l’imprecisione può risuonare come ostilità». Così Jonathan Safran Foer al Corriere della Sera sull’elezione del nuovo sindaco di New York, Zohran Mamdani, musulmano e filo-palestinese. Lo scrittore, autore di Ogni cosa è illuminata, racconta di essere andato alle urne «con l’intenzione di votarlo, ma alla fine non ci sono riuscito. Ho lasciato scheda bianca». Spiega di aver maturato «una paura di essere nuovamente sedotto dal carisma» e «un’allergia alla troppa sicurezza», dopo gli anni segnati da Trump e dalla cancel culture. Per rassicurare la comunità ebraica, lo scrittore spiega che Mamdani «dovrebbe iniziare ascoltando davvero, non per rispondere ma per capire». L’ansia del popolo ebraico di fronte all’antisemitismo, aggiunge, «non è paranoia, è la storia che parla attraverso di noi». Per lo scrittore Jonathan Lethem, ebreo newyorkese oggi residente in California, l’elezione di Mamdani è il segno di un cambiamento profondo nella società americana: molti ebrei, sostiene, «sono stufi di essere usati» e iniziano a prendere le distanze «dall’idea che sostenere ogni scelta di Israele sia parte essenziale dell’identità ebraica».

L’Onu e gli Stati Uniti preparano una nuova forza internazionale per Gaza, con «piena legittimità» per gestire la tregua e la sicurezza nella Striscia. Lo ha dichiarato il segretario generale Antonio Guterres, scrive il Sole 24 Ore, spiegando che il piano sarà discusso al Consiglio di Sicurezza insieme a Egitto, Arabia Saudita, Qatar, Turchia ed Emirati Arabi Uniti. Secondo il quotidiano, Washington sta condividendo una bozza di risoluzione Onu legata al piano americano di stabilizzazione, che include anche la creazione di un Comitato temporaneo tra l’Autorità nazionale palestinese e una frazione di Hamas, incaricato di controllare i valichi di frontiera e la sicurezza locale. Un’intesa analoga, aggiunge il Messaggero, è stata annunciata dal leader di Hamas Moussa Abu Marzouk, che ha confermato l’accordo con l’Anp per un comitato tecnico di gestione della Striscia. L’intesa, però, dovrà ottenere il via libera di Washington e di Israele, che ha già ribadito la volontà di escludere il gruppo terroristico da qualsiasi ruolo politico. Il Sole 24 Ore riporta inoltre che il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman ha ribadito il sostegno all’Anp e chiesto «la fine dell’aggressione israeliana».

Il Foglio riporta che Hamas non intende rinunciare alle armi, ma vuole mantenerle per usarle all’interno della Striscia di Gaza, «dunque contro i gazawi stessi». In un’intervista ad Al Jazeera, il leader del gruppo in esilio, Moussa Abu Marzouk, ha sostenuto che l’arsenale serve «per la sicurezza interna», ammettendo di volerlo conservare anche dopo l’accordo che prevede il disarmo e la transizione del potere.

Il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas è in visita in Italia: dopo una sosta alla tomba di papa Francesco, oggi incontrerà papa Leone XIV, e domani il capo dello stato, Sergio Mattarella, e la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. La missione, scrive il Messaggero, si svolge mentre l’Italia continua «le operazioni umanitarie per i bambini di Gaza, con nuovi arrivi di piccoli pazienti nei suoi ospedali».

In un editoriale sul Corriere della Sera, Maurizio Caprara richiama la sinistra italiana alla memoria storica e alla responsabilità politica di fronte al riemergere di antisemitismo e violenza. Dall’assalto alla stazione di Milano alle bombe carta durante Italia-Israele, fino all’aggressione contro Emanuele Fiano a Ca’ Foscari, «non si può trattare tutto come spiacevoli fatti di cronaca». La sinistra, conclude Caprara, deve «riconoscere di avere un nemico» al suo interno e aprire «un fronte di battaglia politica determinata e continuativa contro la miscela nociva tra antisemitismo e violenza».

A Sarajevo cresce la tensione per la partita di Eurolega tra Dubai Basketball e Hapoel Tel Aviv, in programma oggi a porte chiuse. L’incontro, spostato in Bosnia perché gli Emirati Arabi vietano l’ingresso a squadre israeliane, ha scatenato proteste di studenti e associazioni civiche locali, che chiedono l’annullamento della gara, riporta Domani.

Il Riformista presenta il volume di Daniela Santus e Matteo Bona, Leggere gli spazi. Percezione narrativa di Eretz Israel (Nuova Trauben), che intreccia geografia, letteratura e storia per ricostruire l’evoluzione dell’immagine di Israele nei secoli. Santus analizza la continuità della presenza ebraica, il ruolo centrale di Gerusalemme e l’origine dei toponimi da “Eretz Israel” a “Palestina”, fino al sionismo e alla nascita dei kibbutzim. Bona, nella seconda parte, esplora la rappresentazione letteraria della Terra d’Israele, dalla Bibbia ai moderni autori di viaggio.

Nel nuovo saggio di Fabio Isman, L’arte razziata dai nazisti. Gli ultimi prigionieri di guerra (Il Mulino), si ricostruisce il più grande furto della storia: oltre 600 mila opere d’arte e milioni di beni ebraici saccheggiati dal Terzo Reich, di cui centomila ancora mancanti. Il libro, anticipato dal Corriere della Sera, racconta storie emblematiche come quella di Cornelius Gurlitt, erede di un mercante d’arte nazista, e del suo tesoro nascosto con opere di Monet, Cézanne, Chagall e Matisse.

L’attore Raoul Bova porta in scena Il nuotatore di Auschwitz, monologo scritto e diretto da Luca De Bei, dedicato alla storia vera di Alfred Nakache, campione di nuoto ebreo sopravvissuto ad Auschwitz e poi tornato alle Olimpiadi. Accolto con ovazioni a Torino, scrive Libero, lo spettacolo racconta la forza di vivere e la memoria dell’Olocausto «senza retorica».