DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 7 novembre 2025
Il Kazakistan entrerà negli Accordi di Abramo. Il coinvolgimento del paese centro-asiatico è una conferma del fatto che la Casa Bianca «prova a stringere i tempi della pace in Medio Oriente», osserva tra gli altri il Corriere della Sera, anche se in questo caso non si tratta di «una grande svolta, visto che Astana ha da decenni rapporti con Israele e un’ambasciata a Tel Aviv». Gli Stati Uniti vorrebbero allargare l’intesa all’Azerbaigian e lavorare anche per inglobare Siria e Libano, rileva il Foglio. Tutto per dimostrare all’Arabia Saudita di Bin Salman che il progetto regge e togliere Israele dall’isolamento «è anche il modo migliore per far sparire Hamas, depotenziare l’Iran, stabilizzare il Medio Oriente e renderlo un posto adatto agli affari».
«Disarmare tutte le fazioni, compresa Hamas, non è una volontà straniera ma una necessità dei palestinesi per ricostruire la patria e garantire l’unità di Gaza e Cisgiordania sotto un solo governo, una sola legge e una sola autorità di sicurezza», dichiara il leader dell’Anp Abu Mazen in una intervista con La Stampa durante una parentesi della sua missione a Roma e in Vaticano. A detta del leader palestinese «la soluzione a due Stati, in cui entrambi i popoli vivano fianco a fianco, resta la pietra angolare del progetto palestinese e della legittimità internazionale».
In Vaticano si indaga su una guardia svizzera che avrebbe sputato contro due donne ebree in piazza San Pietro. I fatti si riferiscono a mercoledì 29 ottobre e a denunciarli è stata la scrittrice israeliana Michael Govrin. Per Repubblica, «lo spettro dell’antisemitismo è nel cuore della cattolicità» e ciò è «tanto più sconcertante perché il papa all’udienza denuncia l’antisemitismo e la sera prima aveva presieduto una commemorazione della dichiarazione Nostra Aetate». Le cronache di alcuni giornali riferiscono anche di un episodio di antisemitismo subito a Firenze dalla guida turistica e storica dell’arte Francesca Rachel Valle, aggredita per la stella di Davide al collo.
Le autorità austriache hanno comunicato il rinvenimento a Vienna di un arsenale di armi legato ad Hamas. Nella stessa operazione è stato fermato a Londra un cittadino britannico, sospettato di far parte della rete terroristica. Secondo gli investigatori, le armi «erano destinate a potenziali attacchi contro istituzioni israeliane o ebraiche in Europa» (Il Giornale).
“Educazione e dialogo per contrastare l’antisemitismo”, titola l’Osservatore Romano, soffermandosi sul volume Sedici schede per conoscere l’ebraismo presentato mercoledì sera nella sede dell’ambasciata d’Italia presso la Sede, realizzato congiuntamente da Ucei e Cei.
«La vita ebraica di New York oggi non resterà quella di Woody Allen e di Seinfeld: le masse, le scuole, il lavoro risponderanno oggi a un sindaco seriamente islamico che non crede nella legittimità dello Stato d’Israele», scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale a proposito dell’elezione di Zohran Mamdani a sindaco della Grande Mela. Sempre in tema, riferisce il Messaggero, Israele ha promesso «tassazione zero» agli ebrei che torneranno in patria.
Il Riformista intervista Ben Carasso, un bambino israeliano di dieci anni attivo online con dei video divulgativi sulla situazione nel suo paese. «Quando è avvenuto il massacro del 7 ottobre e la guerra è iniziata, ho sentito che dovevo raccontare al mondo cosa stanno vivendo i bambini d’Israele», afferma Carasso. «Vogliamo soltanto un’infanzia normale e la pace».
Il Messaggero sottolinea l’80esimo anniversario del pogrom antiebraico di Tripoli del novembre del 1945. «Fu l’inizio della fine», spiega il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun. «Un abisso aperto dentro la città e dentro le persone».
Il Corriere recensisce La scossa globale (ed. Rizzoli), il nuovo libro di Maurizio Molinari su “L’effetto Trump e l’età dell’incertezza”. Attorno a Trump, viene spiegato, si muove «il grande balletto delle autocrazie emergenti e delle ambizioni calanti, dei sommersi e dei salvati» e tra loro il primo ministro Benjamin Netanyahu «col conflitto esistenziale israeliano» su sette fronti.