DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 12 novembre 2025

Gli Stati Uniti costruiranno una base militare al confine con Gaza, scrivono Repubblica e Messaggero, per ospitare migliaia di soldati della futura Forza di stabilizzazione internazionale prevista dal piano di pace promosso da Trump. L’infrastruttura, dal costo stimato di 500 milioni di dollari, sorgerà in territorio israeliano e servirà a mantenere la tregua nella Striscia. Come riferisce Il Messaggero, anche l’Italia parteciperà con circa 200 carabinieri, ma – ha precisato il ministro della Difesa Guido Crosetto – l’addestramento delle forze palestinesi «non avverrà dentro la Striscia». Tuttavia, nota Repubblica, il piano resta incerto: la cosiddetta “linea gialla”, che divide l’area controllata da Israele da quella di Hamas, rischia di trasformarsi in una separazione permanente, mentre «gli stati arabi esitano» e la “fase due” del processo di pace appare sempre più in stallo. Sullo sfondo, sottolinea il Corriere, ci sono le dimissioni del ministro degli Affari Strategici israeliano, Ron Dermer, che «aumentano l’incertezza sul futuro del piano».

Oltre alla base militare, Washington progetta la costruzione di 25 mila alloggi temporanei nella zona di Gaza controllata da Israele, lungo la “linea gialla”, come parte della fase due del piano Trump. Le strutture, denominate “Comunità Sicure Alternative”, ospiterebbero palestinesi sfollati selezionati dallo Shin Bet, con scuole, centri medici e servizi di base. L’obiettivo è favorire la ricostruzione, ma, osservano Repubblica e Giornale, il progetto rischia di cristallizzare la divisione della Striscia in due aree permanenti.

Sui quotidiani si continua a parlare del sì in prima lettura della Knesset alla pena di morte per i terroristi. Il ministro di estrema destra Itamar Ben Gvir, sottolineano Repubblica e Il Giornale, ha festeggiato distribuendo dolci nei corridoi del parlamento israeliano. Sul Riformista, Iuri Maria Prado definisce la svolta «problematica», avvertendo che la norma — che prevede l’esecuzione per gli omicidi terroristici di matrice razziale — rischia di frammentare la società israeliana, attirare critiche internazionali e trasformare il sistema giudiziario in una «cupa industria delle soppressioni», senza reali effetti deterrenti.

Il 2,9% dei palestinesi di Gaza voterebbe oggi per Hamas, rivela un sondaggio dell’Institute for Social and Economic Progress di Ramallah citato dal Corriere della Sera. Il 32,8% sceglierebbe un candidato indipendente e il 16,3% Fatah, segno, sottolinea il quotidiano, di un forte calo di consenso per il movimento terroristico. Cresce invece secondo il sondaggio la fiducia nella tregua: il 70% degli intervistati si dice speranzoso e l’80% ritiene che Hamas dovrebbe accettare qualsiasi condizione pur di mantenerla. Quasi la metà sostiene il piano Trump per la ricostruzione di Gaza. Repubblica pubblica un intervento di Philippe Lazzarini, commissario generale dell’Unrwa, in cui chiede libertà d’azione per gli aiuti umanitari e per la sua agenzia, criticata da Israele per i suoi legami con Hamas.

«L’allarme dell’Idf: la Cisgiordania esplode» titola La Stampa, riferendo che l’esercito israeliano è intervenuto per contenere «una nuova ondata di violenze dei coloni contro agricoltori palestinesi a Tulkarem», con quattro feriti e diversi edifici incendiati.

Dopo l’aggressione in Stazione Centrale di Milano contro un gruppo di ebrei ortodossi americani da parte di un pachistano, il presidente della Comunità ebraica di Milano Walker Meghnagi, intervistato sulle pagine locali del Corriere, denuncia un «clima di forte antisemitismo». «È successo qualcosa di molto grave, l’ennesimo attacco di una lunga serie», afferma Meghnagi, spiegando che l’episodio «ha avuto un impatto molto forte» e che «negli ultimi due o tre anni la situazione è peggiorata».
Secondo Meghnagi, «molti episodi non vengono neppure resi pubblici» e «ci sono giovani che hanno paura di iscriversi all’università per le minacce ricevute». La Comunità lavora «per favorire il dialogo con la città» e «mantiene un rapporto costante con le forze dell’ordine», ma non sempre il confronto politico è semplice. Il presidente, in vista delle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunitario e per l’Ucei il 14 dicembre, sottolinea che la Comunità «è solida» e annuncia la nascita di un nuovo polo museale ebraico presso la sinagoga di via Guastalla.

Nel suo spazio sul Giornale, Vittorio Feltri risponde a una lettera sull’aumento degli episodi di antisemitismo in Italia, definendoli «una crisi morale e civile profonda». Commentando l’aggressione a Milano contro alcuni ebrei da parte di un uomo pakistano, Feltri denuncia la trasversalità dell’odio antiebraico, alimentato, scrive, tanto da «immigrati» quanto da italiani che «giustificano e nascondono». L’antisemitismo, aggiunge, «non è opinione ma crimine d’odio» e chi tace, anche in nome dell’antifascismo o del progressismo, «diventa complice». «Se non difendiamo gli ebrei, non difendiamo nessuno».

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36665/2025, ha stabilito che le norme sul terrorismo possono essere applicate anche ai vertici dei gruppi neonazisti che incitano all’odio razziale e teorizzano l’uso della violenza contro intere comunità. Il caso riguarda Maurizio Ammendola, spiega il Sole 24 Ore, ritenuto promotore dell’organizzazione suprematista “Ordine di Hagal”, condannato a cinque anni e sei mesi per associazione a delinquere con finalità sovversive e ora trasferito dai domiciliari al carcere. Secondo i giudici, la cellula, attiva in Campania tra il 2016 e il 2022, aveva una struttura gerarchica e un addestramento militare, con adepti pronti a «usare le armi contro obiettivi civili e militari». La propaganda, diffusa tramite social e canali Telegram, inneggiava alla “purificazione della razza ariana” e all’odio verso ebrei, neri e omosessuali.

Da Napoli, Roberto Vannacci, eurodeputato e vicesegretario della Lega, ribadisce le sue posizioni revisioniste sul fascismo: «Ho solo messo in fila fatti storici incontrovertibili» e «le leggi razziali restano esecrabili». Nel partito, sottolinea il Corriere, cresce però l’imbarazzo: Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia, definisce le leggi razziali «una vergogna, uno dei più grandi mali del nostro paese» e invita a usare «parole nette, non giustificazioni». Vannacci smentisce voci di esclusione dalle campagne elettorali: «Nessun Daspo, la prossima settimana sarò in Veneto».

Dopo la nomina di Mia Diop a vicepresidente della Regione Toscana, il Giornale torna sulle polemiche che avevano coinvolto la 23enne del Pd dopo il 7 ottobre 2023. Due giorni dopo l’attacco di Hamas, Diop aveva pubblicato su Instagram la frase «Sempre dalla stessa parte» accanto a bandiere palestinesi e allo slogan «Antifascismo-antisionismo». Le critiche, anche interne al Pd, l’avevano poi spinta a precisare e condannare “senza se e senza ma” l’attacco di Hamas, parlando di «strumentalizzazione inaccettabile». La precisazione, sottolinea il Giornale, era arrivata però solo dopo le polemiche.

«Trenta secondi di tv valgono una serata intera», scrive sul Corriere della Sera il critico Aldo Grasso, riferendosi al frammento di Report rilanciato da Blob, in cui si vede Chiara Colosimo, presidente della Commissione Antimafia e deputata di Fratelli d’Italia, accanto a un busto di Mussolini. Per Grasso, quell’immagine «dice più di qualsiasi talk show» e la giustificazione della deputata – che ha parlato di errore e ricordato un viaggio della memoria – rientra nella «vulgata destrorsa che riduce il fascismo alle sole leggi razziali».

Sul Foglio, Maurizio Crippa analizza il ritorno dell’espressione “lobby ebraica”, sempre più usata anche in tv come accusa velata di complotto, un tempo associata ai “Protocolli dei Savi di Sion”. Crippa ricorda come giornalisti e commentatori – da Alessandro Orsini ad Alberto Negri – l’abbiano usata pubblicamente senza scandalo, segno di una normalizzazione di stereotipi antisemiti. Il vicedirettore del Foglio cita poi il nuovo libro di Ferruccio Pinotti, intitolato proprio La lobby ebraica, e denuncia come oggi la formula sia tornata “pop”.

«Critica Israele in sinagoga. Lo studioso Stanley censurato a Francoforte», titola la Repubblica, raccontando che il filosofo di Yale, esperto di fascismi, è stato interrotto e invitato a lasciare la sinagoga di Francoforte dopo aver parlato di «omertà della Germania sul massacro di Gaza».