SHIRIM – Pauline de S. (Marcel Proust)

(…)Ora le cose mi apparivano come dovevano apparire a lei, così vicina alla morte, al contrario di come ci appaiono di solito. Insipidi, derisori, ridicolmente, spaventosamente piccoli e irreali i piaceri, le distrazioni, le vite, le incombenze particolari anche insignificanti.

In primo piano, solo loro reali, le meditazioni sulla vita e sull’anima, le profondità di emozione delle arti che ci fanno sentire di stare scendendo nel cuore stesso del nostro essere, la bontà, il perdono, la pietà, la carità, il pentimento.

Arrivai a casa sua dilatato, in uno di quegli istanti nei quali si sente dentro di sé soltanto l’anima, l’anima che traboccava, incurante di tutto il resto, pronto a piangere(…)

Per Shirim untesto di Marcel Proust dal racconto Pauline de S. nella traduzione in italiano a cura di Margherita Botto.

Accade a volte, nel tacito andare, che le voci esteriori si spengano. Tace il groviglio di pensieri sull’essere, gli oscuri rovelli in cui si sciupano irraggiungibili i giorni.

Un’inusitata pace, una nostalgia d’infinito si spande nell’anima, torna a occupare gli spazi corrotti del sangue. Ogni fibra dell’essere, in quei grati momenti si svela, innervata d’una verità antica e aliena, infine ritrovata. 

S’abbandona la lingua mutata al naufragio.

Erompe dagli occhi tutta l’anima.

Shirim è a cura di Mariateresa Amabile, poetessa e docente di Diritti Antichi all’Università di Salerno