DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 17 novembre 2025

Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite si esprimerà oggi sul piano Usa per Gaza. Nella nuova bozza «si usano toni più decisi sulla questione dell’autodeterminazione palestinese», sottolinea Repubblica. Da Israele intanto il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che non ci sarà mai uno Stato palestinese «a ovest del Giordano». Per Libero, con oggi iniziano «due giorni cruciali per Israele, la pace con i palestinesi e il futuro assetto del Medio Oriente».

L’Arabia Saudita non vuol essere solo un altro Paese arabo che entra negli Accordi di Abramo perché «guarda dall’alto in basso chi l’ha già accettato, dal Marocco al Bahrein», dice a Repubblica l’ex negoziatore statunitense Aaron David Miller, che ritiene più probabile «passi verso quella che io chiamo “normalizzazione in sospeso”: contatti di livello medio con gli israeliani». Ma normalizzare, aggiunge, «significa aprire ambasciate e fare affari insieme, per ora mi sembra sia prematuro».

Caschi blu scambiati per elementi “sospetti” per il maltempo. È la versione dell’Idf «dopo che militari dell’Unifil sono stati colpiti appena a Nord di Metula dalle raffiche di mitragliatrice pesante di un Merkava», racconta il Corriere. Nelle stesse ore in Israele esponenti dell’opposizione «hanno criticato aspramente la decisione del governo di istituire una propria indagine sui fallimenti dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023» anziché una commissione indipendente.

Per Giuliano Ferrara (Il Foglio), «i palestinesi che rappresenta liricamente il film No Other Land sono quelli che non hanno mai avuto una classe dirigente pacifica e negoziale, capace di contrattare un piano regolatore al posto delle ruspe, capace di dare esito all’ansia di stabilità e di pace di due popoli».

La Stampa e Repubblica raccontano l’intervento dello scrittore israeliano David Grossman al festival Radici a Torino. «Sento il dovere intellettuale di cambiare la società dall’interno, perché riconosco in Israele bellezza e bruttezza», ha affermato. Nel corso dell’incontro, Grossman ha difeso l’uso della parola “genocidio” applicata a Gaza.

«Oggi “sionista” è diventato un insulto rituale», spiega Daniela Santus sul Foglio. «Svuotato del suo significato storico, è diventato sinonimo di razzista, colonialista, oppressore. Non importa che il sionismo sia stato, per molti ebrei, una risposta alla persecuzione. Non importa che Theodor Herzl abbia scritto Der Judenstaat dopo aver assistito al processo Dreyfus. Non importa neppure che per molti sopravvissuti alla Shoah, Israele sia stato l’unico posto dove poter vivere».

Il 20 novembre di 80 anni fa si apriva a Norimberga il celebre processo alla leadership nazista. Quando si schiuse una porta laterale dell’Aula 600, ricostruisce Repubblica, Norimberga divenne il palcoscenico del mondo e «uno dopo l’altro fecero il loro ingresso nel tribunale della città-simbolo del partito nazista, dei suoi oceanici raduni, degli agiografici documentari di Leni Riefenstahl, delle sue leggi razziali, alcuni dei più grandi criminali della storia».

Vari quotidiani si soffermano sulle parole del capo dello Stato, Sergio Mattarella. Dal Bundestag ha chiesto che chi colpisce i civili, a Kiev come a Gaza, non resti impunito. Mattarella si è anche detto preoccupato perché «con l’era atomica, un solo gesto può cancellare una città e l’innocenza stessa del mondo».