DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 18 novembre 2025

Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato con 13 voti a favore la risoluzione Usa sul piano Trump per Gaza, che prevede una forza internazionale di stabilizzazione e il disarmo di Hamas. Russia e Cina si sono astenute, dopo modifiche al testo negoziate in extremis, spiegano Corriere della Sera e Sole 24 Ore. Hamas ha criticato il piano, parlando di «tutela straniera» e rifiutando qualsiasi clausola sul suo disarmo, mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha ribadito il no a uno stato palestinese, promettendo di «smilitarizzare Gaza con le buone o con le cattive». Per ottenere il sostegno dei paesi arabi, spiega Repubblica, gli Usa hanno «inserito un riferimento – prudente e condizionato – a una via credibile» verso l’autodeterminazione palestinese. Opzione esclusa dai ministri dell’estrema destra israeliana, Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, con quest’ultimo che ha evocato «uccisioni mirate» di dirigenti dell’Autorità nazionale palestinese e l’incarcerazione del presidente dell’Anp, Mahmoud Abbas, «se dovessero accelerare il riconoscimento di uno stato terroristico palestinese».

Per l’analista israeliano Yehudah Mirsky, intervistato da Repubblica, il voto all’Onu rivelerebbe «il fallimento» di Netanyahu: «la sua guerra non ha distrutto Hamas» e il fatto che i terroristi possano incidere sul piano Trump mostrerebbe quanto la sua strategia sia «sconfitta». «Bibi è più debole», ma capace di «rinvigorire la sua base», prosegue Mirsky, mentre la società israeliana – «esausta» – guarda con pragmatismo a una forza multinazionale che gestisca la transizione a Gaza. Sul Giornale, Fiamma Nirenstein nota invece che Israele, pur tra cautele, «ha fiducia nella linea Usa» perché la fase 2 del piano Trump si regge sulle garanzie del principe saudita bin Salman, «pietra miliare» dell’assetto regionale. Per Nirenstein, Trump è pronto a «pagare un prezzo» a Riad, dagli F-35 al riaprire il dossier sullo stato palestinese.

Il Sole 24 Ore parla di «tensioni interne in Israele»: ci sono stati scontri con alcuni estremisti durante lo sgombero dell’avamposto illegale di Tzur Misgavi, nell’area di Gush Etzion. «Chiedo alle autorità preposte all’applicazione della legge di trattare i rivoltosi con il massimo rigore», ha affermato Netanyahu.

A partire dalla prossima settimana, la Germania revocherà la sospensione di alcune vendite di armi a Israele. Una decisione che Berlino ha preso in seguito all’accordo di cessate il fuoco di Gaza, in vigore dal mese scorso. Il portavoce del governo di Friedrich Merz, Sebastian Hille, ha aggiunto che la scelta è subordinata al mantenimento della tregua. “Invito gli altri governi a seguire l’esempio della Germania”, ha commentato il ministro degli Esteri israeliano, Gideon Sa’ar,

Centinaia di palestinesi di Gaza avrebbero pagato tra i 1500 e i 2700 dollari alla ong, Al-Majd Europe, per lasciare la Striscia su voli charter partiti dall’aeroporto israeliano di Ramon in direzione Sudafrica e Indonesia, «in stretto coordinamento» con le autorità israeliane, scrive il Corriere. L’ambasciata palestinese in Sudafrica accusa l’organizzazione di aver «ingannato le famiglie» e favorito partenze irregolari. Secondo, Haaretz Al-Majd ha operato su incarico dell’Ufficio israeliano per l’emigrazione volontaria, ma molti passeggeri palestinesi sarebbero arrivati all’estero senza documenti validi.

Uno stato palestinese sarebbe oggi «letteralmente impossibile», scrive sul Riformista Iuri Maria Prado, se prima non si affrontano i «serissimi motivi di sicurezza e compatibilità geopolitica» che la comunità internazionale preferisce ignorare. L’Onu, nota l’autore, riconosce sì il diritto di Israele alla sicurezza, ma solo dopo il «diritto prioritario e incondizionato di autodeterminazione dei palestinesi», creando le premesse per un’entità che non sarebbe uno Stato convivente ma «un bubbone pronto a esplodere».

Brahim Baya, ex imam attivo nelle moschee e nelle piazze propalestina del Nord Italia, sui social ha invocato «una bomba» contro soldati israeliani ed esaltato Yahya Sinwar, l’architetto del 7 ottobre eliminato da Israele, come «simbolo della resistenza» e «martire». È il Tempo a ricostruire i post di Baya.

Venerdì a Bologna si gioca Virtus Bologna – Maccabi Tel Aviv, partita di Eurolega di basket, ma la tensione in città sarebbe alta: la sinistra radicale e i gruppi pro palestinesi, riporta Libero cercano di impedirne lo svolgimento, definendola «la partita della vergogna». Gli antagonisti organizzeranno un corteo in Piazza Maggiore, vogliono boicottare il match e minacciano proteste dentro il PalaDozza «inondandolo di bandiere palestinesi». Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, inizialmente aveva appoggiato le mobilitazioni pro-Palestina, ora, scrive il quotidiano, «prova a far spostare la gara fuori città per timore di scontri», mentre il centrodestra lo accusa di «cedere ai violenti».

Il «tour antisionista» di Francesca Albanese: così Libero definisce la nuova tappa europea della relatrice Onu, attesa oggi all’Europarlamento per un evento promosso da Verdi e Sinistra. Il quotidiano ricostruisce anche le polemiche sulle recenti presentazioni del libro di Albanese in Francia, tra convegni annullati dopo le proteste di associazioni ebraiche locali e incontri ospitati da gruppi accusati di fiancheggiare ambienti filo-Hamas e antisemiti. Sempre Libero denuncia una narrazione mediatica «allarmistica» sul maltempo a Gaza, scrivendo che le condizioni climatiche reali sarebbero state per lo più miti e stabili, con episodi di pioggia intensa limitati ad alcune aree della Striscia.

Il Corriere della Sera racconta «i primi scricchiolii nel fronte Maga». A incidere sarebbero le retromarce del presidente Usa Donald Trump sui Dazi e lo scandalo Epstein, che hanno irritato una base già divisa tra pragmatici e «puristi», questi ultimi descritti come un’ala radicale che «imperversa con misoginia, suprematismo bianco e ostilità verso gli ebrei e, quindi, verso Israele». È proprio questo fronte estremista a imputare a Trump incoerenze e debolezze, sottolinea il Corriere.

«Una rabbina in Calabria: Sono qui per ritrovare l’ebraismo nascosto», titola Domani, intervistando Barbara Aiello, 78 anni, dal 2004 vive a Serrastretta (Catanzaro), città scelta per «ritrovare le radici» della sua famiglia ebraica.