DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 20 novembre 2025

L’esercito israeliano ha colpito obiettivi di Hamas nel sud del Libano, spiegando di aver attaccato «centri di addestramento» del gruppo terroristico palestinese. Lo riporta il Corriere della Sera, spiegando che si è trattato di uno degli attacchi israeliani più pesanti dalla fine della guerra dell’anno scorso contro Hezbollah. Anche sul fronte siriano Israele ribadisce la necessità di mantenere una presenza militare per proteggere il Golan e la minoranza drusa: il primo ministro Benjamin Netanyahu, in visita alle truppe, ha definito «cruciale» il presidio nelle zone conquistate dopo la caduta di Assad, mentre l’Onu parla di violazione degli accordi.

Via libera agli accordi miliardari tra Stati Uniti e Arabia Saudita: il principe saudita Mohammed bin Salman lascia Washington con intese commerciali, militari e industriali per oltre mille miliardi di dollari, tra acquisto di F-35, carri armati, partnership su nucleare civile, minerali critici e intelligenza artificiale. La Stampa ricostruisce però il contesto di «affari e imbarazzi»: Mbs ha dovuto incontrare a porte chiuse i leader del Congresso, ancora diffidenti per l’omicidio Khashoggi e il ruolo saudita in Yemen; la vendita degli armamenti dovrà passare dal Capitol Hill. Il presidente Usa Donald Trump lo ha definito «un grande amico» e ha annunciato l’ingresso dell’Arabia Saudita tra i «maggiori alleati non-Nato». Trump punta ad ottenere da Riad la normalizzazione dei rapporti con Israele, ma i sauditi, spiega La Stampa, la considerano ancora «prematura».

«L’Europa resta fuori dai giochi»: così il Riformista sintetizza il ruolo marginale dell’Ue nel piano di pace per Gaza. La richiesta della commissaria Dubravka Šuica di partecipare al progetto di Trump è stata ignorata da tutti, inclusa l’Autorità palestinese, nonostante Bruxelles sia il principale donatore dell’Anp, scrive il quotidiano.

Hamas sta costruendo reti terroristiche in Europa e preparando attacchi contro obiettivi israeliani ed ebraici, scrive il Foglio, citando il Mossad. Le indagini con i servizi europei hanno portato al sequestro di armi e all’arresto di membri delle cellule del gruppo palestinese, tra cui Muhammad Naim, figlio di un dirigente di Hamas. Un incontro in Qatar indicherebbe il via libera della leadership del movimento terroristico, che avrebbe dato «autorità e approvazione agli agenti per promuovere attacchi» in Europa. Il Foglio avverte: il pericolo «è già dentro casa».

La Corte penale internazionale esaminerà il dossier con cui Human Rights Watch accusa Israele di aver commesso «crimini di guerra e crimini contro l’umanità» durante lo sfollamento forzato di oltre 32 mila palestinesi dai campi profughi di Jenin, Tulkarem e Nur Shams tra gennaio e febbraio. Avvenire racconta che, secondo il rapporto, nell’operazione militare “Muro di ferro” i soldati avrebbero «ordinato bruscamente ai civili di lasciare le loro case», agito «senza alcun riguardo per le tutele giuridiche internazionali» e impedito ai residenti di tornare, demolendo molte abitazioni. Israele ha replicato spiegando di aver agito «alla luce delle minacce alla sicurezza rappresentate da questi campi e dalla crescente presenza di elementi terroristici al loro interno».

La Stampa intervista insieme due protagonisti degli Accordi di Oslo e Camp David, l’israeliano Yossi Beilin e il palestinese Samieh Al Abed, sul piano Trump per Gaza e della prospettiva dei due stati. «Trump non è certo uno statista», commenta Beilin, definendo però «un miracolo politico» del presidente Usa l’approvazione della risoluzione all’Onu su Gaza. «Se porterà la pace gli sarò grato», afferma l’ex negoziatore israeliano. Sul tema dei rapporti Gerusalemme-Riad, Al Abed sottolinea che per i sauditi «non ci sarà normalizzazione senza due Stati». Riguardo il futuro politico dei palestinesi, Al Abed afferma che con Gaza in macerie «andare alle urne sarebbe irreale». Sulla stessa linea anche Beilin: «Prima serve uno Stato, poi la democrazia».

A Bologna resta alta la tensione sulla partita Virtus–Maccabi Tel Aviv, confermata per domani al PalaDozza e circondata da una zona rossa per le proteste dei collettivi pro-palestinesi. Il sindaco Matteo Lepore aveva chiesto di spostare l’incontro, ma il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha detto no, generando un duro scambio: Lepore denuncia la gestione «coi muscoli», mentre dal Viminale lo accusano di essere «sottomesso agli antagonisti», scrive il Resto del Carlino. La Comunità ebraica, sottolinea il quotidiano, ha criticato l’amministrazione: la presidente Ucei Noemi Di Segni ha invitato Bologna a «smettere di sostenere una sola bandiera». Il presidente della Comunità ebraica di Bologna, Daniele De Paz, parla di un clima «tutt’altro che sereno», frutto della linea dell’amministrazione, mentre il vicepresidente Emanuele Ottolenghi cita il «clima di mobilitazione permanente pro-Pal», ricordando anche la bandiera palestinese esposta a Palazzo d’Accursio.

Un giovane palestinese naturalizzato tedesco ha perso la cittadinanza meno di 24 ore dopo averla ottenuta: aveva celebrato Hamas sui social, racconta Daniela Santus sul Riformista. Berlino ha applicato la norma che consente la revoca delle naturalizzazioni ottenute in modo fraudolento, in nome della fedeltà ai valori democratici e della protezione della vita ebraica. Il caso, spiega Santus, «è emblematico di un fenomeno più ampio»: negli ultimi anni in Germania oltre mille cittadinanze sono state revocate per violazioni simili.