DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 1 dicembre 2025
Tutti i quotidiani parlano della richiesta di grazia avanzata da Benjamin Netanyahu, che con una lettera di 111 pagine ha chiesto al presidente Isaac Herzog di fermare il suo processo per corruzione. Bibi sostiene che l’iter giudiziario «ci lacera dall’interno» e che testimoniare tre volte a settimana rende «impossibile governare», presentando la grazia come una scelta «per il bene dello Stato». Il premier, sotto processo da oltre cinque anni per corruzione, frode e abuso di potere, «non ammette alcuna colpa e non intende lasciare la politica, definendo le accuse una “caccia alle streghe”», sottolinea il Corriere. Ora la decisione spetta al presidente israeliano Isaac Herzog, che ha promesso di valutare la richiesta «con responsabilità e serietà», ma le reazioni dell’opposizione sono «durissime», scrivono Giornale e Repubblica: il centrista Yair Lapid avverte che «non si può concedere la grazia senza ammissione di colpa, rimorso e ritiro immediato dalla vita politica»; l’ex capo di stato maggiore, Gadi Eisenkot, ribadisce che «Israele è uno Stato di diritto: non esistono regole speciali per il premier»; Naftali Bennett, pronto a candidarsi alle prossime elezioni, accetterebbe la grazia solo se Netanyahu lasciasse la scena politica. Anche le famiglie degli ostaggi annunciano nuove proteste, sostenendo che «Bibi voglia soltanto restare al potere». Il Corriere della Sera cita il commento del giornalista israeliano dell’Economist Anshel Pfeffer: «Netanyahu non chiede la grazia, pretende l’immunità».
In Cisgiordania tre attivisti italiani e una canadese sono stati aggrediti domenica all’alba da estremisti israeliani a Ein al-Duyuk, vicino a Gerico. Corriere, Repubblica e Stampa hanno raccolto le testimonianze degli italiani: «Sono entrati in dieci, tutti mascherati, hanno cominciato a picchiarci, calci, pugni, a dirci che dovevamo andarcene», racconta una degli attivisti. «Sapevano che siamo italiani. Non abbiamo più borse, zaini, cellulari, documenti. Erano armati con fucili». I tre italiani non hanno rivelato ai media i loro nomi perché, spiega Repubblica, «non vogliono essere identificati perché vogliono tornare nei Territori». Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha condannato l’episodio, definendolo «gravissimo» e chiedendo a Israele di «fermare le violenze dei coloni». Una delle attiviste ai quotidiani afferma: «Siamo ancora un po’ sotto shock, ma questa è una cosa che succede quotidianamente ai palestinesi e in maniera molto più forte, quindi continueremo a fare quello che stiamo facendo». Su La Stampa, la storica Anna Foa scrive invece che: «L’agonia di Gaza è già dimenticata».
In viaggio in Libano, papa Leone XIV rilancia la mediazione turca nei conflitti globali. Secondo il pontefice, il presidente turco Recep Erdogan, forte dei suoi rapporti con Usa, Russia e Ucraina, può «promuovere dialogo e cessate il fuoco» (La Stampa). Sul volo Istanbul-Beirut, il pontefice ha parlato anche del conflitto tra israeliani e palestinesi: «l’unica soluzione possibile è quella dei due Stati», ha affermato, aggiungendo che «Israele ancora non la accetta, ma noi cerchiamo di essere una voce mediatrice» (Giornale).
Dopo l’assalto a Torino alla redazione de La Stampa, l’editore John Elkann ha visitato i giornalisti, definendo l’attacco «brutale e vile», ribadendo che «non ci faremo intimidire». Decine di politici – dal presidente del Piemonte Alberto Cirio a esponenti Pd – hanno espresso solidarietà e forte preoccupazione per il «clima crescente di violenza», racconta La Stampa.
Continuano le polemiche e le condanne per le parole della relatrice Onu Francesca Albanese, che aveva definito l’attacco di estremisti propalestinesi alla redazione de La Stampa «un monito alla stampa per tornare a fare il proprio lavoro». «La maestrina dell’estremismo», la definisce Antonio Polito sul Corriere della Sera, accusandola di un fondamentalismo ideologico che pretende di «raddrizzare il legno storto dell’umanità» imponendo la propria causa – quella palestinese – come unica chiave per salvare il mondo. Polito la accusa di atteggiarsi a guida morale, «novella maestrina dalla penna rossa», che corregge chi non aderisce «al suo Verbo antisionista» e finisce per diventare «nemica della società aperta», incapace di accettare complessità e pluralismo. Il deputato Pd Andrea De Maria, già sindaco del comune di Marzabotto, intervistato da Repubblica, chiede al comune di Bologna di revocare la cittadinanza onoraria ad Albanese. Una richiesta analoga arriva dal vicedirettore del Giornale, Francesco Maria Del Vigo, che definisce la relatrice Onu un «danno per le Nazioni Unite e per l’Italia» e auspica la rimozione dal suo ruolo.
Sul Giornale, Fiamma Nirenstein esprime solidarietà a La Stampa per l’aggressione, ma, citando una ricerca presentata dal professor Sergio Della Pergola in una conferenza sull’antisemitismo indetta al Cnel dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, scrive che il quotidiano torinese «è la testata italiana che più di ogni altra, dal 7 di ottobre al 19 settembre 2025, ha tenuto un marcato atteggiamento di propaganda antisraeliana».
Secondo i media israeliani, citati dal Giornale, l’Iran starebbe accelerando un vasto riarmo in vista di un possibile attacco israeliano, rafforzando Houthi in Yemen, Hezbollah in Libano e altre milizie in Siria, oltre a far entrare armi clandestine in Cisgiordania. Teheran sarebbe consapevole che Israele potrebbe intervenire con decisione in Libano dopo il 31 dicembre, scadenza del disarmo richiesto a Hezbollah, e per questo sta accelerando una corsa agli armamenti che mette in allarme Gerusalemme.