DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 2 dicembre 2025

Sono in corso le indagini per individuare gli autori degli atti vandalici alla sinagoga Beth Michael di Roma e alla targa in ricordo del piccolo Stefano Gaj Taché, vittima all’età di due anni del terrorismo palestinese. I giornali se ne occupano con articoli di cronaca, interviste e opinioni, riportando le reazioni di sdegno e segnalando anche alcuni silenzi. «La sinagoga è un luogo di ritrovo intergenerazionale», dichiara al Corriere il presidente della Comunità ebraica romana Victor Fadlun. «Vi si incontrano famiglie, vecchi, bambini. Nella sinagoga si va a pregare e si crea un senso di comunità. Colpire la sinagoga significa prevaricare il diritto dell’ebreo a condurre una vita normale». Fadlun esprime apprezzamento per la vicinanza del capo dello Stato, Sergio Mattarella, che gli ha telefonato. E al tempo stesso accusa: «Mi sarei aspettato una telefonata di solidarietà da quei politici che non ci hanno mai chiamato». Le reazioni vanno oltre Roma. Per Emanuele Fiano, il presidente di Sinistra per Israele, quanto avvenuto nella capitale è «il segno della congiunzione drammatica tra antisemitismo e antisionismo in una fascia estrema ma significativa del mondo che manifesta per i palestinesi» (Repubblica). L’ex presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, oggi vicepresidente della European Jewish Association, denuncia sul Tempo: «È purtroppo solo l’ultimo episodio di una lunga serie di atti ostili che, negli ultimi due anni, abbiamo scelto di non rendere pubblici per non offrire un palcoscenico ai vigliacchi che li hanno compiuti». Fiamma Nirenstein, sul Giornale, definisce gli autori di gesti del genere «animali antisemiti che minacciano la civiltà, la morale, la nostra pelle e quella di tutto il mondo democratico e libero».

Un’altra vandalizzazione a tenere banco è quella alla redazione della Stampa di sabato scorso, rivendicata via social dal Collettivo universitario autonomo. Tale sigla, informa lo stesso quotidiano, «ha partecipato e contribuito all’organizzazione delle iniziative pro Palestina, dalle occupazioni degli atenei torinesi nella primavera 2024 fino ai cortei e alle proteste in piazza». La vicenda si riverbera in molti modi. Il Corriere tra gli altri segnala i passi indietro di alcune amministrazioni rispetto all’idea di conferire la cittadinanza onoraria a Francesca Albanese, specialmente dopo le sue parole sui fatti di Torino. A Firenze se ne discuterà mercoledì. Ieri la sindaca Sara Funaro ha annunciato il proprio no. Parlando con il Foglio, Funaro motiva la sua decisione in quanto «sindaca di una città che per la sua storia ritiene che il tema dell’unione, della pace e del dialogo siano fondamentali».

«Cosa pensa di quelli che, come Francesca Albanese, hanno definito l’azione a La Stampa come un “monito” per tutti in giornalisti?», chiede il quotidiano torinese ad Andrea Casalegno, il figlio di Carlo Casalegno, vicedirettore della Stampa ucciso dalle Brigate Rosse nel 1977. «Questa affermazione significa approvare l’aggressione, in modo ipocrita, come lanciare il sasso e nascondere la mano», sostiene Casalegno jr. «Sa, come quelli che dicono: io sono contro la violenza, ma in fondo in fondo si può capire… È una posizione che mi suscita indignazione e disgusto».

«Scegliere di considerare il fascismo dell’antifascismo come un tema che non appartiene ai problemi della sinistra non è solo un errore: è indifferenza, è sottovalutazione, è disinteresse», scrive Claudio Cerasa sul Foglio, all’interno di una riflessione sul «perché solo la destra riesce a trovare oggi le parole giuste per condannare l’estremismo propal». In tema, il Tempo traccia un profilo di Thiago Avila, «il frontman di Flotilla amico di Greta Thunberg legato a Iran ed Hezbollah» e in prima fila (assieme alla stessa Albanese) alla manifestazione romana di sabato.

In Israele il dibattito politico si concentra sulla possibile grazia al premier Benjamin Netanyahu. Al riguardo Repubblica si sofferma sulla «posizione non semplice» del presidente Isaac Herzog, perché «una grazia senza condizioni, e senza ammissione di colpa, per giunta a processo ancora in corso, sarebbe una prima volta nella storia giudiziaria di Israele». L’attenzione è anche sulle ultime violenze in Cisgiordania. “Due popoli due conflitti”, titola La Stampa, raccontando di «coloni fuori controllo, cellule jihadiste» e «in mezzo la popolazione che non sa più come vivere».

Giovedì inizierà la 45esima edizione dei Colloqui ebraico-cristiani di Camaldoli, con filo conduttore il tema “Oltre Nostra Aetate. Prospettive per il futuro”. L’obiettivo, sottolinea ad Avvenire il priore benedettino Matteo Ferrari, è «vedere cosa è successo dalla dichiarazione in poi: nei documenti, nella formazione, nelle facoltà teologiche e in vari ambiti della vita e del dialogo». Parteciperà ai lavori anche la presidente Ucei, Noemi Di Segni.

Libero affronta l’eredità di Hannah Arendt, a 50 anni dalla morte, con un’intera pagina dedicata. Tra i tratti caratterizzanti del suo pensiero viene sottolineata «la centralità delle persone contro i totalitarismi». «Appena giunta da esule negli Usa, nel 1941, la sua riflessione e il suo agire a supporto del proprio popolo assunse la forma di contributi brevi per Aufbau, il giornale pubblicato a New York dal German Jewish Club per gli emigrati ebreo-tedeschi. Scelti tra quelli più importanti (la collaborazione durò fino al 1945) da Marie Luise Knott e editi ora per la prima volta in Italia (H. Arendt, Antisemitismo e identità ebraica, trad. G. Rotta, Einaudi 2025, p, 200, € 21,00), si tratta di testi che la rivelano come una testimone vigile dei tempi e come una donna impegnata della lotta per la libertà ebraica».

Il Foglio recensisce il libro La retata del 16 ottobre 1943 e la sua memoria nell’Italia repubblicana (ed. Viella) curato da Yael Calò, Lia Toaff e Luciano Zani. Il 16 ottobre, viene spiegato, è una data «spartiacque nel calendario civile d’Italia».