IL DUBBIO – Paolo Pozzi: Perché l’Egitto non trova le fosse comuni

Il 10 ottobre 2025 Israele ha completato il ridispiegamento da Gaza lungo la cosiddetta “linea gialla”, conservando sotto controllo il 53% della Striscia, ovvero avendone sgombrato il 47%. Il 25 ottobre 2025, nella notte, l’esercito egiziano ha iniziato a entrare nel suddetto 47% di Gaza, con mezzi pesanti di scavo, per il recupero degli israeliani uccisi, rapiti e nascosti dai palestinesi. Da allora ha trascorso oltre un mese a Gaza, occupato in scavi e restituzione dei cadaveri degli uccisi rapiti e occultati (per alcune civiltà è barbarie e reato penale; per altre no).
Francesca Albanese, i propal, comunisti e stampa compiacente continuano a diffondere la menzogna del genocidio di 70mila persone a Gaza; ovviamente tutti civili; a Gaza non ci sarebbero mai stati tagliagole palestinesi armati.
Gaza è estesa per 365 kmq; il 47% corrisponde a 172 kmq; 70mila morti in un territorio di 365 kmq, corrispondono a 190/200 cadaveri in un pezzo di terreno di un chilometro per un chilometro; di cui 32.800 / 35.000 nella zona controllata da egiziani e palestinesi. Chiedo a voi lettori: quanti di questi morti vi sono stati mostrati? Quante fosse comuni sono state documentate dall’esercito egiziano? Quanti sudari bianchi sono stati esposti al pubblico per documentare il genocidio? Ovviamente nessuno. E stiamo parlando di militari egiziani, non propriamente grandi amiconi di Israele.
Il 19 novembre, la Rai manda in onda un servizio su Gaza, mostrando la partecipazione dei gazawi alla partita di calcio alla televisione; spensieratezza ed entusiasmo; non mi sembra perfettamente allineato con un clima da post genocidio; o post-gulag; o post-deportazione armena nel deserto; o post campo di concentramento.
Un giornalista Italiano ha tentato di spiegare la falsità dell’accusa di genocidio; discutendone con una conoscente (che prima definivo amica), le ho inoltrato l’articolo. Dopo pochi minuti ho ricevuto via Whatsapp: «Sull’autore dell’articolo, visto che si tratta di un personaggio piuttosto discusso, mi riservo di non prenderlo in considerazione». Ovvero: i bollettini dei tagliagole palestinesi di Hamas sono fonti attendibili; e così pure le urla sguaiate della Albanese, propal e compagnia; altre fonti sono «piuttosto discusse». Oppure, diciamolo un po’ più chiaramente: tra un palestinese e un israeliano, di default, io credo a un palestinese; soprattutto «dopo tutto quello che avete subito» e banalità buoniste senza senso di questo tipo.
È scritto «ein navi be-arzo» ovvero «nemo profeta in patria» ma ci tenterò lo stesso: volete sapere quando, dall’oggi al domani, i 70mila appariranno? Quando i giornalisti di Al Jazeera riusciranno a rientrare a Gaza. Improvvisamente, ciò che bulldozer militari egiziani non hanno trovato in 40 giorni, i giornalisti lo troveranno in un paio; bianchi e chiusi sudari; lo sconosciuto contenuto non vi verrà mai nemmeno parzialmente mostrato, ma verranno spacciati per i morti del genocidio. E poco importa che per seppellire 70mila persone servano non meno di 140,000 mq, pari a 16-17 campi da calcio; queste sono distrazioni di massa.
Il 7 ottobre 2023, in un giorno, i palestinesi hanno ucciso 1.200 persone: 397 appartenenti alle varie forze armate intervenute; e 803 civili uccisi intenzionalmente; non come “casualties” di guerra; ma cercati casa per casa e uccisi casa per casa e uno per uno; volutamente; consapevolmente; due civili uccisi per ogni militare.
Le Idf hanno comunicato e ricomunicato le cifre dei tagliagole palestinesi uccisi in due anni di combattimenti; tra i 23 ed i 25mila. Albanese, propal, comunisti e stampa compiacente: la sorte di Dresda e di Berlino, i bombardamenti su Roma, Milano, Genova, etc, hanno insegnato qualcosa a chi vuole scatenare una guerra?
Quando tu scateni una guerra, anche i tuoi civili ci vanno di mezzo; specialmente quando volutamente usi le infrastrutture civili per usarle da scudo “umano”. E quando spari sui tuoi concittadini impedendo loro di evacuare gli edifici che Israele ha avvisato verranno colpiti. Se Israele si fosse comportato come gli accoliti della Albanese, a Gaza si conterebbero ben più di centomila morti; che ovviamente non ci sono; come non ce ne sono 70mila; perché in quaranta giorni di scavi con i trattori, gli egiziani hanno trovato tre salme erroneamente scambiate per israeliani ed erroneamente restituite a Israele.
A 190/200 morti per kmq, in quaranta giorni le ruspe egiziane ne avrebbero trovati – semplicemente – a migliaia! E non li hanno trovati. Albanese, pal, propal, comunisti e stampa compiacente mentono sapendo di mentire; ma sapendo di ben poter vendere la merce; o semplicemente di non voler rischiare un Charlie Hebdo italiana, come dalle avvertenze della Albanese alla stampa e La Stampa.
E non ci saranno scuse rivolte a Israele o agli ebrei – rara avis il giornalista “piuttosto discusso” cui sopra – come non ne sentirete né oggi né domani quando, malgrado bulldozer ed esercito egiziano amicone, di genocidio non si troverà traccia.

Paolo Pozzi