DAI GIORNALI DI OGGI – Bokertov 15 dicembre 2025

La strage di Chanukkah a Sidney ha scosso anche gli ebrei italiani e molte voci intervengono oggi sui giornali per commentare la carneficina. «Il mondo non ha capito ciò che è successo il 7 ottobre», sostiene la presidente Ucei Noemi Di Segni in un intervento pubblicato dal Messaggero. «Soprattutto non ha elaborato la relazione causa-effetto di ciò che avviene. La volontà annunciata, anche dagli stessi terroristi, è quella di colpire gli ebrei ovunque essi siano, non solo in Israele. Ci sono ramificazioni anche in Europa». L’obiettivo non solo solo gli ebrei ma è anche l’Occidente, incalza Di Segni. E in questo senso «preoccupa che non si sia compreso che i terroristi si radicano qui per affermare un altro tipo di società».
«Purtroppo una parte della politica ha usato la crisi che si è aperta il 7 ottobre del 2023 come mezzo per creare consenso e aggregazione, ignorando o trascurando i rischi che una presentazione propagandistica e manichea della realtà comportavano per la tenuta stessa della vita democratica», afferma il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, parlando con  La Stampa. «Belle dichiarazioni contro l’antisemitismo, magari distinto dall’antisionismo, non servono a molto. Di fatto è stato messo tutto nello stesso calderone». Secondo Di Segni, pure «i media hanno fatto da cassa di risonanza» in modo accusatorio. Per il presidente degli ebrei romani Victor Fadlun, interpellato dal Tempo, «tutto questo non nasce dal nulla, ma c’è un clima d’odio antiebraico che sta crescendo ed è coltivato dal mondo propal, che poi sfocia in eventi drammatici». E quindi chi in Italia «si fa paladino del movimento propal dovrebbe pensarci bene, perché le parole pesano e hanno delle conseguenze».
«Con il clima che c’è ormai contro di noi ci sono solo “anti”. Anti-semiti. Anti-sionisti. Anti-Netanyahu. Mai veniamo giudicati come persone singole», sottolinea la sopravvissuta alla Shoah Edith Bruck in una intervista con il Corriere.  «I nemici del popolo ebraico scelgono momenti di identità e gioia condivisa per cercare di indebolirci», dice alla Stampa il vicepresidente del Congresso ebraico europeo Ariel Muzicant. «Non credo che si tratti di gesti isolati ma di azioni organizzate. Non posso dimostrarlo, ma sono convinto che ci sia Hezbollah o l’Iran dietro all’attacco a Bondi Beach».
«Lo Stato Israele è il bersaglio che ha preso il posto dell’antico “libello del sangue” per massacrare gli ebrei, e il meccanismo è semplice: trasferire sullo Stato degli ebrei tutte le colpe per odiarli tutti», scrive Fiamma Nirenstein sul Giornale. Per l’avvocato Luciano Belli Paci, uno dei figli di Liliana Segre, «è davanti ai nostri occhi una vera e propria emergenza antisemitismo, eppure nel nostro paese molti non solo rifiutano di vederla, ma hanno addirittura scatenato una polemica pretestuosa contro alcune proposte di legge mirate ad affrontarla» (Il Foglio). Il Giornale intervista Davide Riccardo Romano, il direttore del Museo della Brigata Ebraica, il quale accusa: «L’antisemitismo è un mostro che ciclicamente rialza la testa. In questo caso, dopo il 7 ottobre, Israele rappresenta la scusa per attaccare direttamente gli ebrei». Su Domani, Davide Assael riflette sulla retorica incendiaria “che genera violenza”. L’odio imperversa e alle comunità ebraiche della diaspora, ricostruisce lo studioso, «sono state continuamente chieste prese di distanza che tanto hanno richiamato alla memoria l’infamie Davide discolpati! di medievale memoria». I giornali del gruppo QN intervistano il console onorario d’Israele, Marco Carrai, che afferma: «Faccio mie le parole di Noemi Di Segni, la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane: “Il pericolo è dentro le nostre città”». Proprio da Israele il primo ministro Benjamin Netanyahu ha contestato il suo omologo australiano Anthony Albanese: «L’antisemitismo è un cancro che si diffonde quando i leader restano in silenzio e non agiscono».

Il Messaggero racconta la cerimonia di accensione della Chanukkiah a Roma, in piazza Barberini: «Occhi umidi e canzoni cantate sottovoce, non è facile stare in piazza per queste famiglie sconvolte da un attentato compiuto all’altro capo del mondo e perciò lontanissimo ma codificato da un odio fin troppo riconoscibile e contiguo». Anche la cerimonia in piazza San Carlo a Milano è stata particolarmente intensa, spiega il Corriere: «La comunità ebraica ha chiamato a raccolta il maggior numero possibile di persone con un obiettivo: uscire dalla sinagoga e stare all’aperto».

I giornali spiegano chi sono le vittime di Sidney. La più piccola, informa Repubblica, è una bambina di dieci anni «anonima e morta in ospedale, dopo esser stata falcidiata dai proiettili del 24enne terrorista Naveed Akram e di suo padre 50enne Sajid». Il più anziano era invece l’87enne Alex Kleytman, originario dall’Ucraina e sopravvissuto alla Shoah. Trucidato anche il 41enne rabbino Eli Schlanger. «Domenica aveva postato su Facebook un messaggio per la festa di “Hanukkah by the Sea”: “Venite tutti, ci vediamo a Bondi Beach”. Un post che forse hanno letto anche i terroristi», spiega Repubblica. Come riporta il Giornale, pare che gli assassini orbitassero entrambi attorno «alla moschea sunnita di Lakemba, uno dei luoghi di culto più grandi e controversi di Sydney». Per Libero, la strage è «l’ultimo segnale del risorgere del terrorismo internazionale di matrice islamica».

“È tempo di disarmare la furia antisemita, come ha fatto l’eroe di Sydney”, titola il Foglio, celebrando il coraggio del 43enne arabo Ahmed al Ahmed. Per Claudio Cerasa, «in quel gesto dirompente ed eroico ha mostrato al mondo intero una lezione ineludibile: fare tutto il necessario per disarmare un mostro che sta nuovamente rosicchiando la nostra libertà». Si tratta, scandisce, del mostro del terrore, dell’odio e dell’antisemitismo.

In tema il Giornale si sofferma sul rapporto “Unmasking the Muslim Brotherhood: Brotherism, Islamophobia, and the EU” commissionato dal gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei, formazione di cui fa parte Fratelli d’Italia. Secondo il rapporto, «le istituzioni Ue danno sostegno all’islam politico, e a volte finanziamenti, con le campagne per il velo, o contro l’omofobia, o dentro progetti come «Erasmus+».