CHANUKKAH – La festa delle luci alla Yeshivà Marini dopo 63 anni

Quando nel 1962 fu inaugurata in piazza Benamozegh la nuova sinagoga di Livorno, nell’area un tempo occupata dal maestoso Tempio seicentesco devastato dai bombardamenti, gli ebrei livornesi riformularono alcuni loro usi e tradizioni. Perse ad esempio centralità nella vita ebraica quotidiana (ma non perse per questo la funzione di sinagoga) la Yeshivà Marini, principale punto di riferimento del rito dall’immediato Dopoguerra fino alla ricostruzione di un Beth haKnesset. Per la prima volta da allora il rabbino maggiore di Livorno, Umberto Piperno, ha deciso di riportare la festa di Chanukkah in quella che è oggi la sede del museo ebraico cittadino perché, ha spiegato durante la cerimonia, «è prima una sinagoga e poi un museo, non viceversa». E così quattro luci insieme a quella dello shammash hanno acceso questo spazio vitale di identità ebraico-livornese, sede a fine Ottocento delle confraternite assistenziali e negli anni dell’antisemitismo di Stato della scuola riservata a docenti e alunni espulsi dal fascismo. La Yeshivà Marini è il perno da tempo di altre ritualità, proprio al fine di ribadirne l’essenza di sinagoga. Come quella del Tashlich compiuta in occasione di Rosh Hashanah, il Capodanno ebraico. il Taschlich consiste nel recitare preghiere speciali e nel gettare simbolicamente i propri peccati nell’acqua. Può avvenire in riva a un fiume, ad esempio. A Livorno il rito si compie attorno al pozzo dell’oratorio. Un pozzo dalla lunga storia, già censito nel catasto leopoldino.