SYDNEY – Panetteria kasher chiude: «Troppe minacce»

Avner’s Bakery, caffetteria e panetteria apprezzata per i suoi bagel in stile newyorkese aperta da un paio d’anni nel quartiere di Surry Hills a Sydney, ha annunciato la chiusura: i gesti antisemiti e le minacce si sono intensificate fino a rendere impossibile garantire la sicurezza di chi vi lavora e dei clienti. Una decisione annunciata nel pieno di un’ondata di odio legata all’attacco terroristico a Bondi Beach alla vigilia di Chanukkah con l’uccisione di quindici persone. Come racconta J-Wire (il quotidiano online dedicato a notizie, eventi e idee rilevanti per le comunità ebraiche di Australia e Nuova Zelanda) il proprietario, Ed Halmagyi, aveva aperto il locale nel febbraio 2024 attingendo alle ricette della sua famiglia, di tradizione ungherese, e cercando di fare di Avner’s un luogo di vita comunitaria. Ha descritto il clima di intimidazione come quasi incessante, dai graffiti antisemiti, alle lettere minatorie, dalle finestre rotte fino agli escrementi lanciati contro il negozio per arrivare a un episodio in cui qualcuno ha lasciato un biglietto con un triangolo rosso capovolto e una scritta: «Stai attento!». Il triangolo rosso capovolto è un simbolo usato nella propaganda jihadista, in particolare da Hamas: nei video diffusi online serve a indicare un bersaglio e spesso compare sovrapposto all’immagine dell’obiettivo subito prima di un attacco. Un linguaggio visivo brutale, deliberatamente intimidatorio, che ha portato a un intervento delle forze dell’ordine. Secondo Halmagyi la stessa visibilità che aveva reso Avner’s amato da clienti ebrei e non ebrei e la presenza della bandiera israeliana fuori dalla porta hanno trasformato il locale in un bersaglio facilmente identificabile. Halmagyi ha dichiarato che dopo l’attentato a Bondi Beach «non è più possibile garantire in Australia la sicurezza di luoghi ed eventi ebraici visibili», evidenziando come negli ultimi anni non solo le aggressioni verbali ma anche gli atti di vandalismo e di intimidazione si siano accumulati fino a rendere difficile la vita quotidiana e la possibilità di vivere la propria identità alla luce del sole. La decisione di chiudere, chiarisce, non è stata presa in risposta a un singolo episodio isolato ma come riconoscimento del fatto che le minacce indicano una realtà in cui la sicurezza non è più garantita pur con misure di protezione. Sono sempre più forti all’interno della comunità ebraica di Sydney le preoccupazioni per la sostenibilità di una vita culturale e imprenditoriale in presenza di un antisemitismo così diffuso e persistente: in discussione c’è la sicurezza di tutte le minoranze della società australiana.