LA PROPOSTA – Alberto Heimler: Modello Usa per gli stranieri in Italia?

La vicenda di Mohamed Shahin, l’imam di Torino espulso dall’Italia per aver giustificato ed esaltato la strage del 7 Ottobre ma poi “riabilitato” dal giudice perché queste sue affermazioni non implicherebbero di per sé una sua pericolosità sociale, merita qualche riflessione. La libertà di espressione è una delle conquiste della Rivoluzione francese e uno dei capisaldi di quella americana. In una società libera l’espressione non deve essere limitata perché offensiva, blasfema, moralmente sbagliata o storicamente falsa, ma solo se incita alla violenza, contiene minacce (personali o collettive) o promuove azioni criminali. Inoltre, deve essere vietato diffamare qualcuno o violarne la sfera privata. Naturalmente il contesto ha un suo rilievo, un conto sono le affermazioni di un individuo nelle sue interazioni private, un conto le affermazioni di un’autorità pubblica che arringa la folla.
Mia zia Elisa Heimler zl nel 1934 a Fiume, avendo sostenuto in una conversazione privata con un collega e alla presenza di altri compagni di lavoro che nella Prima Guerra Mondiale gli italiani avevano vinto solo perché l’esercito austro-ungarico aveva gettato le armi, è stata accusata di vilipendio alle forze armate e licenziata. Ha evitato il processo solo perché considerata “psicologicamente instabile”. Ecco, quello che distingue uno Stato democratico da uno fascista: la libertà di espressione nei limiti indicati sopra è tutelata e garantita.
Cosa c’entra tutto questo con l’imam? Innanzitutto il contesto. Le sue affermazioni non avvenivano in una conversazione privata, ma arringando una folla. Anche questo però, seguendo il giudice, non implica alcuna pericolosità per lo meno per quanto indicato negli atti, essendo le sue frasi svincolate da qualsiasi accenno a violenze future o minacce. Tuttavia c’è una questione non affrontata purtroppo dal nostro ordinamento e che meriterebbe una riflessione.
L’imam di Torino non è un cittadino italiano ma semplicemente risiede in Italia come rifugiato politico e come tale dovrebbe comportarsi come un cittadino modello, non solo rispettando le leggi del Paese che lo ospita, ma anche evitando nel suo ruolo pubblico chiare affermazioni di supporto al terrorismo. Anche in Italia si potrebbe essere più severi nei confronti del semplici residenti così come negli negli Stati Uniti. Negli Usa, sebbene il diritto di libera espressione del pensiero sia garantito a tutti, cittadini, residenti permanenti e anche semplici visitatori, in alcuni rari casi, e precisamente se si supportano inpoubblico atti di terrore, i non cittadini possono essere esplusi dal Paese, anche se il medesimo comportamento non sarebbe penalmente rilevante. Insomma prevedere uno standard diverso cui i non cittadini si debbano attenere sia pure in casi eccezionali è del tutto coerente con la democrazia e la tutela della libertà di espressione, diritto quest’ultimo fondamentale negli Usa e protetto molto più rigorosamente che da noi.

Alberto Heimler