Giornata della Cultura Ebraica – A Genova tra letteratura, suggestioni poetiche e antichi canti
Genova è città di poeti, si sa. E nel pieno rispetto di tale fama proprio il tema della poesia sarà il filo conduttore della Giornata della Cultura Ebraica del capoluogo ligure. Il programma si apre nella mattinata di domenica con una visita guidata attraverso uno speciale percorso espositivo ospitato dal Museo ebraico della città. I visitatori saranno accompagnati in un viaggio lungo il calendario lunare. Ogni ricorrenza della vita ebraica sarà illustrata da oggettistica antica, documenti e testi lirici e liturgici riguardanti la festa in questione. Tutto ciò sarà corredato dalle spiegazioni di una guida d’eccezione, il rabbino capo Giuseppe Momigliano (nell’immagine). Integrerà le suggestioni simboliche offerte dalla mostra sul con sapienti delucidazioni significato profondo e spirituale delle celebrazioni che periodicamente ogni ebreo è tenuto a compiere.
Si continua a parlare di poesia ebraica nel pomeriggio in una conferenza di Sarah Kaminsky, docente di ebraico all’Università di Torino. Il titolo dell’incontro è “Chad Gadya, Alla fiera dell’est”. Si affronteranno i testi dei maggiori poeti israeliani contemporanei: Yehuda Amichai, Saul Cernichovskij, Naomi Shemer per citarne alcuni.
“Intendo mostrare – ci anticipa la professoressa Kaminsky – come la poesia identitaria del sionismo di fine ‘800 e della prima metà del ‘900 segni una frattura rispetto alla tradizione lirica ebraica”. “Nell’antichità – spiega – le composizioni letterarie avevano raramente finalità non liturgiche o comunque extrareligiose. Dalla fine del XIX secolo invece assistiamo al fiorire di una letteratura romantica, laica, ispirata semmai dai contenuti del nazionalismo. È una poesia popolare, folkloristica, foriera di valori moderni, un insostituibile collante sociale”. “La dimensione sacrale della produzione letteraria ebraica non sarà recuperata – sostiene la Kaminsky – che dopo la guerra dei sei giorni. E farà la sua ricomparsa in una forma del tutto particolare: la letteratura per bambini. Solo così gli artisti moderni hanno “osato” cimentarsi con gli antichi e venerandi Piyutim sul tema delle feste. La trasmissione dei valori tradizionali alle nuove generazioni attraverso l’arte ha così avuto l’effetto di rivitalizzare e attualizzare certi linguaggi a rischio obsolescenza”.
Nel corso dell’incontro si potrà assistere alla lettura – eseguita dall’attrice Mercedes Martini – di brani antichi e moderni in cui le feste ebraiche sono lo spunto per espressione di fede ma anche di tradizioni e vivacità popolare, come il Chad Gadya, ben noto al pubblico italiano attraverso la versione di Angelo Branduardi.
Concluderà la giornata, rallegrata verso l’imbrunire dall’intermezzo musicale del rinomato Jerusalem Duo, l’intervento finale del rav Momigliano che parlerà di alcuni testi poetici, in uso nel rito sefardita e delle feste di Pesach e Shemini Atzeret, in cui l’invocazione della pioggia e della rugiada viene espressa attraverso allusivi richiami a significativi e simbolici episodi biblici e si conclude spesso con accenti in cui la preghiera per la prosperità della terra si fonde con la speranza messianica.
L’intento insomma è quello di rispecchiare la molteplicità e l’eterogeneità delle esperienze di vita ebraica, dei modi di approcciarsi alle tradizioni e anche delle corrispondenti poetiche. È questa la ragione dell’accostamento di voci e ispirazioni così diverse: canti popolari delle famiglie ebraiche italiane con, per esempio, il diario in cui Vittorio Finzi racconta i suoi ricordi dell’ambiente ebraico di Jerushalaim. Branduardi e maestri medievali di Torah.
“La Giornata della Cultura Ebraica – spiega rav Giuseppe Momigliano – deve essere valutata per quello che fondamentalmente si propone di essere: un’occasione per fornire, in modo possibilmente piacevole, qualche conoscenza al pubblico più vasto di alcuni aspetti dell’ebraismo. Non credo invece possa costituire uno strumento di risveglio e potenziamento per le nostre Comunità, ad eccezione forse di quelle piccolissime”. In particolare – continua – sussiste il rischio di trasformare la forma didattica, puramente esemplare, “ museale” di ebraismo, in qualcosa che sostituisce l’aspetto concretamente realizzato, indispensabile a mantenere viva una Comunità ebraica”. “L’importanza di questa Giornata – conclude – è data anche, a mio parere, dalla capacità di tenere chiaramente distinti questi due obiettivi, e nel saper trovare un sano equilibrio nell’utilizzo delle risorse comunitarie umane e materiali, avendo sempre ben presente l’assoluta necessità di operare per la continuità della vita ebraica nelle Comunità”.
Manuel Disegni