Giornata della Cultura Ebraica – Yoram Ortona: “Un successo la riscoperta del Sud”
Cala il sipario sulla decima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, che si è svolta con grande successo in molte decine di località italiane (nell’immagine un momento del concerto della star della musica israeliana David D’Or sulla piazza della sinagoga di Trieste), da Trani, città capofila di questa edizione, Yoram Ortona (nell’immagine qui sotto assieme al musicista Francesco Lotoro), consigliere delegato all’evento dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, traccia un primo bilancio.
Cosa ha portato di nuovo la Giornata della Cultura Ebraica di quest’anno?
Sicuramente la grande novità del 2009 è la fondamentale riscoperta e valorizzazione della presenza ebraica nelle regioni meridionali d’Italia. Nel pensare la Giornata della Cultura, abbiamo scelto di rivolgere una particolare attenzione alle antiche radici ebraiche che affondano in queste terre, sia attraverso il primo Festival della cultura ebraica in Puglia, denominato Negba – Verso il Mezzogiorno, dal 6 al 10 settembre, che attraverso la scelta, come capofila, del centro pugliese di Trani. Questa città e la sua piccola, ma attiva Comunità ebraica possono essere considerate un perfetto emblema della storia dell’ebraismo nel Meridione. A Trani, fino alla cacciata degli ebrei dai domini spagnoli del 1492, la presenza ebraica era numerosa e fiorente. Dopo cinque secoli di assenza, oggi una comunità esiste di nuovo, prega in una delle sinagoghe di allora, la Scolanova, riaperta dopo un lavoro di restauro, e racconta orgogliosamente la propria storia.
La Giornata Europea della Cultura Ebraica in Italia ha assunto una rilevanza sempre maggiore e raccoglie un pubblico ogni anno più numeroso. Secondo lei qual è il segreto del successo di questa manifestazione?
La Giornata della Cultura Ebraica è un evento che vive grazie al contributo di molte forze diverse. All’Unione della Comunità Ebraiche Italiane, organizzazione che coordina le iniziative, si affiancano le varie Comunità, per cui questo giorno rappresenta un’occasione speciale per aprire le porte ai propri concittadini. Non va poi dimenticato il prezioso contributo delle autorità locali. Un ringraziamento particolare deve infine andare alle migliaia di volontari che lavorano per questo evento, specie nei centri dove una presenza ebraica non esiste più. Tutto questo ci permette di realizzare progetti di grandissima qualità e valore culturale, a cui il pubblico italiano ha risposto negli anni con un entusiasmo sempre maggiore. In Italia c’è un grande interesse nei confronti dell’ebraismo e della cultura ebraica, che esistono nel nostro paese da oltre duemila anni, anche in luoghi dove gli ebrei non vivono più da tempo, come in diverse città del Mezzogiorno. È molto importante per tutti noi rispondere positivamente a questo interesse.
La Giornata della Cultura ebraica rappresenta un momento significativo anche dal punto di vista della vita interna nelle singole comunità?
Certo, specie per le più piccole. Sappiamo che un problema dell’ebraismo italiano è rappresentato dal decremento demografico. Gli iscritti alle Comunità diminuiscono, e con loro anche i momenti di aggregazione. In questo modo si rischia di perdere la motivazione e il senso di appartenenza al gruppo. Una manifestazione come la Giornata della Cultura Ebraica diventa un’occasione unica per ritrovarsi e celebrare la propria identità, e questo garantisce anche la ricchezza dei programmi di ogni singola città che partecipa a questa rassegna, ciascuna orgogliosa di mettere in vetrina il proprio contributo alla cultura ebraica, e non solo, in Italia e in Europa.
Che bilancio di questa decima edizione della Giornata della Cultura Ebraica sente di poter tracciare ora che si è conclusa?
Un grandissimo successo, frutto di una scelta coraggiosa, che ha portato risultati positivi oltre le aspettative.
Un successo in termini di affluenza. Un successo in termini di condivisione del progetto, da parte di tutti coloro che hanno collaborato alla sua realizzazione, ma soprattutto di coloro che sono giunti come semplici spettatori. Girando per Trani si incontrava un pubblico foltissimo, dalla sezione ebraica del Museo diocesano, al concerto di musiche del XVI secolo. Mi ha colpito vedere come la gente non assumesse un atteggiamento di meraviglia davanti a ciò che le è stato mostrato, ma di partecipazione, a prova del fatto che la presenza degli ebrei a Trani dopo cinquecento anni non rappresenta una novità per la popolazione, ma solo la riscoperta di tradizioni sopite e mai scomparse. Questo successo ci conferma che questa Giornata non deve rappresentare per noi un punto di arrivo, ma solo l’inizio di un processo di riscoperta dei contenuti ebraici di tutto il Mezzogiorno.
Rossella Tercatin