Negba – Gli ebrei di San Nicandro Garganico, una fiammella accesa nel buio della storia
“Quella degli ebrei di San Nicandro è la storia di una fiammella che è riuscita a restare accesa, è una vicenda che ci riporta alla storia di Hanukkah e alle sfide poste nei secoli alla sopravvivenza dell’identità ebraica”. Così il rav Roberto Della Rocca ha inquadrato la straordinaria avventura che dagli anni Trenta ai giorni nostri ha visto fiorire l’ebraismo in un piccolo centro del Gargano. Dalla conversione di Donato Manduzio alle sue visioni, dai canti che ancor oggi s’intonano alla vitalità che contraddistingue oggi questa piccola comunità, i diversi aspetti di questa storia così complessa e sfaccettata sono stati ripercorsi in un incontro svoltosi in uno dei luoghi simbolo dell’ebraismo di San Nicandro, la suggestiva Torre Mileto (nell’immagine), torre d’avvistamento edificata a fine Duecento affacciata sull’Adriatico. Proprio qui, oltre sessant’anni fa, le donne di San Nicandro fecero il loro mikvè prima della conversione e del viaggio che doveva portare la quasi totalità del gruppo in Israele.
“Noi dell’Unione delle comunità ebraiche italiane – ha detto il rav Della Rocca – abbiamo voluto iniziare da qui, da questi luoghi così densi di spiritualità, da questi paesaggi così somiglianti alla terra d’Israele, un percorso culturale capace di riannodare un dialogo interrotto cinque secoli dall’espulsione degli ebrei e di parlare dell’ebraismo vivo”. “Donato Manduzio – ha spiegato Pasquale Troia, docente di didattica multimediale della Bibbia alla Pontificia università Tommaso Angelicum di Roma – ci ha lasciato in eredità la passione con cui ha vissuto la sua esperienza. Non ci si può dunque limitare allo stupore, davanti al suo operato ma bisogna studiarlo in tutti i suoi diversi aspetti al di là di ogni spettacolarizzazione”. Andare al di là dei facili effetti mediatici significa anche confrontarsi con la realtà attuale degli ebrei sannicandresi, come ha ricordato il rav Shalom Bahbout da tempo al loro fianco. “Quello di San Nicandro – dice – è un ebraismo vivo, ricco di entusiasmo. In questi ultimi anni abbiamo assunto un impegno nei confronti di questa comunità. Ora si tratta di procedere lungo questa via perché da questa realtà abbiamo tutti molto da imparare”.
Daniela Gross